Oggi a Catanzaro si celebra la festa patronale di San Vitaliano. Nel pomeriggio, alle ore 18,30. come da tradizione, avrà luogo la processione, che si snoderà lungo questo percorso: Piazza Basilica dell’Immacolata, Corso Mazzini, Piazza Le Pera, discesa Eroi, Via Jannoni, Via Montecorvino, Via Sensales, Via Raffaelli, Piazza di Tocco, Via Poerio, Piazza Matteotti, Piazza Garibaldi, Corso Mazzini per il rientro alla Basilica dell’Immacolata. Seguirà la Santa Messa all’Immacolata. In mattinata alle 10,30 solenne Pontificale presieduto anche questo dall’arcivescovo monsignor Claudio Maniago.
Il Comune di Catanzaro, dal canto suo, ha provato a ridare impulso alla festa del Patrono Santo Vitaliano con una serie di iniziative.
CATANZARO, IL PROGRAMMA DEI FESTEGGIAMENTI (https://www.iacchite.blog/catanzaro-festeggiamenti-san-vitaliano-2025-le-date-il-programma-e-gli-eventi-dal-14-al-16-luglio/)
Musica, teatro, food e tanto altro: un cartellone di eventi mirato alla valorizzazione delle tradizioni cittadine, al recupero dell’identità catanzarese e uno sguardo al food internazionale e locale. Con l’obiettivo, sostanzialmente raggiunto, di animare il centro storico. Del resto, la devozione dei catanzaresi per San Vitaliano è fuori discussione e anzi merita di essere approfondita.
SAN VITALIANO PATRONO DI CATANZARO
di Luciana Lo Prete
LA PROCESSIONE DI SAN VITALIANO.
I fedeli di Catanzaro sono legati profondamente al santo, che è Patrono della città, invocato particolarmente in difesa contro pubbliche calamità e nei terremoti. Ogni anno si celebra la festa patronale il giorno 16 luglio, preceduta da un novenario di preghiere e di predicazione. I sacerdoti di tutta l’Arcidiocesi si radunano in tale occasione per rendere omaggio al Santo e scambiare il bacio di pace con l’Arcivescovo che celebra la Messa, cui prendono parte — come nella processione delle reliquie nel pomeriggio — tutte le autorità cittadine e provinciali.
Prima dell’attuale riforma liturgica ogni anno si celebrava in onore del santo anche la festa del patrocinio, fissata alla domenica in albis, a ricordo della protezione accordata ai cittadini nel terremoto del 1783. Grandi feste furono celebrate a Catanzaro nel 1922 per commemorare l’ottavo centenario dell’arrivo delle reliquie del Santo. Esse furono onorate dalla presenza di vari vescovi e in modo particolare del Cardinale Camillo Laurenti che, assecondando i voti dell’arcivescovo mons. Fiorentini, e di tutta la cittadinanza, rese memorando l’avvenimento e contribuì a ravvivare il culto di tanti secoli reso da Catanzaro al suo Patrono celeste.
Nella storica visita del 6 ottobre 1984, il Papa Giovanni Paolo II, ha sostato in preghiera nella Cappella del Santo Patrono. La processione si svolge per le vie del centro storico dove il busto argenteo del Santo viene portato in processione per poi ritornare nella Cattedrale dove viene officiata la messa. Al termine del rito religioso i catanzaresi rendono omaggio al loro Santo Patrono, prostrandosi davanti al busto argenteo, che solo in questa occasione dell’anno viene spostato dalla sua cappella.
CATANZARO. I DUBBI SUL PATRONATO DI SAN VITALIANO.
Catanzaro, la città delle tre “V” (vento, velluti, Vitaliano) venera san Vitaliano come suo patrono principale al 16 luglio (giorno in cui ricorre la morte del santo nell’anno 699) e ne celebra la festa del patrocinio la domenica in Albis. Prima di San Vitaliano i patroni della città di Catanzaro erano i Santi FORTUNATO di Todi e IRENEO di Lione, venerati nella chiesa di San Michele, collocata nell’attuale piazza Prefettura. Oggi le sacre spoglie sono conservate in una tavoletta esagonale posta alla base del busto argenteo di San Vitaliano, Patrono del capoluogo calabrese.
Inoltre, a Catanzaro, era conservata e venerata un’altra importante reliquia (come riporta Gabriele Barrio nel suo “Antichità e luoghi della Calabria”, 1571): “(…) Nella chiesa Episcopale si conservano alcune membra del BEATO VITALIANO e IL BRACCIO DEL BEATO TEODORO. (…)”. Nel corso della storia la città fu anche incredula della protezione di San Vitaliano per la perdita delle reliquie assieme a quelle dei Santi Ireneo e Fortunato. “Il 26 marzo 1583 – si legge in una nota storica -, mentre nel Duomo predicava Fra’ Girolamo da Castello, improvvisamente crollò un muro della Cattedrale e la Cappella di San Vitaliano ne rimase tanto danneggiata che fu necessario ricostruirla dalle fondamenta. E la notte del 22 giugno dello stesso anno due sacerdoti, che in tutta segretezza scavavano tra le macerie, trovarono i corpi dei tre Santi: Vitaliano, Ireneo e Fortunato”. Da allora, la tradizione vuole che dal suo sepolcro sia trasudata la MANNA e non vi furono più dubbi verso il Santo protettore che, nel corso dei secoli, ha difeso più volte la città e i catanzaresi da calamità naturali ed eventi bellici.
“CATAZANUM” E LE RELIQUIE DI SAN VITALIANO E SAN TEODORO. (da un documento d’epoca).
“Dopo il fiume Crotalo c’è la famosa Città di Catanzaro, tra lo stesso Crotalo e l’Allio, posta in luogo alto e salubre, munita dalla natura del luogo e quindi dall’opera dell’uomo; dista dal mare seimila passi, dodici da Scilaceo; è sede Episcopale. Recente costruzione, fu rifondata da Fagizio, procuratore dell’imperatore Niceforo in Italia, dopo quella famosa devastazione che tutta la Calabria, la Lucania e la Puglia subirono. Lo stesso Fagizio fondò anche in questa città la chiesa in onore di S. Michele Arcangelo, che Stefano, Arcivescovo di Reggio, consacrò. Fu detta Catazanum da Catizo, parola greca che significa mi fermo, perché, scelto questo luogo per fondare la città, vi trattennero, o da catà, sopra, zao, vivo e ora, monte, perché la città fu fondata su questo monte eccezionale per clima mite e limpidezza del cielo. Onde Sarebbe dovuta essere chiamata Catazarium. Essa si accrebbe di tanto, che in questo tempo è annoverata tra le prime città della Calabria. Qui si tessono panni di seta di ogni genere e variamente colorati, e questi ottimi, alla lavorazione dei quali sono addetti moltissimi tessitori; e vi sono nella città moltissimi telai. Callisto, secondo di questo nome, consacrò questa Chiesa Episcopale, tuttavia sotto il nome delle tre Taverne, come è scritto nelle sue lettere sulla consacrazione di questa Chiesa, che io ò letto. Nella chiesa Episcopale si conservano alcune membra del BEATO VITALIANO e IL BRACCIO DEL BEATO TEODORO.(…)”. (Gabriele Barrio, da: “Antichità e luoghi della Calabria”, 1571).
CALLISTO II E LE RELIQUIE DI SAN VITALIANO.
Papa Callisto II , nato Guido dei Conti di Borgogna (Quingey, 1060 circa – Roma, 13 dicembre 1124), nel 1120 trovandosi in sosta a Benevento per recarsi in Calabria, rese omaggio alle reliquie di san Vitaliano attratto dall’eco dei miracoli da lui ottenuti. In questo ricordo, essendo a Catanzaro per consacrare la Cattedrale, pensò di meglio solennizzare l’evento facendone traslare i resti. Così San Vitaliano, già vescovo di Capua, venne proclamato patrono della Città, in un giorno solenne in cui il Papa aveva con sé – secondo le Cronache del Santuario di Montevergine – ventiquattro cardinali e uno stuolo di vescovi, abati e prelati, il chè rinforza la veridicità della discussa Bolla catanzarese di consacrazione della Cattedrale sottoscritta, quindi, da una vera delegazione di fede. Tanta magnificenza era rappresentativa della missione impersonata da Callisto II e dell’importanza del segno che in modo solenne egli attribuiva al ruolo che Catanzaro avrebbe dovuto svolgere, per incoraggiare e rafforzare la presenza della Chiesa latina. In questo scenario è riconosciuta, in modo inappellabile, la diocesi di Catanzaro come pilastro di latinità.
IL PATRONO PROTEGGE LA CITTA’ DAI TERREMOTI.
Vitaliano, vescovo di Capua, visse in Campania nel VII secolo. Cacciato e peseguitato ingiustamente dai suoi concittadini, fu cucito in un sacco e gettao nel Garigliano. Salvato per intervento divino, fu raccolto incolume sul lido di Ostia e da lì raggiunse il Monte Vergine dove edificò una chiesa in onore di Maria Santissima e dove visse in eremitaggio fino alla sua morte avvenuta nel 669. Nel 1122 il papa Callisto II, trasferendo a Catanzaro l’antico vescovado di Tres Tabernae, fece dono alla città delle reliquie del santo. Nel 1311, Pietro Ruffo, conte di Catnzaro, edificò nella cattedrale una apposita cappella per riporvi i resti del Santo. Il 22 giugno 1583, il vescovo Nicolò Orazio ne fece la ricognizione canonica. Catanzaro, la città delle tre V (Vento, Velluti, Vitaliano), venera Vitaliano come suo Patrono principale il 16 luglio e ne celebra la festa del patrocinio la Domenica in Albis. Ne sperimentò più volte la protezione miracolosa in occasioni di terremoti e nel 1922 commemorò con solennità il settimo centenario dell’arrivo delle reliquie. Il suo culto è anche molto diffuso in Campania.
SAN VITALIANO SALVA DALLA PESTE CATANZARO E I SUOI CITTADINI.
Non fu questo il solo miracolo che operò il santo Patrono della città altri ne vennero attribuiti al Protettore, tra cui quello della peste del 1656 che fece strage in Calabria: Catanzaro rimase immune e due persone che vi penetrarono, entrambe prese dalla peste, provenienti uno da Girifalco e l’altra da Amaroni, non solo non contagiarono i Catanzaresi, ma guarirono poco dopo entrati oltre le mura di cinta della città.
“CASE ARSE” E IL MIRACOLO DI SAN VITALIANO.
Nel corso della lotta tra i Catanzaresi e le truppe del Centelles, si deve registrare un episodio, dal quale prese il nome uno dei rioni cittadini, quello tuttora conosciuto come “Case Arse”, nelle cui vicinanze si erge il Castello normanno del Conte. Una sera, nelle fasi dell’estenuante e cruento dissidio, il Centelles fece uscire dal castello tre compagnie di soldati, con le fiaccole accese, che avevano l’incarico di appiccare il fuoco al rione circostante, allo scopo evidente di terrorizzare la popolazione e ridurla alla propria volontà. Il favore del vento propagò, infatti, un pauroso incendio che minacciò di distruggere tutta la città. Catanzaro sarebbe finita forse in un enorme rogo, se non fosse intervenuta – come si disse e si sostenne e gli storici annotarono — l’intercessione di San Vitaliano Protettore, che al vento fece cambiare direzione, salvando così la città. “Rimase bruciata soltanto quella contrada — scrive il d’Amato — che si appella sino ai di d’oggi “Case Arse”, ove prima dicevasi il quartiere del Paradiso”.
LA FACCIA GIALLA DI SAN VITALIANO. UN MODO DI DIRE CATANZARESE: «Ava ‘a faccia ‘e san Vitalianu sdegnata!» (Ha la faccia di San Vitaliano sdegnata!). C’era la credenza popolare, in altri tempi, che il protettore della città non gradisse di esser trascurato e non venerato, come si conviene al santo che tiene lontane le calamità e soprattutto i terremoti, se l’avesse a male, addirittura, si… arrabbiasse come un comune mortale e che desse segni manifesti di ciò attraverso la statua d’argento che lo ritrae a mezzo busto con paramenti e mitria di vescovo (come S. Gennaro e S. Agazio ed altri vescovi santi) facendo cambiare colore ai suo viso; l’argento splendente diventava di colore giallo opaco… Appena la voce si diffondeva il popolino si allarmava e temeva soprattutto il sopraggiungere di un terremoto, per cui nella cattedrale grande era il numero di fedeli giunti per pregare. Era una manifestazione composta, serena, secondo le secolari tradizioni della città, che riconfermava, con l’accorrere in chiesa e con la preghiera, la sua devozione al protettore, a differenza di quanto avveniva, ed ancora avviene a Napoli dove, allorché il miracolo della liquefazione del sangue tarda molto a verificarsi, il popolino rivolge a San Gennaro (che era stato retrocesso fra i santi di serie B e che poi è tornato in serie A, espressioni offensive: “faccia gialla, faccia ‘e limone”) ecc. Ai tempi d’oggi nemmeno i popolani pensano che il protettore possa arrabbiarsi e far cambiare il colore del suo viso, che è sempre e comunque splendente.










