Cassano. Papasso, la claque e il “primato” su tutto

di Pasquale Cersosimo 

CASSANO – Il teatrino della politica è andato di scena ancora una volta nella ridente cittadina delle Terme. Una scenetta tragicomica che tuttavia ci lascia riflettere e lascia l’amaro in bocca a quanti, come me, vivono in questa città da cinquant’anni ed ancora non hanno avuto la possibilità di esprimersi, visto e considerato che ad animare la scena politica è la solita sottocultura fatta di rancori, sfide personali ed antagonismi, ossia, nulla a che vedere con lo spirito di collaborazione e di collettività che richiede il ruolo della politica.

Perché la vera tragedia di Cassano Ionio è sempre e solo stata questa: abbiamo avuto politici di livello ma tutti con la stessa identica caratteristica: il voler avere a tutti i costi il primato sulle opere pubbliche fatte in città. Mai sia a dire: ci siamo battuti insieme per questo risultato, significherebbe la sconfitta del sistema politico clientelare con il quale i politici di oggi hanno creato i loro imperi.

Una sottocultura imperante, l’unico esempio che è stato dato da questa gente alle nuove generazioni.

Ieri la scenetta si è ripetuta: da un lato, il sindaco di Cassano, dall’altro un ex consigliere ed assessore comunale del Partito Repubblicano Italiano, Gaetano Garofalo, antico antagonista di Papasso. Nei primi anni Ottanta erano insieme a sostenere il sindaco Salvatore Frasca ma quando quest’ultimo nominò il giovane Papasso come assessore ai Lavori Pubblici, scatenò le ire del giovane Garofalo, che da allora si pose all’opposizione fin quando, caduta l’Amministrazione Frasca, divenne anche lui assessore ai Lavori Pubblici della giunta guidata dal democristiano Giuseppe Aloise, tuttavia senza gestire nulla, visto e considerato che l’Amministrazione Frasca li aveva lasciati a bocca asciutta, con un buco di oltre quaranta miliardi di vecchie lire. L’unica opera pubblica che riuscì a fare, fu una panchina in una curva dei gironi, i tornanti che costeggiano il centro storico di Cassano.

Ieri, a distanza di più di trent’anni, i due si sono incontrati alla “festa” per la riapertura della Cassano Civita, un’importante arteria di comunicazione che collega Cassano con i paesi del Pollino ed il vicino svincolo autostradale di Frascineto. Una strada costruita nel 1865, così come riportano cronache del tempo, che venne chiusa al traffico una ventina di anni fa a causa di una frana.

Una perdita importante per la città, visto e considerato che quella strada era percorsa ogni giorno da studenti e persone che venivano a Cassano per i loro acquisti ma che, dopo la frana, hanno preferito raggiungere Castrovillari, poiché più vicina a loro.

Da qualche anno, il Comitato I Care, del quale Garofalo fa parte, si è battuto per la riapertura di questa strada, spesso con incontri e sopralluoghi con i vari Presidenti e tecnici della Provincia di Cosenza, che in questi anni sono venuti a iosa a farsi selfie proprio su questa strada, nel frattempo divenuta discarica di ogni cosa.

Dopo qualche centinaio di migliaio di euro spesi, manifesti, articoli di giornale e tanto altro, ieri la strada è stata riaperta, ma con una linea gialla, posta li ad evidenziare il limite di velocità e che i lavori sono ancora in corso.

Sicuramente un risultato importante per un comitato di cittadini, che ieri era lì per godersi la festa ed i complimenti della gente, sempre perché, per la sottocultura sopra descritta,  questa cosa deve esserci altrimenti la festa non avrebbe senso.

Ed è qui che entra in scena Papasso, il guastafeste, che con “garbo istituzionale” prova a dire ad un’infiorata Presidente della Provincia che si sarebbe aspettato un intervento risolutivo del problema e non una “toppa” per far felici un gruppo di amici, definendoli claque (gruppo di persone compensate per applaudire o, eccezionalmente, per fischiare).

Una rivendicazione più che giusta, che aspira ad ottenere il meglio per il proprio territorio, un po’ come è successo al monte di Cassano l’anno scorso quando la claque ha applaudito per qualche lampione e qualcun altro ha rivendicato qualcosa di più, qualcosa di meglio. (vedi articolo Je ppu Mont).

Un termine, claque, che non è per niente piaciuto a Garofalo, il quale, in barba al politically correct ed al garbo istituzionale di rito in questi casi, ha iniziato la sua polemica verso l’antico antagonista, nel frattempo divenuto sindaco, evidenziando a me, alla mia generazione ed alle generazioni più giovani di me, quello che i politici ci hanno insegnato: il primato sulle cose.

Forse se ci fermiamo un attimo e riflettiamo, abbiamo trovato un modo per dare un nuovo corso alla politica nella nostra Città.