A Catanzaro la mafia non spara, minaccia… querele! Quanto sta avvenendo l’avevamo ampiamente previsto, non c’è nessuna novità di metodo – quello massomafioso – e possiamo dire che le minacce, perché così si chiamano le querele promesse e temerarie, non ci fermano, così come non ci hanno mai fermato. Non siamo certamente noi a qualificare la natura delle notizie che ci giungono, così come non possiamo squalificare gli atti che sono scritti usando il lessico della massomafia, perché questo non è il nostro compito. Noi ci limitiamo a raccontare, a raccogliere gli elementi mettendoli in fila e decriptando le responsabilità, sempre tenute al segreto, ma soprattutto gli obiettivi finali, anche questi messi sotto chiave come un oracolo.
Abbiamo detto che non è nostro compito valutare le responsabilità, la verità delle notizie, la legalità degli atti, per come non ci appartiene “astenerci”, poi chissà perché…, così come ci viene suggerito o intimato dal presidente del Consiglio di Amministrazione del Sant’Anna Hospital, dott. Franco Mariani, uno dei tre leggendari “marziani faccendieri” planati come gli avvoltoi sulla clinica catanzarese, per mangiare per conto loro o per conto terzi, gli ultimi resti di quello che era un centro di eccellenza riconosciuto. Non funziona così!
E funziona ancora di meno se quello che stiamo raccontando viene dalla lettura di documenti che hanno la caratteristica di essere ufficiali, non da quello che si vorrebbe fare passare come un pettegolezzo spicciolo, anzi come meglio definito: «(…)in quanto sostenuto dalle fonti dalle quali palesemente provengono e che, pertanto, risponderanno di ciò nelle opportune sedi».
Appare dunque, a detta del presidente del CdA del Sant’Anna Hospital, che le fonti del discredito siano a lui conosciute e che le stesse ci faranno inevitabilmente compagnia in un eventuale procedimento di diffamazione, quella che si prospetta nella minaccia che appare al fianco di Gratteri nella foto di copertina (la diffida che ci è stata mandata da Mariani) e che sarà interessante verificare nel contenuto e nelle prove che verranno esibite. Le prove, quando non sono falsificate, raccontano sempre la verità e tutti aspettiamo di vederle e di capire. Quella verità che ancora prima di noi, aspettano i pazienti calabresi che sono costretti a migrare nuovamente, ma le aspettano anche i dipendenti del Sant’Anna Hospital, ormai emarginati in termini di futuro e di rispetto, solo perché i “magnifici faccendieri” che governano la clinica catanzarese, non amano la verità e nemmeno il confronto.
Una verità c’è e non è addomesticabile: è finita la comunità di intenti fra la clinica Sant’Anna Hospital ed i suoi ex vertici del CdA, la comunità catanzarese e tutti i dipendenti. Sono finiti i tempi quando tutti, senza distinzione di cariche, presidiavano la piazza, la Prefettura e gli uffici dell’Asp territoriale per restituire dignità e futuro alla domanda di salute dei calabresi e, certamente cosa non ultima, il rispetto per i tanti professionisti che c’erano nella clinica catanzarese.
Oggi la verità è un’altra, quella che è scomodo dire e scrivere e che i “faccendieri” del CdA non accettano, perché scoprirebbero gli altarini dei loro danti causa, gli ambasciatori della massomafia, i commercialisti specializzati in testamenti falsi e gli uomini forti della ‘ndrina di Limbadi. Magari le verità le porteranno sulle scrivanie della Procura di Catanzaro e del dottore Nicola Gratteri, quando e sarà interessante capire, si dovrà discutere l’eventuale “diffamazione”, quella che potrebbe mettere in imbarazzo gli uffici di Gratteri, se le parole hanno un fondamento e se la lotta alla massomafia è già finita, prima ancora di cominciare…
Fra i tanti documenti che narrano la verità, c’è quello che convalida che il clima fra la dirigenza d’importazione – sempre di frodo – che gestisce la clinica catanzarese e le maestranze non sia di collaborazione e nemmeno d’amore. Non regge la favola della condivisione, se una delle parti non sa di cosa di parla, per come non conosce i tempi e le possibili modalità, ormai disperse, per ricevere le proprie mensilità arretrate, mentre si combatte fra pignoramenti e dimissioni imposte per fame!
Regge ancora meno della bugia, attribuire una responsabilità del dissesto organizzativo prima che finanziario a chi, legittimamente, difende un posto di lavoro ed una dignità, solo perché così fa comodo e solo perché dire la verità esporrebbe i singoli attori alla valutazione della giustizia. Tuttavia in attesa di sentire e vedere cosa vorrà disporre il procuratore Nicola Gratteri su sollecitazione del CdA di Mariani, Coi e Galasso, a difesa della loro trasparenza ed onorabilità, una cosa la possiamo anticipare noi, magari a titolo di domanda, propedeutica ad una valutazione più complessiva degli uffici di procura.
Nell’atto di costituzione della Sanità Futura sas, fermo restando che il socio Sabatini Mario è una testa di legno recuperata, non si sa perché e nemmeno per come, nella città di Roma, è valida la costituzione di Bonetti Davide? Lo stesso è in rappresentanza della Fidimed Fiduciaria Srl che conferisce l’intero capitale della predetta Sanità Futura sas e sottoscrive davanti al notaio l’atto in forza di una procura rilasciata da tale Luciani Francesco, definito presidente del CdA della Fidimed Fiduciaria Srl. Da riscontro dei documenti, come si può verificare il Consiglio di Amministrazione in carica della Fidimed Fiduciaria Srl è composto da: Rosolen Roberto, presidente; Bottai Jacopo e Trebbi Monica e, salvo altre magie l’atto di procura appare nullo, peraltro rilasciato in data 2015. Ed allora il notaio rogante dell’atto di costituzione della società Sanità Futura sas era distratto o anche lui opera su input della massomafia o delle ‘ndrine di Limbadi?
La risposta sappiamo bene che non arriverà da parte dei faccendieri del CdA del Sant’Anna Hospital; non arriverà da parte di Sally la cattolica, al secolo Rosanna Frontera e ancora meno da parte di Alessandro Castellini, colui che è specializzato in testamenti falsi, in società fiduciaria ed in sparizione di compendi societari tramite società schermate, così scrivono le cronache mondane-giudiziarie della città di Padova, che dovranno essere integrate quando aggiungeremo noi le nostre scoperte… Ecco perché noi continuiamo a capire ed a chiedere.
Sono legittime e legali alcune firma apposte – o forse è meglio dire estorte – a soggetti che sono in evidente stato di fragilità o di confusione? Sono state verificate, da parte dei componenti che guidano la clinica catanzarese, le condizioni di comprensione e di adesione dei soggetti indicati ad alcuni atti? Stiamo parlando di quelli più volte citati, che di fatto espropriano alcuni soggetti, inconsapevolmente, di una titolarità azionaria e, frodano altri del compendio ereditabile.
Ed ancora: è stato spiegato ai dipendenti che combattono con i centesimi, che i fondi cassa ereditati dalla gestione dimissionata, sono stati spesi in parte per i compensi ed i benefit del CdA? Lo sanno i dipendenti superstiti del Sant’Anna Hospital che i tre faccendieri famelici del Consiglio di Amministrazione vengono pagati annualmente con una somma pari a €.320 mila?
Sono a conoscenza tutti i dipendenti che aspettano lo stipendio ormai da mesi che oltre al compenso approvato dallo stesso CdA, ad oggi dopo oltre sei mesi di mandato hanno incassato circa €.160 mila, i signori Mariani, Coi e Galasso godono di altri benefit: costo voli aerei o treno andata e ritorno, spese alberghiere per il loro soggiorno in città, etc.: a quanto ammontano gli stessi? Lo sanno i dipendenti che nei fatti la clinica è nell’impossibilità di produrre fatturato? Sono stati informati che il Sant’Anna Hospital è ormai sottodimensionato rispetto agli standard che garantiscono gli interventi di cardiochirurgia e che la responsabilità è perfettamente ascrivibile a “bibitari e sciampiste” che hanno il vezzo di fare i manager?
E’ stato spiegato a persone che meritano rispetto, i dipendenti, che i pochi soldi incassati arrivano dal lascito di buona gestione dell’ex CdA e da quel poco che si è potuto produrre e che, da domani, soldi non ne arrivano più, perché la clinica è di fatto improduttiva?
A queste domande se ne dovranno necessariamente aggiungere altre, che al momento sono in fase di verifica e, che ci dicono che molti dubbi, nostri e di tanti altri, hanno un fondamento. Che il commercialista padovano Alessandro Castellini non è del tutto estraneo al complesso di società che si stanno mettendo in piedi e che lo scopo finale, su indicazione di Sally la cattolica, è quello di fare sparire le quote azionarie del Sant’Anna Hospital, l’unico bene ancora monetizzabile, da eventuali rivalse della magistratura, della Corte dei Conti, dei creditori o dei legittimi eredi.
Sullo sfondo resta la figura del dott. Cesare Pasqua. Di lui non ci interessano i suoi traffici familiari quando operava come uomo dei “Mancuso di Limbadi” nell’Asp di Vibo Valentia, ci interessa il suo obiettivo attuale: portare la clinica catanzarese nell’orbita delle ‘ndrine, attraverso passaggi intersocietari di alta ingegneria, usando la piazza e le competenze acquisite dalla famiglia Mancuso di Limbadi nella città di Milano. C’è tuttavia un’annotazione, diciamo di costume da fare, che riguarda sempre l’uomo del clan, il dott. Cesare Pasqua, che svolge la sua attività professionale nel Sant’Anna Hospital “a titolo gratuito”(?!?). Ci domandiamo: questa è filantropia o ‘ndranghiteria?
Noi restiamo fiduciosi in attesa e ci rimettiamo nella mani del procuratore Nicola Gratteri e della sua squadra di investigatori, visto che ci troveremo tutti insieme a rispondere delle singole colpe per la denuncia di Mariani. Noi forse siamo “colpevoli” di avere scritto la verità, gli altri di essere dei mafiosi. Se la ‘ndrangheta ed i suoi alleati della massomafia, in complicità generalmente con i colletti bianchi ed i politici corrotti, con la cravatta sono la più grave e pericolosa emergenza nazionale e della Calabria, allora dover leggere e vedere operare in termini criminali, chi si definisce “diffamato”, ci lascia sgomenti. Ma purtroppo anche nella Calabria di… Gratteri è la prassi.
Forse sarà la volta buona: complici e colpevoli dovranno spiegare prima ai calabresi e dopo a Nicola Gratteri le loro malefatte in danno degli ammalati, che come gli anziani ed i bambini devono essere protetti, senza fare sconti a nessuno. Ma soprattutto senza che nessuno derubrichi il fatto ad un reato esplorativo, di costume o di comunicazione sociologica.
Intanto continuiamo il nostro tour nella massomafia e nelle derivazioni dei faccendieri che hanno occupato la clinica catanzarese. Di certo non sarà la diffida di un faccendiere al soldo della massomafia a farci paura. Di diffide e denunce come le sue ormai ne riceviamo a decine e siamo ancora qui.