Che l’elezione di Franz Caruso a sindaco della città sia frutto di un accordo sottobanco tra la famiglia Madame Fifì – Capu i Liuni e la famiglia Occhiuto, lo hanno capito anche i marziani. Basta guardare il risultato elettorale al ballottaggio per capire lo spostamento di voti degli Occhiuto a favore di Franz, che non ci hanno pensato due volte a sacrificare il loro uomo di facciata, l’altro Caruso. L’accordo prevede la gestione, come diciamo da tempo, dei finanziamenti che arrivano dall’Europa. Poiché nelle casse comunali, come si sa, non c’è rimasto nulla, si può solo sgobbare sugli appalti milionari pagati dalla comunità europea. E sono già più di 40 milioni di euro che Franz Caruso, per conto di Nicola Adamo, si appresta a gestire. 25 milioni di euro per Cosenza vecchia, e 15 milioni di euro per i quartieri periferici, via Popilia, Serra Spiga, San Vito. Appalti già a bando e presto operativi.
Ecco spiegato il perché della candidatura a sindaco di Franz, che conosceva benissimo la disastrosa situazione finanziaria del Comune, e nonostante tutto ha deciso di fare il sindaco. Non certo per sistemare i guai prodotti dal decennio occhiutano, o per aiutare i tanti cosentini in difficoltà, ma solo per poter gestire l’enorme mole di denaro destinata a Cosenza dal PNRR. Franz, candidandosi, sapeva benissimo che ai quasi 500 milioni di euro di debiti accumulati negli ultimi 15 anni, non c’è alcun rimedio, ma ha fatto credere ai cosentini che si ‘mmuccanu tutto, che lui avrebbe salvato la patria. Franz ha giocato sporco su questo: aveva promesso una operazione verità sui conti comunali che non è mai partita, e mai, ovviamente, partirà.
Il piano di Capu i Liuni va alla grande, i soldi sono arrivati e gli amici degli amici si sono già bene inseriti nel circuito delle forniture e dei subappalti. A Franz, che deve curare gli interessi di Nicola Adamo, dei problemi dei cittadini non gliene frega niente, e tutti lo hanno capito. La città è completamente abbandonata e i lavori preventivati a Cosenza Vecchia, e nei quartieri, andranno avanti per decenni – perché gli appalti sono gestiti da personaggi che non hanno nessun interesse a completare i lavori, almeno non prima di aver chiesto e ottenuto adeguamenti economici fittizi – complicando ancora di più la vita dei cosentini.
Lo abbiamo visto con piazza Fera, lavori eterni e mal eseguiti al punto che metà della piazza risulta ancora sequestrata, con l’ex Hotel Jolly, con il contratto di quartiere a Santa Lucia, viale Parco, il Parco Acquatico, tutti eterni cantieri. Purtroppo gli appalti pubblici da noi funzionano così, prendono i soldi e scappano, e chi si è visto si è visto, tanto nessuno mai gli chiederà conto. Se ci fosse una procura serie e onesta, tutto questo non sarebbe possibile, e i lavori, utili per la collettività, eseguiti nei modi e nei tempi previsti dal capitolato d’appalto. Ma così, come tutti sanno, non è.
Franz Caruso è talmente occhiutiano che non solo racconta chiacchiere come e forse più di Mario Occhiuto, ma ne ha addirittura mutuato anche la prosopopea comunicativa tutta rendering e concerti. Come Mario Occhiuto, anche Franz vende fumo, e neanche di quello buono. Spaccia per consenso popolare alla sua amministrazione, il solito concerto di Capodanno e inietta pesanti dosi di grafica, che illustrano mondi fantastici, tipo le copertine della rivista dei Testimoni di Geova, ai cosentini assuefatti. Tutto fumo e niente arrosto. Del pronto soccorso al collasso, dei trasporti falliti, della manutenzione stradale cittadina, dell’emergenza abitativa, delle scuole pericolanti, della spazzatura in ogni dove, degli abusi di Municipia, dell’acqua a singhiozzo, del bene pubblico in mano ai mafiosi, a questa amministrazione non gliene può fregar de meno. Il tutto giustificato con: “non ci sono soldi, il Comune è fallito”. Nel mentre i bandi per gli appalti viaggiano alla velocità della luce, e per gli amici degli amici quello che si prospetta è un danaroso inizio di anno. Alla faccia delle casse vuote del Comune! Ai cosentini, invece, non resta che sperare nell’anno che verrà… se mai arriverà.