Fonte: Giornale d’Italia (https://www.ilgiornaleditalia.it/news/cronaca/519735/vaccino-covid-invalido-dopo-moderna-vaccini-scaduti.html)
“Ho fatto un errore, ne sto pagando le conseguenze. Tornassi indietro non rifarei mai più il vaccino anti Covid”. C.G., 52enne calabrese, racconta in esclusiva a Il Giornale d’Italia, l’odissea che sta vivendo dal 2022, quando ha deciso di sottoporsi a vaccinazione presso l’hub vaccinale del suo comune di appartenenza.
La disavventura del 52enne, già raccontata sul nostro giornale lo scorso 27 luglio, si arricchisce di nuovi particolari e di nuove ipotesi, in cui il condizionale è d’obbligo, alla base degli effetti avversi gravi che lo avrebbero reso invalido dopo la somministrazione della prima dose di vaccino Moderna.
Vaccino Covid, invalido dopo la prima dose di Moderna: cosa è successo
Ricapitolando brevemente la storia dell’uomo, questo aveva ricevuto dal suo medico curante la raccomandazione di vaccinarsi con Pfizer, poiché si tratta di un soggetto allergico. Nonostante questa prescrizione, il medico vaccinatore dell’hub avrebbe insistito per l’inoculazione del vaccino Moderna.
Subito dopo la vaccinazione il 52enne ha iniziato a stare male: “La prima botta l’ho avuta al braccio destro che ha portato l’intorpidimento della mano destra e, successivamente problemi alle articolazioni delle dita, poi, la botta finale alla parte sinistra della testa e, per più di 2 mesi mi sono sentito come un ubriaco – racconta ai nostri microfoni – poi palpitazioni, il cuore pompava all’impazzata, durante la notte la pressione arteriosa è salita a 190/100. Ho avuto per oltre un anno acufeni orribili che ancora persistono, sembrava avessi un aereo nelle orecchie. Ho patito le pene dell’inferno: salvato mia figlia, ma io ci sono cascato”.
Il 52enne è pentito di essersi fatto convincere a vaccinarsi e subito dopo questi malesseri che lo hanno reso invalido, ha presentato un esposto in Procura, assistito dall’avvocato Veronica Sommario. La procura di Castrovillari non ha archiviato come successo altrove, ma ha aperto un fascicolo per atti criminosi tra cui falsità in atti.
Numeri di lotto diversi sui certificati
Quest’ultima ipotesi di reato è legata ai numeri di lotto del vaccino. Il 52enne, dopo un accesso agli atti, ha riscontrato che il numero di lotto riportato sul fascicolo vaccinale rilasciato dalla Asl, è diverso da quello riportato invece sulla ricevuta di vaccinazione che gli è stata consegnata all’hub.
“Il sospetto è che il lotto sia stato falsificato, in modo tale da indicare quello corretto negli agli atti per il controllo del Ministero della salute, indicando quello del lotto nocivo nel mio certificato”.
Dov’è dunque la verità? Perché il numero di lotto è diverso? Una ipotesi, già avanzata dal suo legale, è che non siano stati rispettati i tempi di conservazione e scongelamento dei vaccini, ergo, che siano state inoculate dosi, una volta trascorse le 6 ore massime dalla perforazione del flaconcino e prelievo della prima dose, così come disciplinato dalla normativa in materia.
Se l’ipotesi della somministrazione di vaccini scaduti fosse confermata, cadrebbe lo scudo penale per i medici vaccinatori, ma non solo: andrebbe verificato in quali altri hub questo sarebbe accaduto, rendendo necessario ritracciare il grafico nazionale.
“Parlare di effetti avversi da vaccino Covid è un tabù – dice il 52enne – ma questo tabù si può rompere incentivando le persone a richiedere il proprio fascicolo vaccinale presso le ASL e confrontare la ricevuta agli atti con quella in proprio possesso, per verificare se il numero di lotto coincide, ma soprattutto per le persone decedute per reazioni avverse o morte improvvise a seguito di vaccino Covid, ciò – spiega – anche al fine di ritracciare il grafico nazionale e far cadere lo scudo penale se verificata la colpa grave. Non deve essere uno scudo d’occasione epidemica. Deve essere uno stemma gentilizio”.
Secondo le direttive del Ministero della salute, dalla perforazione del flaconcino e, dopo aver effettuato la prima dose, le successive, vanno inoculate entro 6 ore, altrimenti, vanno restituite con una relazione indirizzata al dicastero.
Tra l’altro, come lo stesso racconta nel suo esposto presentato in Procura, il medico vaccinatore avrebbe fatto pressione sulla somministrazione del Moderna “dicendomi che mi avrebbe protetto di più e, prima mi aveva consigliato di fare 2-3 giorni di antistaminico, ma nel momento che gli chiesi la giustifica per il lavoro mi rispose: ‘ma no, non c’è neanche bisogno, hai aspettato così tanto, che poi non mi torni più, ho già capito come sei’”.