“La Casta” è viva e lotta contro di noi

(di Giancarlo Selmi) – Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo ne fecero un libro, quando ancora se ne poteva parlare, al quale diedero l’inequivocabile titolo “La Casta”. Ne stamparono 1.200.000 copie, un grande successo editoriale. Gli italiani ancora avevano occhi per vedere ed orecchie per sentire.

Già, “La Casta”. Il riferimento, ovviamente, era alla “aristocrazia” politica italiana, molto spesso (mai come adesso) espressione della plutocrazia economica. Negli anni in cui se ne parlava, era spesso associata all’aggettivo “autoreferenziale” e raccolse lo sdegno e le pernacchie, in qualche caso monetine, degli italiani. Oggi non se ne parla più, è proibito. E non perché sia scomparsa, anzi è più forte e viva che mai, ma perché i giornalastri e le televisioni, odiano che se ne parli. Vedi Casellati e la vicenda dei voli di stato.

Però “La Casta” è viva e lotta contro di noi, il noi inteso come italiani, e della “autoreferenzialità” continua a dare splendida prova. L’esempio più fulgido di “casta” riunita, in un’altissima dimostrazione di “autoreferenzialità”, è offerto in questi giorni, dal meeting di Comunione e Liberazione, il gruppo che ci ha offerto le ascese politiche di personaggi che hanno cambiato, in peggio, i destini del Paese, oppure hanno percepito stipendi da parlamentare o da ministro, senza lasciare traccia del loro passaggio. Volete qualche nome? Formigoni, Cartabia, l’ectoplasma Lupi.

Se la cantano e se la suonano fra loro, Meloni insieme al PD, Renzi insieme a Di Maio, tutti insieme appassionatamente a parlare dell’unica forza politica (rigorosamente assente perché non invitata) che la “casta” la minaccia, ergo li minaccia tutti. Accordi privati e pubblici litigi. Però, anche pubblicamente, tutti d’accordo sull’abolizione dell’unico respiro presente in Italia, per i poveri: l’odiato Reddito di cittadinanza. Perfino Di Maio, quello che dopo l’introduzione del provvedimento, dichiarò “abolita la povertà”.
Bene, sappiano quel milione di famiglie povere, che grazie al “reddito” mangiano, che dare il voto a quelli che facevano i dibattiti sul palco di CL, a chiunque di essi, dalla Meloni a Letta, significherà sacrificare quel piatto. Significherà non avere più neppure quel mezzo di sussistenza, significherà non poter più comprare lo zainetto al bimbo.

E che il Reddito di cittadinanza lo vuole mantenere solo chi su quel palco era assente: il Movimento 5 Stelle ed il suo leader Giuseppe Conte. Sappiano che l’unica forza vicina agli ultimi è il Movimento 5 Stelle.

Che lo sappiano e votino di conseguenza, perché sono proprio gli assenti da quel palco gli unici ad essere #dallapartegiusta“.