Politiche 2022, comunque vada saranno lacrime e sangue per tutti

Al di là del risultato di questa inutile quanto delirante tornata elettorale (il cui esito non può che essere o un Draghi bis, oppure la Meloni primo ministro), una cosa è certa: il futuro governo non potrà fare a meno di imporre, ancora una volta, e più delle altre volte, lacrime e sangue per la maggioranza degli italiani che si “arrangiano” e che vivono del loro stipendio. I programmi “politici” dei maggiori schieramenti sono pressoché uguali: pensioni a 71 anni, tagliare le tasse ai ricchi, continuare a consumare petrolio e plastica, precarizzare il lavoro ancora di più per favorire multinazionali e borghesia pseudoindustriale, privatizzare completamente la sanità, cancellare il Reddito di Cittadinanza per ripristinare schiavitù e sfruttamento, abolizione dei diritti civili, riformare la Giustizia per renderla più efficace contro i ladri di pollo e ancora più permissiva e tollerante con i corrotti, i ladri di stato, i massomafiosi, e i prenditori senza scrupoli. E poi: appoggiare tutte le guerre americane, continuare a svendere il patrimonio pubblico agli amici degli amici, cancellare completamente lo stato sociale per aumentare prebende, concessioni, incarichi, e vitalizi a sodali, vecchi e nuovi, fedeli alla paranza.

A votare il futuro governo che metterà in pratica quanto sopra scritto, proprio gli italiani che si “arrangiano” e che vivono del loro stipendio, ovvero gli stessi che dovranno versare, per tutti, lacrime e sangue, per la gioia dei vari “Benetton” che riceveranno come “premio” una bella detassazione dei loro enormi patrimoni realizzati sulle spalle e la fatica di chi ogni giorno deve lottare per sopravvivere. Per dirla con un vecchio adagio: la gallina come capo del pollaio, vota la volpe. Quale sia il meccanismo psicologico che induce il povero, il lavoratore a 800 euro mensili, il pensionato a 500 euro, il precario, il cassintegrato, la partita iva, il disoccupato, l’emarginato, a votare il proprio carnefice non lo sappiamo. Ma così è. Del resto lo dicono i numeri: Fratelli d’Italia, Pd, Lega, Forza Italia, e i vari Renzi, Calenda, Bonino e simili, rappresentano decine di milioni di italiani, e non si può pensare che siano tutti dei “Benetton”, o dei Briatori, e dei Tronchetti Provera. È chiaro che la “base” del loro elettorato è composta da gente che ricca non è. Gente che per lo più vive con uno stipendio di 1600/1800 euro al mese (statali e simili), ma anche pensionati, disoccupati, precari, partite iva, percettori di RdC, e tutti coloro i quali continuano a credere nelle bugie (chissà perché) di una politica che non ha mai mantenuto nessuna promessa.

Votare per chi in questi ultimi anni non ha posto un freno, ad esempio, agli aumenti significativi di beni di prima necessità (luce, gas, benzina), non è normale; continuare a dare fiducia a chi da 30 anni dice di voler creare milioni di posti di lavoro, a chi per nascondere gli intrallazzi di partito e degli amici degli amici dice che il pericolo sono i “negri”, a chi ha votato tutte le schifezze che hanno precarizzato l’esistenza di milioni e milioni di persone e oggi fa finta di niente, a chi promette sviluppo sostenibile e poi costruisce inceneritori e blatera di centrali nucleari, a chi vuole cancellare i diritti sociali e civili conquistati con la lotta e il sacrificio di molti, altro non è che un esercizio di masochismo estremo che solo gli italiani riescono a fare. Salvo poi, quando le cose si mettono male, rinnegare il proprio voto. Noi italiani siamo così: prima applaudiamo alla “dichiarazione di guerra”, e poi malediciamo il giorno che lo abbiamo fatto. È la nostra storia, e il finale è sempre lo stesso, e sarà così anche stavolta: prima applausi e poi lacrime e sangue.