Longobucco. Il galoppino del generale Graziano e Calabria Verde che sta a guardare

IL GALOPPINO DEL GENERALISSIMO GRAZIANO. E CALABRIA VERDE STA A GUARDARE

Oggi vi raccontiamo la storia di un signore che si chiama Mario Parrilla. Già parcheggiatore abusivo dell’ex parroco di Longobucco don Pompeo; sostenitore di Eugenio Celestino, con Emanuele De Simone e dopo 5 anni assessore trombato della giunta Pirillo; già tifoso accanito dell’Udc del generalissimo Graziano e da poche settimane in Italia Viva, ovviamente, alla fine è stato accontentato (modifica ad personam dello Statuto comunale) con la carica di presidente del Consiglio comunale. Tanto si sa che la conoscenza dell’italiano non è fra i requisiti richiesti per gli amministratori pubblici.

Affetto da protagonismo tossico, il Parrilla è anche soprannominato l’uomo dei comitati. Presente dappertutto, negli ultimi giorni sta brigando per diventare addirittura priore della ricostituita Confraternita del SS Sacramento, alla faccia delle incompatibilità. Anche consigliere delegato fantasma (nomina annunciata e mai pubblicata) appena l’altra mattina raccoglieva le firme alla convenzione dei cosiddetti corsisti longobucchesi.

Tuttavia, il Parrilla risulta anche essere sorvegliante di Calabria Verde… in piazza Matteotti.

Infatti, a partire dalle 11 quotidianamente passeggia in piazza, fra un caffè e un’acqua minerale per poi arrivare in Comune con 2 linee telefoniche a disposizione e senza rispetto per il suo ruolo istituzionale. Le foto, di cui è orgogliosissimo, solo dalle 15.00 in poi. Meglio non lasciar traccia. Ma va pazzo per le video riprese: beccato a piazzare una webcam nella Chiesa Matrice.

A Calabria Verde già dovrebbe essere giunta qualche segnalazione, ma tutti fanno orecchie da mercante, o per meglio dire orecchie da Graziano, molto lunghe.

Si spera in una mozione di sfiducia. Ma, ahinoi, è messo meglio del Papa: inamovibile. Infatti, nella modifica dello Statuto comunale, ad personam, non è previsto l’istituto della sfiducia, per cui il sindaco può essere mandato a casa e il presidente del Consiglio comunale no. Un’altra trovata di Barbara da Cariati, la saccente segretaria comunale.