La tregua armata firmata da Berlusconi con la Meloni, per favorire la nascita del nuovo governo, inizia a scricchiolare. Zio Silvio ha capito che deve agire prima che la diserzione da Forza Mafia diventi virale, e corre ai ripari, iniziando una nuova prova di forza con la neo premier. Zio Silvio ha chiesto alla Meloni la nomina di Valentino Valentini (ronzulliano fino al midollo) a sottosegretario agli Esteri, una richiesta che crea non pochi problemi alla Giorgia mamma e cristiana. L’intenzione di zio Silvio è quella di piazzare un suo uomo a fianco dell’oramai nemico interno a Forza Mafia, numero uno: Antonio Tajani, non solo per creargli, eventualmente, problemi di immagine a livello internazionale, magari con continue esternazioni contrarie a quelle ufficiali del ministro degli Esteri, ma soprattutto per tenerlo sotto controllo e sotto costante pressione. Stargli col fiato sul collo, è questo lo scopo di zio Silvio che ha capito che Tajani e altri sono oramai prossimi all’abbandono di Forza Mafia. Una “scissione” che zio Silvio non può più evitare, ma di sicuro renderà la vita difficile a traditori e disertori. E gli argomenti e i mezzi certo non gli mancano.
La Meloni ha già organizzato una scialuppa di salvataggio per i naufraghi di Forza Mafia, guidata dal capitano Lupi, pronto a tirarli tutti a bordo. Ed è per questo che zio Silvio ha deciso di puntellare le falle. Può contare su 3 dei 5 ministri di Forza Mafia. Dalla sua: Zangrillo, Fratin, Casellati. Contro: Bernini, e ovviamente Tajani, e non è un caso se il berlusconiano Mulè ha chiesto le dimissioni dei due dagli incarichi di partito. E la conta non è finita, all’appello manca ancora la Calabria, la roccaforte di Forza Mafia. Nel declino elettorale generale in Calabria zio Silvio, attraverso i suoi terminali, ha retto. Ed è per questo che nella sua strategia di disturbatore la Calabria assume un importante ruolo. Ha bisogno di colonnelli disposti ad esporsi al posto suo con uno scopo: logorare la Meloni. Alla Mulè per capirci.
Ma zio Silvio, che non è certo di primo pelo, questa volta non ha fatto i conti con la mancanza di spina dorsale e dignità dei suoi accoliti calabresi, usi ad abbandonare la nave quando affonda. La Ronzulli ha più volte contattato don Ciccio Cannizzaro, personaggio che definire squallido politicamente è fargli un complimento, pregandolo di fare la conta di tutti i picciotti di Forza Mafia calabresi ancora fedeli a zio Silvio. Lo ha chiesto a lui perché don Ciccio ha sempre ricevuto favori da zio Silvio e incarichi di “prestigio”. Ma la riconoscenza, si sa, non appartiene ai politici calabresi, sempre pronti a vendersi per 30 denari. Che è quello che ha fatto don Ciccio che più che porsi agli altri come emissario di zio Silvio, ha convinto gli indecisi a saltare il fosso con lui.
Ciccio bummino ha convinto i fratelli Occhiuto che è meglio abbandonare la nave di zio Silvio, destinata oramai ad affondare. Non conviene restare fedeli a Berlusconi, gli affari si fanno con chi detiene il potere politico, e zio Silvio da questo punto di vista non conta più niente. E poi se va in porto la nomina di Mangialavori a sottosegretario alla Sanità, promessa dalla Meloni in cambio della sua adesione al gruppo di Tajani, in Calabria, fedeli a Berlusconi, resterebbero solo i fratelli Occhiuto. E Roberto non può permettersi di avere un governo ostile. Meglio dar retta alle parole di don Ciccio che in quanto a tradimenti, intrallazzi, trame, traggiri e salti della quaglia, non è secondo a nessuno. Insomma i giochi sono chiusi, e la Calabria di Forza Mafia si avvia a mollare il capo. Non resta, ai traditori, che ufficializzare la diserzione, e attendere la reazione di zio Silvio che di sicuro vorrà meglio spiegare il significato del termine “riconoscenza” a chi la riconoscenza non sa nemmeno cosa è!