di Franco Panno
Il conservatorio della città sorge dove un tempo c’era una ex caserma, che immediatamente dopo il secondo conflitto mondiale, ospitò gli sfollati. Le stanze dove vivevano queste persone erano allucinanti. Solo dopo un quarantennio, dopo anni di sfilate e di promesse elettorali, gli abitanti di questi tuguri, adibiti ad abitazioni, ebbero una sistemazione decente, case popolari. I personaggi che popolavano la vecchia caserma li ricordo tutti. Due in particolare, attiravano la mia attenzione. Una coppia, di origini napoletane, un signore piccolo e magro e una donna corpulenta, vestita di nero, raggiungevano il centro città di primo mattino, e si sistemavano con sgabello e un pappagallo che pescava i numeri al lotto. Un’immagine che mi faceva tanta tristezza.
La malinconia dello sguardo di quell’omino, che aveva la postura del grande Toto’ e della sua compagna di taglia abbondante li porto con me. L’arte d’arrangiarsi, la dignità. Sono ormai molti anni che non li vedo più. Tutte le volte che mi fermavo a bere alla fontana dove questa coppia aveva stabilito il luogo di lavoro, li osservavo con tenerezza. Ripenso spesso a loro e a tante altre persone che popolavano cercando di svoltare la giornata, musicisti, imbonitori, i venditori di fortuna.
Siamo sempre più poveri d’umanità.
Downtown train, Tom Waits
Buongiorno