È il giorno delle domande, delle considerazioni, della necessità di rimettere insieme ogni tassello di un puzzle macabro: il ritrovamento del corpo senza vita di Carmine Morello. Il giallo dell’estate di Corigliano Rossano ha avuto una svolta drammatica. L’uomo 49 anni, il cui nome compariva nelle recenti operazioni antimafia, scomparso da casa il 9 agosto scorso, è stato giustiziato a colpi di pistola. Nessun allontanamento volontario, nessun gesto estremo, nessuna fuga da un imminente pericolo. Una esecuzione di stampo mafiosa. Le piste alternative si sono rivelate un vicolo cieco. La salma, adesso, si trova nell’obitorio dell’ospedale “Giannettasio”, in attesa che venga eseguita l’autopsia. Nel pomeriggio di ieri, però, è slittato il conferimento al consulente che dovrà eseguire l’esame autoptico. L’accertamento è slittato di qualche giorno. Gli esiti della perizia sui resti del quarantanovenne saranno fondamentali per ottenere le prime risposte certe, a cominciare dal numero dei proiettili hanno raggiunto la vittima. Si potranno individuare traiettorie e distanze, a seconda dai fori di ingresso e da quelli di uscita. E, soprattutto, verrà fissata con certezza la data della morte.
Il corpo era tra le sterpaglie di contrada Strange, luogo isolato ai confini con il comune di Cropalati. Dai primi rilievi condotti dal pool della scientifica del comando provinciale dei carabinieri, inviati dal colonnello Agatino Spoto, sembra non esserci dubbi che l’uomo sia stato ucciso nello stesso luogo in cui è stato ritrovato il cadavere. I militari del reparto territoriale di Corigliano Rossano, diretti dal maggiore Marco Filippi, fin da subito avevano cercato l’uomo sia da morto che da vivo, prediligendo la pista dell’omicidio. L’alacre attività investigativa li ha portati fino a quella campagna dove c’è stato il primo ritrovamento: la moto. Era stata nascosta sotto un albero e coperta in maniera maldestra da alcune vecchie lamiere arrugginite. Sul posto i detective dell’Arma avevano rilevato chiari segni di ciò che era, in realtà, accaduto. Infatti, a poca distanza dalla moto, in una zona scoscesa con arbusti di rovi era stato abbandonato il cadavere. Anche in questo caso chi ha ucciso non si è preoccupato di nascondere il corpo. Forse l’intento era proprio quello di farlo ritrovare. Un avvertimento urbi et orbi. Di certo quanto accaduto appare inquietante e riaccende una luce sinistra sui nuovi assetti della criminalità locale dopo i recenti arresti ma soprattutto dopo che l’ex boss della cosca locale, Nicola Acri, aveva deciso di saltare il fosso e collaborare con la giustizia. Da allora è iniziata una guerra silenziosa per mettere le mani sull’impero di Acri. In gioco, il controllo del mercato della droga, i grandi appalti, le estorsioni, l’egemonia sulla città. Sono tornate a sparare le armi, per avvertire e per ammazzare.
Morello era uscito di casa la mattina del 9 agosto in sella alla sua moto enduro. Era passato, com’era sua abitudine, da un amico che vende due ruote. E’ stata l’ultima stazione, prima del giallo. Una sparizione misteriosa durata tre settimane. All’appuntamento con il suo destino era andato senza cellulare… Di certo in contrada Strange si era presentato senza troppe precauzioni e senza avvisare nessuno, sicuro magari di incontrare una persona sicura e della quale si fidava e non aveva nessuna paura. Ma all’appuntamento con il suo destino probabilmente c’era anche qualcun altro. Fonte: Gazzetta del Sud