Ci siamo. L’ora delle decisioni irrevocabile è arrivata. Mario Occhiuto e il resto della banda, fratello compreso, sono arrivati al bivio: nello scontro tra Berlusconi e la Meloni, dovranno scegliere, nelle prossime ore, da che parte stare. E dovranno dirlo chiaramente. È questo che pretendono gli alleati di governo da loro. Una scelta a cui nessuno può sottrarsi. O con zio Silvio, o con la Meloni. Non c’è più tempo per galleggiare. La stabilità del nascente governo dipende dall’uscita di scena, definitivamente, di Berlusconi.
Fosse stato per Mario sarebbe già iscritto a Fratelli di ‘ndrangheta, ma non lo può fare, deve trovare, insieme agli altri, una strategia di uscita morbida per ridurre il danno che l’ennesima scissione interna di Forza Mafia, comporta. La Ronzulli, la vera regista di questa “commedia all’italiana”, potrebbe non gradire una diserzione dei fratelli Occhiuto, verso i quali ha dimostrato – perorando, alla corte di zio Silvio, la candidatura di Robertino alla presidenza della Regione Calabria, osteggiata da Salvini – una certa empatia. Ma Mario per quanto ha tentato di dimostrare alla Ronzulli la giusta riconoscenza, scrivendo un post dove si accolla la paternità del pizzino contro la Meloni tenuto in mano da zio Silvio, alla fine, il tenore dei tanti interessi in gioco, e le tante promesse fatte da Robertino ai clienti e agli amici degli amici, non gli permetteranno di onorare fino in fondo il debito con Belusconi.
La sopravvivenza personale e politica di Mario dipende dai favori del futuro governo. Hanno bisogno di un “governo amico”. E restare con Berlusconi significa far parte della lista nera del governo Meloni. I traditori di La Russa al Senato. Un marchio che Mario ha necessità di togliersi. E qualcuno glielo ha ricordato, tanto è vero che improvvisamente il post di difesa di zio Silvio, fatto da Mario, sparisce dal suo profilo. Qualcuno gli ha detto: è meglio non esporsi più di tanto, continua a fare l’amico di zio Silvio, metti mi piace ai suoi post, scrivi che è stato un grande statista, ma non schierarti con lui “nettamente” nella battaglia finale.
L’adesione di Mario al nascente gruppo di Tajani è solo questione di tempo. Deve trovare il momento giusto per non irritare la Ronzulli. E poi deve concordare i “vantaggi” di questa diserzione con i colonnelli della Meloni. A cominciare dalle necessarie coperture giudiziarie che l’abbandono della corte di zio Silvio metterebbero a rischio. Il nome di Mario ricorre spesso e volentieri in inchieste giudiziarie mai arrivate al “capolinea”, a differenza delle inchieste in cui è coinvolto Marcello Mazzetta Manna, e senza coperture potrebbero riprendere la marcia. Ecco, una volta concordato tutto questo, per Mario tradire zio Silvio per trenta denari, non è certo un problema. Non è certo uno che si fa scrupoli di coscienza. Di ideali da difendere, Mario, non ne ha mai avuti, lui si muove solo in base ai suoi interessi e a quelli dei suoi amici degli amici, l’ideale, in tutto questo, per lui, è non finire in galera. È questo l’unico “ideale” che gli interessa.