Dovrei essere cattivo, ma non lo sarò. Perché comprendo il suo stato d’animo. Il suo sentirsi “tradito”. Pensa che io sia venuto meno ad un patto sentimentale: l’amicizia. Perché io con Gabriele Petrone sono da sempre amico.
Ci conosciamo dai tempi del ministro Falcucci. I tempi del ciclostile. Dei volantini da distribuire nelle scuole occupate della città. I tempi degli attacchinaggi notturni. I tempi in cui noi credevamo.
Ma ora Gabriele dice di non essere più mio amico. E racconto il perché: un giorno su corso Mazzini, dopo 30 anni di conoscenza e di rispetto reciproco, mi ha detto: tu a me non mi devi più salutare. Con voi di Iacchite’ non ci parlo più. E se n’è andato.
Ho pensato lì per lì, conoscendolo, che fosse solo un momento di stizza per tutte le cose scritte sul PD (mai su di lui, anche perché non c’è niente da dire) e in particolare per il nomignolo da noi affibbiato alla sua cara amica Enza che come tutti oggi sanno è Madame Fifì. Ho pensato, vabbè, ci sta. Convinto che la prossima volta che lo avrei rivisto avremmo di sicuro appaciato. Come abbiamo sempre fatto. Dopo la nostra solita discussione, tormentata, incazzata, ma sempre sincera.
E così davanti al cinema Modernissimo, in attesa dell’arrivo di Oliverio per una delle sue tante pagliacciate pubbliche, si presenta l’occasione. Lo scorgo, ma lui non mi vede perché al telefono, e mi avvicino come per prenderlo di sorpresa in maniera spiritosa, con l’intento di confidenza che abbiamo sempre avuto. Mi avvicino e gli dico per scherzare, Gabriè ho sentito tutta la tua conversazione. Cosa non vera, anche perché si è trattato di un secondo. Il tempo di arrivargli dietro.
Non l’avessi mai fatto, come una belva inferocita si mette a gridare: mascalzone, non ti devi permettere, ti denuncio, delinquente. E cose così.
Per un istante sono rimasto impietrito da questa sua reazione, ma poi gliene ho dette quattro anche io. Ora, alla luce di questa sua inopportuna sparata, potrei rendergli la pariglia, raccontandovi un sacco di cose su Gabriele, cose che per lo più già si sanno. Cose lecite ovviamente, roba di pastette e cose così. Niente di losco.
Ma non lo farò perché nonostante tutto lo ritengo una persona perbene. Un ragazzo apposto. Sincero nella sua espressione politica. Il perché ha litigato con me posso immaginarlo: gli è stato imposto da Madame FIfì. E lui, che gli è fedele, così ha fatto. Lo capisco.
Anche io, forse, mi comporterei così nei riguardi di chi mi ha permesso di avere un lavoro sicuro, una casa, una bella famiglia, una vita agiata. Perciò non mi voglio fare gabbu. E poi conosco la bontà di Gabriele. E’ un ragazzo buono in fin dei conti.
Una persona istruita con la quale è piacevole discutere. Uno che sa anche ascoltare, devo dire. Ma non gli devi toccare a Madame Fifì, Nicola, Damiano e Rafeli. Perché fin quando stai fuori da questi “temi”, Gabriele è una delle persone con più senso critico di tutto il PD di Cosenza e provincia. Mastica di politica che è una bellezza.
E’ il competitore perfetto di ogni discussione. Schietto, concreto, leale, vero. Oltre che lucido e preparato. Ci affrontiamo (affrontavamo) sempre a singolar tenzone, senza paura. Ma appena tocchi il tasto Madame Fifì (purtroppo quando si parla di politica calabrese il suo nome esce per forza, non sono io che la voglio tirare in ballo a tutti i costi per schattaria) cambia, diventa un’altra persona.
Il Gabriele affabile, amicone, garbato, lucido, non c’è più. Una specie di trasformazione come quando il dottor Jekyll diventa mister Hyde. Non ci puoi più parlare. Diventa negazionista. Perde di onestà intellettuale. E, sotto sotto, sono convinto che lui lo sa. Ma si fa scudo del suo alto e nobile senso che da all’amicizia. Lui non tradisce l’amicizia, così come ho fatto io nei suoi confronti, sempre secondo lui. Ed è proprio per il profondo senso di amicizia che mi lega a te, Gabriè, questa scusa te la faccio passare. Lo faccio per amicizia. A patto che mi parli di nuovo.
GdD
Ps: Caro Gabriele, non ho voluto inserire nell’articolo il fatto che ti candiderai alle prossime elezioni nella lista del PD perché altrimenti quel disgraziato del direttore mi avrebbe imposto di metterti nella rubrica “Candidature di scambio”.
Lo vedi come ti voglio bene?