L’impianto accusatorio della DDA di Catanzaro e in particolare del pm Pierpaolo Bruni ha retto al cento per cento nel corso del rito abbreviato del processo “Nuova Famiglia” per il cosiddetto clan Rango-zingari. Lo stesso processo dal quale qualche “furbacchione” aveva preso verbali dei pentiti facendoli “girare” e addirittura modificandoli. Nel tentativo di salvare il culo a qualche politico impresentabile. Oltre che a se stesso.
Ieri sera a Catanzaro i giudici hanno condannato all’ergastolo, come chiesto dal pm Pierpaolo Bruni in sede di requisitoria, Maurizio Rango, considerato a capo del clan, ritenuto colpevole sia del reato di omicidio di Luca Bruni che delle estorsioni. Dei 35 imputati che hanno seguito il rito abbreviato, 33 sono stati i condannati e due gli assolti. Per tutti ha retto dunque l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Condannato a 16 anni Antonio Abbruzzese; 16 anni per Ettore Sottile, 10 per Antonio Imbroinise, 14 anni per Antonio Intrieri e Domenico Mignolo; 10 anni per Luca Maddalena alias “Stellino”; 8 anni per Giuseppe Curioso alias “Bartolo”, Alfonso Raimondo alias “Cochino”, Francesco Vivacqua, Alberto Ruffolo, Gianluca Barone;
10 anni per Francesco Ciancio; 8 anni per Fabio Calabria e Gianluca Arlia; 7 anni per Luciano Impieri; 12 anni per Celestino Bevilacqua e Rocco Bevacqua; 12 anni per Gennaro Presta, 10 anni per Attilio Chianello e Danilo Bevilacqua; 5 anni per Leonardo Bevilacqua e Cosimo Bevilacqua;
6 anni per Adolfo Foggetti (pena aumentata per il collaboratore di giustizia per il quale erano stati chiesti 4 anni e sei mesi), 5 anni per Mario Perri, Andrea Greco, Domenico Cafiero, Giuseppe Esposito; 6 anni per Giovanni Iannuzzi detto “Mario”; 2 anni e sei mesi per il collaboratore di giustizia Giuseppe Montemurro; 4 anni e sei mesi anni per Simone Santoro; 2 anni e 8 mesi per Antonio Abbruzzese e Francesca Abbruzzese.
Assolti Mario Mignolo e Roberto Pastore.
Tra le accuse contestate in questo procedimento l’associazione di stampo mafioso, l’estorsione e la tentata estorsione, l’omicidio di Luca Bruni (giovane boss dell’omonimo clan scomparso a gennaio del 2012), l’associazione dedita al narcotraffico, la violazione del domicilio al fine di appropriarsi di alloggi popolari e la detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.