A Diamante l’esplosione della bomba carta sotto il Suv Bmw del titolare di un ristorante vicino al lungomare in piena movida ha fatto tornare la paura, inutile girarci intorno. Quanto è accaduto risponde a chiarissime logiche legate alla malavita e più in particolare al controverso mondo dei rom.
La gente a Diamante sussurra sottovoce che siamo davanti a un regolamento di conti tra i rom e il clan dominante, quello “storico”, di Franco Muto per la gestione del traffico di droga e collegano questa intimidazione a quella dello scorso anno ad un bar di Diamante.
Il nome del soggetto intimidito con la bomba sotto l’auto non è stato ancora reso noto. Solo le iniziali, I.S. e l’età, 40 anni. Niente altro. Ma la gente sussurra, eccome se sussurra. Pare che il 40enne avesse rilevato il locale – ma solo in gestione – direttamente dalla figlia del capo dei rom, un certo Rocco detto “zio Rocco” o “lo zingaro”, mica da una qualsiasi e questo locale ha una storia molto “particolare”.
Prima si chiamava “La locanda di zio Rocco”, adesso si chiama “A du zi Toton” e si trova infatti in un vicolo sotto a sinistra subito dopo il palazzo Benvenuto, che veniva praticamente “chiuso” al passeggio dei pedoni e della movida con i tavoli e con la complicità del solito sindaco del paese, don Ernesto Magorno, che viene definito “fratello di latte” del capo dei rom. Eh sì, perché don Magorno non solo è molto vicino – per usare un eufemismo – al clan dominante dei Muto ma deve “tenersela” anche con i rom, con i quali a quanto pare ha un rapporto consolidato nel tempo. Insomma, il classico ruolo di chi è in mezzo tra due fuochi e non sa che pesci pigliare. Spera soltanto che non ci siano altri casini ma chi gli sta vicino sussurra (anche questa volta) che don Magorno non è per niente tranquillo come vorrebbe far credere. Intelligenti pauca.