Omicidio Bergamini story. «A Cosenza c’è un clima pesantissimo». Troppe “attenzioni” all’avvocato Anselmo

Era il 28 marzo del 2022 e riprendeva in Corte d’Assise a Cosenza il processo per l’omicidio di Denis Bergamini con la 12^ udienza. Alla sbarra Isabella Internò, ex fidanzata del calciatore, moglie di un poliziotto, difesa da uno dei peggiori avvocati della lobby cosentina dei poteri forti della massoneria deviata ovvero Angelo Pugliese, della scuderia di Marcello Mazzetta. L’avvocato della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo, aveva già avuto modo di denunciare (e aveva fatto benissimo) il clima molto pesante di intimidazioni e minacce preparato da questi soggetti. La sua intervista su La Nuova Ferrara, non a caso, non era stata ripresa e pubblicata da nessuno dei media di regime calabresi, che erano e sono tutti schierati a difesa degli assassini “intoccabili” della famiglia Internò. E in questa intervista Fabio Anselmo lo spiega molto bene-

Il legale di parte civile svela il retroscena: mi è stato prospettato il rischio d’incidenti in auto e che avrei dovuto stare attento. Bagarre in corte d’assise per la presenza del senatore Morra e per una pausa tecnica: la difesa Internò ha strumentalizzato

FERRARA. Morire in un incidente stradale pur di essere a un processo, non ne vale la pena… Ha dovuto sentire frasi sibilline l’avvocato Fabio Anselmo, in un contesto ambientale pesantissimo, come quello che si trova ad affrontare a Cosenza. Il legale ferrarese è parte civile, ossia rappresenta la famiglia offesa, nel processo per l’omicidio di Denis Bergamini, arrivato a undici udienze davanti alla corte d’assise calabrese.

Un approdo, quello al tribunale, costato più di trent’anni di attesa, di altri processi, di indagini e archiviazioni, di battaglie per riaprire quel caso e far luce sulla morte del calciatore di Boccaleone, allora (era il 1989) stella nascente e leader del Cosenza in serie B. Un processo che arriva dopo il fango del suicidio, sancito pure da stenze, dopo i depistaggi, dopo mille difficoltà, cui si sono aggiunti la morte di papà Domizio, le difficoltà economiche, i guai di salute…

Un calvario per la famiglia Bergamini, ma ora c’è un processo, un’accusa di omicidio aggravato proprio all’ex fidanzata della vittima, Isabella Internò, pur in concorso con altre persone allo stato ignote e che difficilmente verranno scoperte.

Il tutto si svolge ancora in un clima che, da quassù, si fatica a comprendere. E allora il legale di famiglia prova a spiegarcelo.

Avvocato Anselmo, alle spalle 11 udienze: quanto ancora si protrarrà il processo per l’omicidio Bergamini?

«Per altrettante e anche di più, direi: ci sono ancora da sviluppare tutti i temi tecnici, i testimoni sui depistaggi… Sarà ancora lungo».

Terminerà comunque ripiegato su sé stesso, oppure porterà ad altre indagini, all’apertura di altri fascicoli?

«Sono fatti di 32 anni fa e tanto è coperto dalla pietra tombale della prescrizione. Non vedo passaggi successivi che non rientrino in questo scenario».

Si era tanto parlato dei cugini dell’imputata, che sarebbero stati loro ad andare a prendere Bergamini al cinema quel maledetto sabato pomeriggio: la loro posizione?

«Loro vengono chiaramente indicati nell’informativa, ma l’autorità inquirente non ha ritenuto ci fossero elementi di prova sufficienti a loro carico e aggiungo correttamente».

Dunque, tutto si ferma al quadro delineato prima dell’inizio del processo?

«Bisogna vedere cosa farà la signora Internò: la sua situazione si va complicando e, al di là di quanto sostiene certa stampa, rischia la condanna all’ergastolo».

Che clima si respira al processo?

«Sono vent’anni che faccio processi in corte d’assise, tanti e delicati, ma qui la tensione va oltre, diventa fisica, anche nei confronti della mia persona, e vivo cose mai vissute in altri contesti».

Di quale genere?

«Sembra quasi ci sia un corpo a corpo, ma a senso unico. Mi è stato prospettato il rischio che io potessi avere un incidente stradale nelle trasferte in automobile tra Ferrara e Cosenza, aggiungendo che sarei dovuto stare attento, con il relativo commento che non ne sarebbe valsa la pena».

Cos’altro?

«Sono stato oggetto di osservazione costante, anche fuori dal tribunale…».

Si riferisce alla bagarre sul senatore Morra?

«Esattamente. Sono stato visto al bar prendere il caffè con il presidente della commissione antimafia ed è stato anche questo motivo di allusioni. Come c’è stata polemica sulla collaborazione, per altro fisiologica, fra parte civile e pubblico ministero, ma in fondo se c’è questo processo è proprio grazie a questa collaborazione. Addirittura, è stato contestato che io mi potessi sedere accanto al pubblico ministero».

Schermaglie o c’è di più?

«Per dirne un’altra: ho chiesto una pausa tecnica (un’interruzione breve del dibattimento, per andare al bagno, ndr), per altro ho lasciato il telefono sulla scrivania, eppure alla ripresa dell’udienza la difesa della Internò è arrivata a ipotizzare che in quei minuti avessi avuto contatti con il teste».

Ma come mai?

«È un clima sostenuto da certa stampa… Quale? No, non pubblicizzo. Però è un sintomo chiaro e forte: ho rilasciato sempre interviste anche alla stampa “ostile”, penso ai processi Cucchi, Uva, Aldrovandi, Stefano Zurlo del Giornale mi ha fatto un’intera pagina, ma anche Libero, Il Tempo… Da quella stampa calabrese, invece, non ho mai ricevuto una telefonata, per altro ci sono alcuni di quei giornalisti che compaiono nelle intercettazioni ed emerge un loro coinvolgimento emotivo a favore della difesa. No, loro non mi hanno mai interpellato, non una volta che una».

Torniamo un attimo al senatore Morra: la sua, farsi vedere con lui nel giorno d’udienza, non è stata una provocazione?

«Io ho rapporti con il presidente del tutto indipendenti dal processo Bergamini. L’ho incontrato anche a Rebibbia per il Cucchi ter, per altro lui vive a Cosenza… Quando in udienza è stato evidenziato il nostro incontro al bar (Morra era andato pure in aula, con tanto di scorta, ndr) ho controbattuto che forse qualcuno aveva la coda di paglia… Ma poi, che Morra venga a cercarmi, non ha nulla di strano: ho vinto anche due premi Borsellino, non è che il mio lavoro sia passato inosservato… No, a Cosenza si va oltre, non è una difesa a zona, ma a uomo e va oltre la dialettica del processo».

Ecco, torniamo al processo. Che impressione le ha fatto Isabella Internò?

«Fredda, imperturbabile, proprio come me l’ero figurata».

E l’ex fidanzata “segreta” di Bergamini, Roberta Alleati?

«Con la sua testimonianza è venuto fuori quel Denis che ho conosciuto attraverso i racconti di sua sorella Donata, come del resto dalle testimonianze degli ex compagni di squadra e di quelle signore di oggi che sono le ragazze di allora e che lo avevano conosciuto».

Già, Donata: ha atteso, ha lottato per più di trent’anni per arrivare a questo processo e ora nemmeno può assistere…

«È una testimone, quindi non può: si è arresa a questa evidenza. Però c’è un pensiero che conforta: è molto bello quando la magistratura ammette di aver sbagliato e pone rimedio. Arriverà anche il turno di Donata e, allora, spero che possa esserci anche Ilaria (Cucchi, ndr): tutti i primi passaggi che hanno portato a questo processo li hanno vissuti assieme, sono molto legate da un destino comune».