Benvenuti a Catanzaro, dove (quasi) tutto è massoneria deviata

Tutti buoni a Catanzaro? Tutti generosi? Tutti amici nella città, che sbagliando ancora si considera isola felice? Forse. La realtà ci dice e ci ha detto tutt’altro, come ad esempio che a Catanzaro la mafia non spara.

Leggendo tutti i documenti che fino ad oggi ci hanno consentito di disvelare il “sistema” Catanzaro, dobbiamo dire di no. A Catanzaro non esiste l’amicizia, quella disinteressata e cristallina, resiste semmai in cima ai tre colli il contrario, la permeabilità della politica al richiamo del crimine ed ai tentacoli della massomafia. Non ci sono più dubbi, specie adesso che finalmente il procuratore Nicola Gratteri ha iniziato concretamente a metterci mano, finché riuscirà oppure in verità gli sarà consentito.

Catanzaro è una città anomala, dove gli esterni all’Amministrazione civica sono di fatto i veri poteri che governano. E’ una poligamia diffusa che detta l’agenda ad ogni sindaco.  Quelli che da sempre sono più o meno sensibili al bisogno delle ditte amiche, delle grandi famiglie e delle logge e loggette domiciliate in città, decisamente troppe, tanto che alcune sono assimilabili ad un dopolavoro ferroviario. Per chi non lo sapesse, Catanzaro è infestata di logge, dove esserci serve per apparire, dimostrare uno “status” anomalo ed una vicinanza alla devianza dei poteri che, nei fatti, controllano la città.

Capire se esiste ancora a Catanzaro una magistratura che traccheggia sulla giustizia e che è sensibile per difendere i colonnelli della politica è una domanda aperta.

Una domanda che ha trovato d’accordo l’avvocato Antonio Lomonaco, difensore dell’imprenditore catanzarese Francesco Lorenzo a cui Farmaeko e in particolare il rampollo di Domenico Tallini detto Mimmo ha bruciato circa 150 mila euro. Lomonaco, l’avvocato Antonio, non ci sta ad una lettura semplicistica dei fatti, e deposita documenti scottanti che decriptano il mondo di mezzo del sistema Catanzaro Dall’acquisizione degli atti di una copia di un  fascicolo di indagine, emerge dalla pubblicazione sul numero del 19 ottobre 2017 del quotidiano Gazzetta del Sud di una serie di lamentele, in quanto nello stesso fascicolo sono stati prodotti estratti di una pubblicazione on line riguardanti lo stesso argomento. Resta tuttavia la domanda: come ha fatto l’avvocato Antonio Lomonaco ad avere e depositare atti che appartengono ad un fascicolo secretato? Chi ha fornito i documenti dall’interno di palazzo di Giustizia? Come ha fatto l’avvocato Antonio Lomonaco ad avere documenti coperti da omissis?

Queste furono le domande che ci siamo posti all’epoca degli avvenimenti e che, ancora oggi, restano in sospeso, in un equilibrio ambiguo, quel refrain inossidabile e pericoloso che descrive il mondo di mezzo, la vera caratteristica della città di Catanzaro, dove la mafia non spara.

Ritorna dunque indietro l’orologio della certezza, quella della trasparenza, ma in particolare quella della contaminazione degli uffici di procura da soggetti, con grembiule e cappuccio, che insabbiano e trafugano pezzi di fascicoli o di indagini in corso. Questo è stato per anni il resoconto, mai narrato, dei corridoi del palazzo di Giustizia, dove il mondo di mezzo ha sempre potuto garantirsi una impunità, quella che anche pezzi di politica cittadina, ha sempre “spacciato” come protezioni.

L’avvocato Antonio Lomonaco, esponente della “Catanzaro da bere e pippare”, sa bene come tracciare i percorsi assolutori negli intrighi del palazzo di giustizia.

C’è da domandarsi: come mai Sergio Abramo e Massimo Lomonaco vengono assolti  nelle inchieste denominate “Catanzaropoli” e “Multopoli” mentre il Comandante della polizia locale Salerno ed il colonnello Tarantino vengono condannati?

Eppure i mandanti politici dell’annullamento dei verbali e delle multe a Catanzaro erano proprio loro. Addirittura l’ex assessore Massimo Lomonaco era il collettore per la raccolta delle multe fatte dai vigili urbani agli amici degli amici e non solo, dalle intercettazioni e dalle indagini Massimo Lomonaco è risultato essere l’assessore che disbrigava le pratiche per l’immigrazione clandestina delle prostitute a Catanzaro. I fatti emersi durante l’inchiesta comprovano pienamente il teorema accusatorio ed i protagonisti, come l’ormai ex assessore comunale Massimo Lomonaco.  

Ormai sta diventando una ricorrenza ed al tempo stesso una maledizione che, nonostante  la procura di Catanzaro abbia fatto emergere dalle indagini il sistema massomafioso del Comune di Catanzaro, le sentenze in nome dell’equità della giustizia percorrono la strada più agevole dell’assoluzione o della prescrizione. Il dubbio resta intatto ed insieme resiste il pericolo di una caduta di credibilità della magistratura, dove per primo a perderci la faccia è proprio Nicola Gratteri, osteggiato dal sistema e da quella parte di magistratura abituata a traccheggiare.

Il flusso osceno fra giustizia ordinaria e politica, caratteristica tutta catanzarese consente, con faccia tosta proverbiale, che tutti i consiglieri plurindagati e soprattutto quelli contro i quali il comune di Catanzaro si è costituito parte civile nei procedimenti penali di Gettonopoli, di ritrovarli tutti inglobati nelle liste delle prossime elezioni comunali, la discontinuità dei consiglieri abbuffini, dell’ormai riconosciuto sistema Catanzaro.

Lacrime nell’oceano sono quelle emerse dall’inchiesta Gettonopoli: il classico vizietto di riempirsi la tasca con i soldi pubblici. Emblematici sono i rilievi, contestati dalla procura di Catanzaro, sull’attività dei presidenti delle commissioni consiliari. Dagli atti è emerso sempre con la stessa ciclicità, una specie di fotocopia condivisa, di verbali con l’indicazione dell’orario di riunione non di quello di chiusura, mancata indicazione dell’ordine del giorno, verbale in bianco e nessuna annotazione circa la discussione trattata, mancate annotazioni circa ingresso/abbandono della seduta da parte dei consiglieri riportati presenti nell’appello nominale ed in alcune circostanze ordini del giorno uguali ad altri indicati in precedenza.

Addirittura nella seduta della commissione presieduta, come attesta il falso verbale, da Pisano Giuseppe fra le tante scoperte che fanno rabbrividire esistono altri fenomeni di santità diffusa, che la bilocazione non era un dono divino  ma appartiene anche al palazzo comunale, dove proprio il consigliere Giuseppe Pisano gode della possibilità di essere ubiquo, cioè una specie di bilocazione popolare. Gli illeciti gettoni di presenza percepiti dal consigliere  imputato Giuseppe Pisano per le fittizie riunioni delle commissioni consiliari permanenti, hanno riscontri investigativi inconfutabili. Infatti il 4 dicembre 2018 Pisano, che ha percepito illecitamente 1.348,20 euro di gettoni di presenza, ha avuto un incidente stradale, la commissione era in corso ma lui aveva avuto il tempo di uscire, fare un incidente e alle ore 10:18 essere ammesso in Pronto Soccorso: “C’era il vicepresidente e comunque io quel gettone non l’ho percepito”, dice Pisano all’inviato del pollaio di Giletti e poi ammette che “sì, ero ubiquo…” perché si trovava contemporaneamente al Pronto Soccorso dell’Ospedale Pugliese e in comune a Palazzo De Nobili .

A Catanzaro la mafia non spara. Promette, riceve l’incasso e paga con l’affissione gratuita di grandi manifesti pre-elettorali a titolo gratuito, una nuova formula di voto di scambio. E qui sveliamo alcuni collegamenti criminali di Domenico Maduli, deus ex machina della pubblicità calabrese con la sua Diemmecom (ex Publiemme) e campione di incassi della tv spazzatura con la squallida LaC, anche nel comune di Catanzaro con la complicità del consigliere plurindagato Giuseppe Pisano, che in cambio di alcuni manifesti 6×3 “a gratis” affissi nelle ultime ore in città si è impegnato a non far esigere dal comune di Catanzaro il pagamento della tassa sulle plance dove Maduli affigge i suoi ridicoli manifesti pubblicitari.

Così mentre nella città di Vibo Valentia i cartelloni pubblicitari di Maduli sono stati rimossi per morosità verso l’amministrazione comunale, mentre nella città di Cosenza ci sono cause in corso, sempre perché Maduli non paga nella città di Catanzaro, dove vige il disprezzo totale delle leggi delle regole e di tutti i regolamenti comunali secondo la regola del “sistema”, il plurindagato Giuseppe Pisano per la campagna elettorale prossima di giugno 2022, ha ottenuto l’affissione da parte di Maduli, in un accordo di vero e proprio “voto di scambio” a tutela di reciproci vantaggi.

Pisano avrà l’affissione gratuita, mentre compare Maduli non verrà dall’Amministrazione comunale di Catanzaro, né sanzionato per le plance abusive, né avrà notificato alcun verbale pregresso di mancato pagamento negli anni della tassa sulle affissioni. Nella città di Catanzaro l’amministrazione comunale fa pagare regolarmente all’Azienda ALESSI i ticket dovuti per le plance dei manifesti 6×3, mentre al “compare Maduli“ grazie alla intercessione ed all’occultamento delle cartelle di avviso pagamento abilmente bloccate e nascoste dal consigliere Pisano, non vengono inviate alla Azienda Diemmecom ex PUBBLIEMME (ché compare Maduli gioca anche sul cambio del nome credendosi più furbo degli altri). Infatti ad oggi il compare Maduli ha pagato solo il 30% dell’importo dovuto al comune di Catanzaro, dell’intero debito ascritto alla sua Azienda Diemmecon, sempre ex PUBBLIEMME, che a oggi risultano essere impianti di affissione totalmente abusive. Il danno per le casse comunali sarebbe già stato quantificato per circa 1 milione di euro.

Quello che si vede o meglio che è stato visto dai carabinieri in sede di indagine nella inchiesta Gettonopoli è solo la superficie, la crosta della pietanza vomitevole orchestrata anche da Giuseppe Pisano, come annotavano i numerosi verbali “in bianco” delle commissioni, così come riportato nell’informativa: “verbali in bianco e nessuna annotazione circa la discussione trattata, mancate annotazioni circa ingresso/abbandono seduta da parte dei consiglieri riportati presenti nell’appello nominale”.

Il plurindagato Pisano per l’inchiesta del comune di Catanzaro Gettonopoli, già rinviato a giudizio per l’inchiesta Corvo ed in procinto di ricevere l’ennesimo avviso di garanzia per la truffa dei buoni spesa COVID del Comune di Catanzaro, quelli rubati alle famiglie bisognose e concessi sottobanco ai suoi amici “non bisognosi” consiglieri, usati dopo averli spacchettati dalla procedura per i suoi portatori di voti, oggi è diventato il front-office delle ‘ndrine, quelle di Maduli e di Mangialavori.

Tutti sanno che Pisano è già noto alle cronache cittadine ed anche a quelle giudiziarie, vista la  richiesta di rinvio a giudizio e fissazione dell’udienza preliminare per l’operazione “Corvo“, ovvero l’inchiesta della Procura di Catanzaro che nei mesi scorsi ha acceso i riflettori su episodi di corruzione e atti contrari ai doveri d’ufficio: per l’ex consigliere regionale boss delle cliniche private Claudio Parente e per i consiglieri comunali di Catanzaro Francesco Gironda e Giuseppe Pisano che risultano indagati per corruzione. Eppure, neanche questo basta per mettere fuorigioco il Pisano dalle prossime elezioni, tutt’altro… Pisano è ancora in prima fila e dal tono con cui dispensa video dal profilo FB della compagna (assunta da… Parente) si ha la sensazione che continuerà a ragliare (perché i suoni che emette questo sono) ancora, almeno fino a quando i catanzaresi non si decideranno a buttarlo a mare. A futura memoria.