Oggi è stata depositata dalla Seconda Sezione penale della Corte di Cassazione la motivazione della sentenza emessa il 7 maggio che ha messo la parola fine al processo Aemilia confermando oltre 70 condanne. La Corte ha riconosciuto la complessiva correttezza dell’operato dei giudici di primo e secondo grado.
La sentenza ha confermato le decisioni di merito “anche nella parte in cui avevano ritenuto che il gruppo criminale emiliano abbia natura autonoma e non sia una mera articolazione territoriale, per quanto strutturata e complessa, dipendente dalla cosca di riferimento calabrese, proprio perché quel gruppo è caratterizzata da un articolato e differenziato programma associativo di carattere criminoso, supportato da un’ampia dotazione di uomini e mezzi, finalizzato ad accrescere il controllo sul territorio in settori nevralgici del tessuto imprenditoriale emiliano, quali gli autotrasporti e l’edilizia, anche attraverso il riciclaggio di capitali illeciti”.
Concludono gli “ermellini”: “Il complesso iter processuale ha accertato come, nell’arco decennale di attività, l’associazione mafiosa abbia compiuto una progressiva evoluzione strutturale, passando dagli schemi tradizionali della ‘ndrangheta verso un più sofisticato metodo di penetrazione criminale nel tessuto sociale, contraddistinto anche dalla prospettiva di realizzare progetti dominanti in svariati settori imprenditoriali e della società civile”.