Reggio. Palazzo San Giorgio è “infetto” e silenzioso

‘Ndrangheta e appalti pubblici è ormai un “classico” della letteratura socio-politico-criminale reggina. Il denaro pubblico è sempre una tentazione irresistibile per le coschem che spesso si servono dei politici per conquistare lucrosi appalti e qualche volta della burocrazia degli enti. Svariate indagini della Dda di Reggio Calabria, nel corso degli anni, lo hanno dimostrato e i Tribunali lo hanno confermato a suon di sentenze.

Nell’ultima inchiesta “Revolvo”, questa volta, non ci sono politici invischiati. Questa volta sono rimasti impigliati nella rete della Guardia di Finanza sei funzionari del Comune di Reggio (cinque con l’accusa pesante di concorso esterno in associazione mafiosa, uno “solo” per corruzione) ma da Palazzo San Giorgio non si è levato un fiato. Non una parola di condanna né commento e neppure un’analisi distaccata dei fatti, solo un silenzio assoluto e drammatico, che deve fare riflettere molto la città.

Certo, il clima di garantismo assoluto, disceso a Reggio e in Italia dalla riforma Cartabia in poi, potrebbe essere una buona scusa del tacere dei politici e tuttavia non si può non dire che Palazzo San Giorgio è ormai “infetto”. E’ diventato infatti il centro di gravità permanente di ogni inchiesta giudiziaria, dalla più piccola alla più grande. Dalla cessione agli amici dei “gioielli di famiglia” (processo Miramare) fino ai brogli elettorali passando per gli appalti e la ‘ndrangheta. Certo, parlando si corre il rischio di sbagliare (siamo ancora alle indagini preliminari), ma tacere è peggio. Fonte: Gazzetta del Sud