In attesa della requisitoria del pm Luca Primicerio, prevista a partire dal prossimo 8 luglio, ricostruiamo le udienze del processo Bergamini.
Davanti alla Corte d’Assise di Cosenza è stata celebrata la 20^ udienza del processo per l’omicidio volontario e pluriaggravato di Denis Bergamini. Alla sbarra l’ex fidanzata del calciatore, Isabella Internò. Nel corso dell’udienza sono stati ascoltati Massimo Fergnani, amico di Bergamini e Stefano Marra, difensore centrale, ex compagno di squadra nel Cosenza nel campionato di Serie B 1989-90.
Di tre testimoni, si è preferito acquisire le deposizioni rese in istruttoria. Si tratta di Tonino Ferroni (allenatore in seconda e preparatore dei portieri), Antonella Fergnani (ex fidanzata di Denis) e Bruno Fantini (secondo portiere del Cosenza).
Massimo Fergnani ha ricordato l’ultima volta che vide Denis, dopo la partita di Monza, meno di una settimana prima della sua morte e ha affermato con assoluta sicurezza che non poteva mai e poi mai pensare a “suicidarsi”. “Venne a casa mia per sistemare un paio di pantaloni, mia mamma era una sarta, e gli ho fatto vedere mio figlio. Dissi a Denis che l’avrei voluto con me al battesimo alla vigilia di Natale e di non fare scherzi. Lui mi disse che sarebbe stato presente”.
Stefano Marra vide per l’ultima volta Denis proprio la mattina del 18 novembre 1989. “Avevamo allenamento, è stato intenso perché dovevamo giocare contro il Messina. Bergamini era molto motivato”. Anche Marra non ha nessun dubbio su quanto è accaduto a Denis. “Per anni ho creduto a quello che mi hanno raccontato, al suicidio. Poi le indagini hanno raccontato un’altra verità che è ancora in fase di definizione”. Sulla sua personalità, Marra ha detto con grande chiarezza che “Bergamini era un uomo e un calciatore di carattere, uno che spiccava, non aveva bisogno di fare l’egocentrico, era un punto di riferimento per tutti noi compagni di squadra”. Infine, un episodio che lo ha visto protagonista tempo dopo. “C’è stato un bulletto del quartiere che utilizzò il nome di Denis nel corso di una mezza rissa, mi dissero “ti facciamo fare la fine di Denis”...
Al termine dell’udienza, ha rilasciato dichiarazioni ai media l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Bergamini, che si è soffermato sull’inutilità di far entrare nel processo stralci del libro di Carlo Petrini “Il calciatore suicidato” ma soprattutto sul forte carattere e sulla spiccata personalità del calciatore del Cosenza.
“Oggi abbiamo sentito testimoni – ha detto l’avvocato Anselmo – che danno una descrizione di Densi completamente opposta a quella che vorrebbe dare il libro. Io mi rifiuto di cimentarmi su opere che non hanno niente a che vedere… anche il modo di rispondere della Kaos Edizioni parla da solo… Ma ci vogliamo misurare su queste presunte fonti di prova? Possiamo fare questo? Discutiamo per ore di pagine di Fb… Ma quante volte ciascuno di noi – per la tarda ora, per la stanchezza, per la frustrazione – scrive delle cose che non avrebbe voluto scrivere su Messenger o su Fb che poi magari si pente? Ma vogliamo scherzare? Vogliamo prendere come oro colato, dare valore di prova nel dibattimento a questa fonte quando sappiamo il mondo del web quanta attendibilità ha rispetto al valore di dichiarazioni che vengono svolte attraverso tutti i vari strumenti che ci sono. Non mi è mai successo in vita mia…
I testi di oggi – ha aggiunto il legale della famiglia Bergamini – hanno detto che Denis era un leader diversamente da chi vorrebbe descriverlo come un coglione, chiedo scusa per il termine ma questo è stato usato… Denis trascinava la squadra, non aveva nemmeno bisogno di fare l’egocentrico, come dice Marra, ma la sua autorevolezza da leader gli era riconosciuta, il suo carattere era molto ben formato, e non si faceva certo vivere addosso o scorrere addosso la vita degli altri… E’ un carattere di una persona che sapeva affrontare i problemi, li affrontava e mai li nascondeva sotto il tappeto.
Il quadro che viene fuori di Denis è talmente diverso, talmente opposto rispetto a quello delineato da queste presunte opere – anche dando per vere le dichiarazioni o parte delle dichiarazioni che vi sono riportate – che io sono in difficoltà a misurarmi su quel terreno, non mi misuro, non faccio domande, non mi interessa… mi interessa quello che la gente dichiara sotto giuramento… Ci hanno provato in tanti a far entrare nei processi interviste di Giovanni Cucchi, dichiarazioni rilasciate dalle parti, intanto rilasciate senza avere un obbligo di verità verso coloro ai quali venivano rivolte… Possono esprimere lo stato d’animo o il senso di frustrazione di quel momento come tante affermazioni su Messenger che il teste Marra è stato costretto a giustificare. Ma di cosa stiamo parlando?
Stiamo parlando di un processo per omicidio, abbiamo 200 testimoni, indagini che sono durate anni, accertamenti medico-legali, processi… Dobbiamo perdere tempo su Fb? Perdiamolo… Dobbiamo perdere tempo su un libro che ha raccolto delle dichiarazioni che vengono completamente smentite e parte delle quali sono state smentite in maniera netta rispetto all’autenticità delle stesse? Su quest’opera non mi misuro, mi misuro magari in altra sede ma non certamente qui. E’ come far scrivere la sentenza al giornalista Cribari del Quotidiano del Sud, uguale…”.