di Fabio Menin
L’Europa è precipitata senza neppure rendersi conto nel baratro della guerra. Siamo inondati ogni giorno da informazioni e soprattutto immagini devastanti che ci feriscono e ci inorridiscono. Io sono sempre stato un pacifista, ma non sono un masochista: è giusto permettere di difendersi a chi è stato aggredito e impedire che l’Europa finisca sotto la volontà di un novello imperatore-zar. Bene. Ma per cosa? Per la libertà? Per l’autodeterminazione dei popoli? Per la pace? Occorre uno sforzo in più perché il lenzuolo che copre la presunta verità dei buoni e dei cattivi sia scoperchiato ai nostri occhi e nella nostra mente.
Non si muovono duecentomila uomini e centinaia di miliardi di capitali solo per l’idea della libertà, almeno nel nostro sistema capitalistico mondiale. Ci sono interessi economici ben precisi, accanto a quelli geopolitici (e quindi anche ideologici) che stanno spingendo sia gli aggressori, sia gli aggrediti e soprattutto chi li sostiene a combattere. L’Ucraina dell’Est, cioè le regioni del Donbass e limitrofe posseggono IL PIU’ GRANDE GIACIMENTO DI GAS CHE SI TROVI IN EUROPA. Inoltre posseggono il più grande giacimento d’URANIO ‘EUROPA, insieme a importantissimi giacimenti di carbone, ferro e altri minerali, alcuni dei quali preziosi per l’industria informatica.
Chi vincerà la guerra ha ipotecato il futuro energetico europeo (comprendendo anche la Russia in Europa) per i prossimi 50-70 anni. Di quale futuro parliamo? Di un futuro dove gas e uranio (quindi centrali nucleari) e altri minerali metalliferi potrebbero fornire energia per le economie europee senza bisogno di andarle a chiedere fuori dall’Europa.
Chiarito questo ci chiediamo: esistono alternative a questi scenari che la guerra vorrebbe preparare? In Italia (ma non solo) certamente sì: un piano serio per riempire i tetti italiani di pannelli solari e aree abbandonate di parchi eolici, metterebbe nel giro di 5 anni il nostro paese al riparo x almeno i prossimi 3-4 decenni. E discorso analogo vale per tutti i paesi mediterranei e anche per gli altri paesi della UE (limitatamente ai parchi eolici e all’energia dalle acque).
Ma sentiamo invece anche dal nostro presidente Draghi discorsi sulla ripresa del carbone e sulla ricerca di altro gas da altre fonti. Con una buona politica di incentivi e di facilitazione burocratica l’Italia potrebbe passare in pochi anni dall’attuale 25% al 50% del fabbisogno energetico coperto da fonti rinnovabili pulite. Nel frattempo, le attuali sperimentazioni sull’idrogeno andranno avanti e potranno sostituire il combustibile attuale delle grandi centrali energetiche. Le rinnovabili che ci permettono di diminuire l’inquinamento dovrebbero diventare l’obiettivo primario per la transizione energetica, anche nell’immediato, al contrario di ciò che vari governi stanno sostenendo, e cioè continuare a usare petrolio soprattutto gas e in parte carbone.
Non solo, ma tutti gli stati che si affacciano sul mare, e quindi l’Italia in primis, potrebbero senza perdere tempo ricorrere a sistemi di produzione energetica dal moto ondoso. Facendo bene i conti nel giro di 5 anni molti paesi europei, certamente noi in Italia, possiamo sostituire perlomeno per i 2/3 le attuali fonti di energia basate sul petrolio e sul gas. Su queste valutazioni la commissione europea sta certamente riflettendo e sicuramente offrirà qualche direttiva nuova stimolante, ma nell’Europa attuale il peso delle lobby petrolifere attuali è ancora preponderante.
La speculazione sulle materie prime attuale è opera delle più grandi società finanziarie americane, inglesi, russe, ed europee che sono le principali azioniste delle società che trattano e distribuiscono i combustibili fossili : esse stabiliscono il prezzo della materie prima non sulla reale situazione della produzione e della richiesta, ma sulle aspettative di guadagno puramente finanziario.
E’ la grande finanza in questo momento la responsabile degli alti e bassi sproporzionati dei prezzi delle materie prime. Siamo noi popoli invece che dobbiamo cominciare seriamente a chiedere ai nostri governi che si cambi strada. Quindi anziché dividerci tra pacifisti, filoputiniani e guerrafondai o belligeranti sarebbe molto meglio che tutti quanti noi che teniamo alla pace diventassimo una voce sola per abbandonare le fonti energetiche inquinanti che portano a guerre devastanti e scegliere con decisione la via delle energie rinnovabili pulite. NO A NUOVI INVESTIMENTI PER PETROLIO, GAS E URANIO SI A INVESTIMENTI MASSICCI PER FOTOVOLTAICO, EOLICO, IDROELETTRICO E MARELETTRICO e alla ricerca sull’IDROGENO PULITO per uscire dalla dipendenza energetica e dalla speculazione sulle materie prime che sta affamando i popoli e le economie di tutto il mondo. E’ un’occasione storica per i popoli che credono nel futuro delle nostre civiltà oggi messo in discussione dalle guerre del petrolio e dei suoi derivati.