Cosenza, dall’allegro saccheggio di Occhiuto agli affari criminali di Adamo: Franz come Perugini

Se con Mario Occhiuto le pratiche amministrative degli amici degli amici avevano la priorità su tutto, pressato com’era e com’è dai tanti creditori che giornalmente bussavano e bussano alla sua porta, con Franz Caruso la situazione è peggiorata. Per i cittadini, non per gli amici degli amici che a palazzo dei Bruzi erano e sono ancora oggi di casa. Gli unici che non smobilitano mai: cambiano i sindaci, gli assessori, i consiglieri, ma gli amici degli amici sono sempre gli stessi. Chi più chi meno, con i soldi del “comune di Cosenza”, ci mangiano in tanti: paranze politiche, costruttori di debiti, pseudo imprenditori (leggi ditte amiche), professionisti di tutte le specie, consulenti per tutti i gusti, fornitori tout court, intellettuali e artisti per tutte le stagioni, associazioni a scopo di lucro di ogni ordine e grado, prenditori seriali, pezzi importanti della società incivile, capibastone di partito, servitori infedeli dello stato, malandrini a convenienza, guappi i cartuni, parenti serpenti, amici per le palle, e tanta gente perbene a cui piace incappucciarsi. Che messi tutti assieme formano un bel nutrito gruppone, all’interno della società cosentina, capace di pilotare, redistribuendo qualche briciola del bottino al folto codazzo di questuanti che non smette mai di seguirli, il voto amministrativo, e non solo, in città.

A Cosenza diventi sindaco solo se garantisci, prima di ogni altra cosa, gli interessi della massoparanza. Questo lo sanno tutti, a cominciare da chi vota personaggi che la politica, intesa come servizio pubblico, non sanno manco dove sta di casa. Quello che succedeva con Occhiuto, succede anche con Franz Caruso, con qualche differenza però. Se è vero che Mario Occhiuto ha saccheggiato impunemente le casse comunali per appianare i suoi personali debiti (25 milioni di euro, lo dice la Guardia di Finanza), senza nulla lasciare alla città, è anche vero che con Mario a mangiari aru comuni erano davvero tanti. A Mario, si sa, piace spaziare anche nell’intrallazzo. Un po’ di sano sguabbu, Mario, non lo negava a nessuno. Con Mario, diciamolo, ce n’era un po’ per tutti: ristoratori, artisti, creativi, giornalisti, illuministi (leggi luminarie), illusionisti, scafisti, elettricisti e tanti poveri gisucristi…  E poi l’amministrazione Occhiuto, di fronte a qualche emergenza sociale, seppur sempri a stuazzi e a pitazzi, una qualche soluzione, magari arripezzata, scigata, la trovava sempre. Con Franz tutto questo non c’è più. O meglio, Nicola Adamo, il sindaco ombra della città, ha deciso di concentrare u sguabbu solo su alcuni grandi affari e aprire le casse comunali, non quelle ufficiali che come tutti sanno sono vuote, solo a pochi.

Nicola non ama a zimpunia, e si concentra solo su quello che porta, in una botta sola, una montagna di guagna. Della gestione della pubblica amministrazione non gliene frega niente, se non per quel che riguarda le sue “carte”. Ed è così che il comune, nella gestione quotidiana dei problemi dei cittadini, è finito completamente nelle mani della bassa manovalanza criminale cittadina. A cominciare dalla gestione dei servizi sociali per finire alla concessione a vigna dei beni comunali a conclamati mafiosi. Per risolvere un problema, i cittadini si devono rivolgere a mafiosi ammanicati aru cumuni. Questo è.

Quello di guardarsi solo i cazzi suoi, è un classico dell’agire di Capu i Liuni, già sperimentato durante il regno di Perugini, e gestito da Franco Ambrogio, meglio conosciuto come il Cardinal de Richelieu. Infatti l’amministrazione Caruso è uguale, in tutto e per tutto, alla passata amministrazione Perugini. Si vede ad occhio nudo che dietro entrambi i sindaci (che sono due prestanome), c’è la mano di Capu i Liuni e Madame Fifì. Così come manovrarono Perugini, oggi manovrano Franz, il cui compito è quello di portare a termine l’affare “Ospedale”, che è l’unica cosa che interessa Capu i Liuni. Ospedale che se mai sarà costruito (ma questo poco importa, c’è tutto un mondo dietro la “progettazione”, vedi Ponte sullo Stretto), sarà per il 51% privato. Che tradotto significa: Nicola Adamo sta intrallazzando con il gruppo iGreco per la realizzazione della struttura, un affare gigantesco, e per arrivare al risultato serve un sindaco compiacente impegnato solo su questo, e non vuole rotture di palle (vedi la sparata di Mazzuca senza la sua autorizzazione). Per lui la città può anche sprofondare, l’importante è non fare sprofondare i suoi affari… Nicola ama gli affari, è questa la sua “cifra stilistica”, e pretende in ogni cosa l’ultima parola, che in un affare è sempre una cifra. E quelle di Nicola viaggiano alte.