Rende. Il “patto” tra Gattopardo e Marcello Mazzetta per dare fastidio al lavoro di Gratteri e della Dda

Non serviva molta fantasia per immaginare che l’ormai ex procuratore della Dda Nicola Gratteri non fosse per niente “contento” della penosa operazione della procura di Cosenza denominata “Malarintha” sul comune di Rende, tra l’altro smontata quasi per intero dallo stesso gip che aveva firmato l’ordinanza e che proprio ieri è arrivata allo scontato epilogo del “tutti assolti”. E non serviva neanche molta fantasia per sapere che l’ormai ex procuratore Gattopardo di Cosenza, al secolo Mario Spagnuolo, era ed è un vecchio compagno di merende del sindaco mafioso e mazzettaro di Rende, al secolo Marcello Manna, insieme al quale ha delegittimato il primo processo antimafia in città (https://www.iacchite.blog/cosenza-rapporto-choc-sul-tribunale-lasse-spagnuolo-manna-inquinare-le-prove-del-garden/).

Il modus operandi del procuratore Gattopardo, del resto, lo conosciamo perfettamente ed è stato già “testato” in altre occasioni nelle quali c’era da “salvaguardare” qualche fratello di loggia. Per esempio, Mario Occhiuto con i suoi famigerati affidamenti diretti alle ditte amiche e pure in odor di mafia. Alla fine, le squallide operazioni messe su dalla procura di Cosenza erano servite soltanto a dimostrare che non c’era un teorema valido a sostenere le accuse e in mancanza di un intervento della Dda per perseguire gli elementi “mafiosi”, non avevano sortito l’effetto di far cadere Mario Occhiuto, che era rimasto saldamente in sella e aveva nominato dirigente il nipote del Gattopardo ovvero quel parassita sociale che risponde al nome di Giampaolo Calabrese.

Tutti gli addetti ai lavori, anche leggendo l’ordinanza e le richieste dei pm, non hanno potuto fare a meno di notare che mancano appalti e affidamenti diretti di grande importanza a Rende come quelli relativi ai tributi, al celeberrimo Parco Acquatico per non parlare della caserma dei vigili del fuoco e del concorso truccato per il “numero 1” dei dirigenti rendesi, il corrottissimo Infantino, degli sbancamenti di terreno e dell’abbattimento di alberi in zone tra l’altro vicinissime alla caserma dei carabinieri di Rende e persino alla gara per la gestione del Palasport Europa, che come tutti sanno è stata assegnata a un parente diretto dei boss Di Puppo. Insomma, da una parte una “foglia di fico” per il Gattopardo, che avrebbe voluto dimostrare di aver perseguito anche lui Manna, ma dall’altra un vergognoso strumento per tirarlo fuori dai guai in sede di Tribunale della Libertà e del Riesame e per condizionare negativamente anche il lavoro della Commissione d’accesso all’interno del comune mafioso di Rende. Operazione per fortuna fallita…

E non è un caso e non è sfuggito proprio a nessuno che questo è il solito gioco delle tre carte che ancora una volta ci viene propinato da questi mafiosi. Così come ormai non fa neanche più notizia il silenzio di tutto il bestiario politico – di sinistra e di destra – che di solito, specie quando arrivano i blitz di Gratteri, grida allo scandalo e al falso garantismo.

Ben presto, ara squagliata d’a nivi come si dice a Cosenza è venuto a galla l’ennesimo “patto” tra il vecchio Gattopardo e il vecchio Marcello Mazzetta con la scontatissima assoluzione. Per fortuna, però, resistono ancora la condanna in primo grado a 2 anni e 8 mesi per la mazzetta al giudice Petrini e anche il processo Reset, per il quale non siamo ancora arrivati alla sentenza di primo grado.Â