Matteo Salvini, il Cazzaro che vive da sempre alle spalle dei contribuenti

MATTEO SALVINI, IL CAZZARO CHE VIVE ALLE SPALLE DEI CONTRIBUENTI

di Pino Tassi 

Mentre 170 mila famiglie in carne ed ossa hanno perso il reddito di cittadinanza e di queste oltre cinquemila nella sola provincia di Cosenza, assistiamo allo spettacolo indecoroso della politica che corre ad intestarsi questa scelta vergognosa senza alcun rispetto per il dramma che ogni persona vive. E’ una gara a chi fa la faccia più spietata, c’è chi all’improvviso diventa intransigente e rigoroso, c’è chi vuole chiarezza e indire commissioni per valutare l’operato dell’ex Presidente Pasquale Tridico. Un calabrese per bene su cui buttare fango e illazioni per pura speculazione politica.

Tra tutte le dichiarazioni, quella più odiosa, supponente e arrogante è come al solito di Matteo Salvini. Ieri ha dichiarato: “Ho visto le polemiche sul reddito di cittadinanza. Chi non può lavorare continuerà a essere aiutato. Chi ha trent’anni, non ha disabili a casa, non ha problemi, non ha minori a carico, può lavorare e rifiuta di andare a lavorare è giusto che non venga più mantenuto a spese dei cittadini italiani. E mi spiace, ma è così. Ti alzi e vai a lavorare come fanno le persone qua in Romagna domani mattina alle sei”.

Lui, Matteo Salvini, che nella sua vita non ha mai conosciuto la parola lavoro, ha sempre vissuto con la politica e con i rimborsi e gli stipendi presi nelle cariche elettive ricoperte e pagate con i soldi dei contribuenti italiani.

Matteo Salvini è così vagabondo che nemmeno la laurea in lettere è riuscito a perseguire. Dopo la maturità classica conseguita con uno striminzito 48/60 si iscrive a Scienze politiche e dopo un anno passa a Lettere. Qui si ha l’unica testimonianza di un suo avvicinamento al mondo del lavoro. Un avvenimento storico ed unico che viene riportato perfino su Wikipedia che ci informa: “Durante il primo anno di studi storici, Salvini – per potersi pagare gli studi e le vacanze  lavorò presso la catena di fast food Burghy.”. 

L’impatto deve essere stato così traumatizzante che non si trovano altre tracce di simili iniziative scorrendo tutto il sito. Dopo ben 12 anni di università, in lettere, indirizzo scienze storiche, caso mai trascorsi su morbidi divani e poltrone a cazzeggiare di rivoluzione visto che in quegli anni frequentava il Leoncavallo, decide di mettere la testa a posto e quindi di conseguenza si iscrive alla Lega Nord. Dal 1994 vive con i soldi dei contribuenti, prima come consigliere comunale di Milano, poi ricoprendo vari incarichi nella lega stessa e tenta l’altro approccio con il mondo del lavoro iniziando a scrivere sulla Padania e poi inizia a fare il cazzaro a Radio Padania libera.

Naturalmente sempre con i soldi dei contribuenti italiani e del finanziamento ai partiti politici e alla stampa di partito. E’ così cazzaro già fin da giovane che in una visita dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi avrebbe affermato rifiutandosi di stringergli la mano: «No grazie, dottore, lei non mi rappresenta“.  Pure tamarro e scostumato. Invece di vantarsi dell’episodio dovrebbe ringraziare di aver trovato quell’uomo mite di Ciampi, se avesse incontrato Sandro Pertini  forse avrebbe abbandonato pure la politica per la vergogna. E l’umanità si sarebbe evitata le sue cazzate.

Voi non ci crederete ma dal 2004 al 2006 diviene parlamentare europeo. L’attività parlamentare a Bruxelles sarà stata così snervante che dopo due anni scappa e torna a fare il consigliere comunale a Milano. Signora mia, non era cosa stare lì con tutti quegli stranieri.

Finalmente nel 2008 viene premiato e arriva alla Camera dei Deputati, ma anche qui non si dà pace e decide di tornare a Bruxelles  nel 2009. Forse perché li si FATICAVA di meno  e pensate voi che ben 70 mila padani danno il loro voto ad un simile campione di lavoro. Nel 2012 diviene segretario della Lega Nord. Alle elezioni politiche del 2013 viene eletto nuovamente nel parlamento italiano ma decide di dimettersi e di rimanere a Bruxelles. Dove viene rieletto nel 2014 con una valanga di voti.

Nel 2016 viene eletto per il tredicesimo anno di fila consigliere comunale di Milano, dove naturalmente brilla per le sue assenze. Nel 2018 lascia Bruxelles e ce lo ritroviamo nostro senatore, viene eletto in Calabria dove lo si nota in tutto per due spedizioni sulle nostre belle spiagge in piena estate a fare bagni e comizi serali. Della sua presenza al Viminale come Ministro degli Interni non si hanno grandi tracce, preferendo girare l’Italia da nord a sud a fare comizi e a parlare alla pancia degli italiani che naturalmente lo premiano alle elezioni europee. Ad agosto del 2019 sempre da Ministro degli Interni, sempre dal suo luogo abituale di lavoro, il Papeete beach, dà il benservito al  governo Conte. Sbaglia i calcoli politici e il benservito viene dato a lui da ministro. Ma per il nostro eroe cambia poco, nulla faceva da ministro e nulla continuerà a fare negli anni successivi in parlamento. Adesso è ritornato a fare il ministro delle Infrastrutture e lui pensa che basti parlare con in mano un tablet per darsi un’aria di competenza. La tragedia è quando apre la bocca… le cazzate fuoriescono una dopo l’altra senza  tregua e senza sosta.

Ecco, questo è Matteo Salvini, l’uomo che adesso si è innamorato a fare l’ingegnere e vuole farci il Ponte sullo Stretto. E anche questa fisima prima a poi gli passerà perché chi nasce parolaio state certo che la fatica cercherà sempre di scansarla. Matteo Salvini, un uomo che non ha mai lavorato in vita sua e che ha sempre vissuto, come dice lui, “mantenuto a spese dei cittadini italiani”.

Matteo Salvini, arriverà prima o poi il momento  che  mi spiace, ti dovrai  alzare e andare  a lavorare come fanno le persone qua in  Calabria e nel Sud… domani mattina alle ore sei.