Il breve rinvio della sentenza del processo per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini (dalla fine di luglio al 1° ottobre con requisitoria, conclusioni e arringa a settembre) non ci impedisce affatto, anzi ci agevola nella necessaria, LUNGA e indispensabile opera di ricostruzione delle fasi salienti del processo.
16 MARZO 2023 – 38^ UDIENZA
Tre pezzi di storia del Cosenza Calcio, gli ex presidenti Antonio Serra e Paolo Fabiano Pagliuso e l’ex segretario generale Antonio Covino, hanno testimoniato alla 38^ udienza del processo per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini in corso in Corte d’Assise. Alla sbarra, ma contumace anche in questa udienza per come accade ormai da diverso tempo, Isabella Internò, 54 anni, ex fidanzata del calciatore.
Covino è stato segretario generale del Cosenza Calcio dal 1981 al 2005. Praticamente impossibile scindere il suo nome dai colori rossoblù, una sorta di istituzione e di sempre puntale riferimento per tutte le generazioni di dirigenti e anche di giornalisti al seguito del Cosenza, specie nei periodi di calciomercato. Ma non solo, viste le frequenti vicissitudini e crisi societarie che si sono succedute nel tempo.
Con la sua proverbiale precisione, Covino ha spiegato che si occupava sia della parte sportiva dei tesseramenti sia di quella amministrativa, legata alle iscrizioni ai campionati, all’attività aziendale e agli stipendi dei calciatori, compresi i premi partita e i premi promozione (o salvezza) che fino a qualche tempo fa erano regolarmente previsti con tanto di tabelle depositate in Lega dopo l’accordo tra la squadra e la società.
Le domande del pm Luca Primicerio hanno dato l’opportunità di chiarire a Covino che per Denis Bergamini c’era la possibilità di ricevere i proventi relativi alla stipula di due polizze di assicurazioni: una stipulata dalla Lega Calcio, obbligatoria, che prevedeva un massimale di 200-250 milioni e che sarebbe andata alla famiglia e l’altra dal Cosenza Calcio attraverso La Previdente, che prevedeva un massimale di 1 miliardo – 1 miliardo 200 milioni – delle vecchie lire. La società aveva incaricato l’avvocato Giovambattista Manfredi per capire se c’erano i margini di ottenere i proventi ma la sentenza di assoluzione del 1991 nel processo per omicidio colposo al camionista Pisano nella pretura di Trebisacce, confermata nei successivi gradi di giudiziio, aveva impedito che il Cosenza Calcio potesse riscuotere i proventi della polizza di assicurazione.
Antonio Serra, 67 anni, è stato prima vicepresidente, nel 1986 e nel 1987, e poi presidente del Cosenza Calcio dal 1988 al 1993. Serra era il vice di Carratelli ai tempi della promozione in Serie B e poi era diventato presidente dopo le sue dimissioni, nell’ottobre del 1988, dopo una sconfitta al San Vito contro la Cremonese. Era il campionato di Bruno Giorgi, quando il Cosenza arrivò ad un passo dalla Serie A. Dopo un avvio difficile, la squadra, proprio in concomitanza con la nomina di Serra a presidente, aveva collezionato nove risultati utili consecutivi, a partire dalla vittoria al San Vito nel derby con la Reggina. Un periodo di passione straordinaria per i colori rossoblù, che l’allora presidente ricorda ancora oggi con grande nostalgia, sottolineando che quei nove risultati utili consecutivi erano stati ribattezzati, con un filo di ironia, “effetto Serra”. Impossibile non ricordare quel periodo, così come quello di qualche anno dopo, nel 1992, quando all’ultima giornata, a Lecce, il Cosenza perse e vanificò la possibilità di giocarsi la Serie A in uno spareggio con l’Udinese, a pari punti con i Lupi, ma che vinse ad Ancona in quell’ultima domenica di campionato. A Lecce c’erano 10mila tifosi del Cosenza, un esodo che anche oggi fa venire i brividi.
Ma in mezzo a questi grandi campionati, la storia di Cosenza e del Cosenza è stata funestata dall’omicidio di Denis Bergamini. Serra ha ricordato come apprese la notizia: era al Motel Agip in attesa della rituale cena del sabato sera insieme ai tecnici della squadra, quando l’allenatore Simoni ricevette la telefonata di Isabella Internò che gli comunicava la morte di Denis Bergamini, che si era buttato sotto un camion. “Me lo dissero il direttore sportivo Ranzani e l’allenatore in seconda Pini. Successivamente, la stessa Internò avrebbe ritelefonato per parlare ancora con Simoni e poi con il calciatore Marino e a quel punto si prese la decisione di informare tutta la squadra”.
Serra inizialmente aveva pensato che poteva essere stato un incidente la causa della morte di Denis: “Non credevo nel suicidio e il mio pensiero era stato che ci poteva essere stata una lite tra due fidanzati, al culmine della quale poteva essere successo qualcosa di accidentale che aveva determinato la morte di Bergamini”. Ma questa sensazione non era stata suffragata dal racconto di Isabella Internò: “Andai a casa sua insieme a Ranzani ma era stata categorica nel confermare che si trattava di suicidio. A me questa versione non convinceva”. Serra ha quindi ricostruito il profilo di Bergamini: “Un ottimo calciatore, un professionista serio, che non ha mai dato problemi di nessun tipo: non ho mai pensato che volesse suicidarsi”.
Quando gli viene chiesto come mai aveva un personale convincimento che la morte di Bergamini potesse essere stata causata da un incidente, Serra è sincero nell’affermare che la sua impressione poteva essere stata acuita dal fatto che in quel caso il Cosenza ma anche la famiglia del calciatore avrebbero potuto riscuotere i premi delle polizze assicurative. Ma afferma che questo pensiero era precedente di qualche ora rispetto a quello che poté vedere con i suoi occhi all’obitorio di Trebisacce: “Andammo all’obitorio per vedere per l’ultima volta Bergamini e constatammo che il viso era normale, senza ferite: decisamente in contrasto con quanto potevamo pensare prima”. Serra ha anche confermato di aver incontrato Michele Padovano a Torino, il quale gli aveva esternato la sua convinzione che Denis era stato ucciso.
In una intercettazione telefonica del 2017, Serra commenta con l’avvocato Carlo D’Ippolito, anch’egli dirigente del Cosenza Calcio negli anni ’80 e ’90, quanto stava accadendo all’epoca in cui era stata riesumata la salma di Bergamini. L’ex presidente a un certo punto afferma: “… Le indagini sono state fatte proprio con i piedi, insomma uno schifo… gli unici fottuti siamo stati noi e la famiglia…”. Con evidente riferimento all’insabbiamento delle indagini e al mancato risarcimento.
Ma non solo: sempre con riferimento all’idea che Serra si era fatto dell’evento, il presidente della Corte d’Assise gli fa rilevare che nel corso della stessa intercettazione con D’Ippolito, Serra sembra dare credito alla versione del suicidio perché è uscita fuori da due gradi di giudizio. Ma l’ex presidente del Cosenza replica affermando che si trattava di “un punto di vista cartaceo” ovvero di una verità soltanto processuale che non era assolutamente la verità dei fatti. E se proprio fosse rimasto un ultimo dubbio, Serra sottolinea con decisione: “Io credo nella scienza al di là di ogni discorso, e la scienza ha dimostrato che Bergamini è stato ucciso prima di essere messo sotto il camion”. Con un chiarissimo riferimento alla superperizia, le cui prove sono state cristallizzate con un incidente probatorio, che ha chiarito definitivamente che Bergamini è stato soffocato dai suoi assassini.
Antonio Serra ha anche spiegato nei dettagli perché la trattativa con il Parma per la cessione di Bergamini non era andata a buon fine. In pratica, l’interesse dei ducali per Denis si era “raffreddato” e non fu certo il calciatore a non voler andare a Parma. “Il Parma aveva seguito Denis – ha ricostruito Serra -, si era “innamorato” delle sue qualità ma quando poi eravamo a Milano al calciomercato alla fine venne fuori che non poteva essere una prima scelta e che non sarebbe stato titolare. A questo punto Ranzani, che curava con grande esperienza e abilità il mercato e aveva un rapporto iperprotettivo con Bergamini, avendolo scoperto tra i dilettanti ed essendo ferrarese anche lui, lo convinse a restare a Cosenza. Mi disse però che andava sensibilmente ritoccato il contratto e noi quasi glielo raddoppiammo…”. Quanto alla consistenza dell’offerta economica del Parma, Serra non ha saputo dare una quantificazione esatta, ma ha ricordato “che non era eccessiva”. Tradotto in soldoni (è proprio il caso di dirlo) il Parma non aveva poi tutta questa grande volontà di acquistare Bergamini. Tanto per capirci e per far capire a chi ancora non ci crede.
Chiusura tragicomica, come accade sempre quando vanno in scena i fantasmagorici “controesami” dell’avvocato Angelo Pugliese. In questo caso quando il “principe del foro” tira fuori dal suo cilindro magico la fatidica domanda: “Ma lei – Serra – è andato in questura con Tonino Paese?”… Risate generali (inevitabili anche quelle della presidente Lucente), che hanno per qualche istante allentato la tensione dell’aula.
Subito dopo ha testimoniato Paolo Fabiano Pagliuso, al quale dedicheremo un articolo a parte (https://www.iacchite.blog/omicidio-bergamini-38-udienza-pagliuso-ranzani-mi-disse-che-denis-stava-per-sposare-una-ragazza-delle-sue-parti/)