Gioia Tauro, l’ascesa di Rocco Delfino: dai soldi dei Molè alla fiducia dei Piromalli

La notizia del giorno sul fronte della lotta alla ‘ndrangheta arriva da Reggio Calabria, dove la Dda ha proceduto alla confisca di beni per un valore complessivo stimato in circa 11,5 milioni di euro riconducibili a Rocco Delfino, un imprenditore gioiese operante nel settore della raccolta e gestione di rifiuti. Due anni e mezzo fa, il 10 marzo del 2022, Rocco Delfino, del resto, era stato colpito dal maxisequestro di quegli stessi beni che oggi gli vengono confiscati. Rocco Delfino è uno degli imprenditori del clan Piromalli, numero uno nella gestione del settore della raccolta e gestione di rifiuti speciali e metallici.

Per gli inquirenti, l’appartenenza di Rocco Delfino, alias “u rizzu”, alla ’ndrina dei Molè-Piromalli gli ha consentito nel corso degli anni di diventare leader nel settore dei rifiuti speciali metallici nel Sud Italia e di ottenere attrezzature industriali di notevole valore economico, che pochi altri concorrenti nel territorio italiano avrebbero potuto permettersi. Nel corso degli anni “u rizzu” ha creato un vero e proprio impero monopolizzando il settore in Calabria, riuscendo a ottenere contratti di fornitura con le maggiori industrie siderurgiche del Paese e aprendo alla ’ndrangheta le porte di un settore industriale strutturale e strategico con marcate proporzioni in ambito internazionale. Tutti i collaboratori di giustizia escussi (tra gli altri Russo, Mesiani, Fondacaro, Trunfio, Virgiglio) gli hanno riconosciuto un ruolo di vertice nell’ambito della criminalità organizzata gioiese, ricostruendo i rapporti strettissimi dapprima con esponenti della cosca Molè, federata con quella dei Piromalli, fino all’omicidio di Rocco Molè del 1. febbraio 2008 e, dopo tale delitto che ha sconvolto gli equilibri interni nelle cosche gioiesi, legandosi quale uomo di estrema fiducia dei Piromalli.