Nicola Gratteri è il nuovo procuratore capo di Napoli. Dopo più di un anno di “interregno” con la gestione come facente funzioni di Rosa Volpe (candidata sostenuta da Area, l’altro era il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato, sostenuto da Unicost), il procuratore capo di Catanzaro succede a Giovanni Melillo, che nel 2022 è diventato procuratore nazionale antimafia, nomina a cui il Csm lo ha preferito proprio a Gratteri.
L’avvicendamento apre una nuova fase per Napoli, dove arriva il cosiddetto “papa straniero”, un capo che non ha mai svolto attività in città. Una scelta, questa, che il Csm ha già fatto anche per i vertici delle procure di Roma e Milano.
L’ufficio di procura di Napoli è tra i più delicati d’Italia non solo per il tessuto criminale del territorio, ma anche perchè è il più grande del paese con 9 aggiunti e 102 sostituti.
Lo scontro, immediatamente, si è posto come tra due modelli: quello di continuità a il sostegno alla reggente Volpe e quello di radicale riforma prospettato da Gratteri. Alla fine Gratteri ha prevalso con 19 voti, Volpe ha totalizzato 8 preferenze e Amato 5.
LA NOMINA DI GRATTERI
Gratteri è stato sostenuto dalla corrente conservatrice di Magistratura indipendente e la sua candidatura è stata presentata al plenum dalla consigliera Maria Luisa Mazzola.
A favore di Gratteri hanno votato il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, il Pg della Cassazione Luigi Salvato, i laici di centro-destra,il acio di Iv Ernesto Carbone consiglieri di Magistratura Indipendente, l’indipendente Andrea Mirenda e il togato di Unicost, Antonino Laganà, mentre il resto del gruppo ha sostenuto Amato. Per Amato si sono espressi anche la presidente della Cassazione Margherita Cassano e il consigliere indipendente Roberto Fontana. Per Volpe invece il gruppo di Area, Mimma Miele (Md) e il laico del Pd Roberto Romboli.
Quanto al suo percorso professionale, Gratteri ha svolto negli ultimi 31 anni attività di pm e il consiglio giudiziario di Catanzaro lo ha definito «di straordinaria capacità di organizzazione, grande intelligenza ed eccellente attività di indagine».
Mazzola ha sottolineato che, a differenza di quanto riportato nelle proposte per gli altri candidati, non è vero che Gratteri consideri rilevanti solo i reati di mafia. Gratteri ha sostenuto che «non esistono indagini di serie A o B, esistono i reati», ha detto Mazzola, e che il procuratore utilizza «scrupolo e attenzione anche a fattispecie meno gravi». Quanto ai rapporti coi colleghi, «intrattiene rapporto continuo per offrire quotidiana possibilità di confronto e condivisione di obiettivi», «entusiasmare i sostituti con condivisione di obiettivi. E non significa sminuire altri settori rispetto alla Dda».
Mazzola ha ammesso che Gratteri in audizione ha utilizzato «toni coloriti», sia negli accenni agli orari di ufficio e che alla necessità di essere presenti in procura, ma Gratteri ha anche detto che «anche l’ultimo dei sostituti deve stare bene, e per me il coinvolgimento di tutto l’ufficio è fondamentale».
Comparandolo con gli altri due candidati, rispetto all’altro procuratore capo Amato Gratteri prevarrebbe rispetto alla «più estesa esperienza di reati di mafia, in territori di grande complessità come Locri, Reggio Calabria e Catanzaro». Rispetto a Volpe, invece, «la sua esperienza semidirettiva di 7 anni non può essere prevalente rispetto a quella direttiva di 6 anni di Gratteri».
IN FAVORE DI GRATTERI
Claudia Eccher, consigliera laica della Lega, ha anticipato il suo voto per Gratteri, spiegando che «la scelta non è un indennizzo di carriera, ma è per il percorso professionale fuori dal comune e l’impegno profuso». Gratteri è «un magistrato moderno» e «un esempio per i ragazzi calabresi, con un percorso di vita e professionale improntato alla legalità e al contrasto alla criminalità», che sarà importante anche a Napoli.
Sulla stessa linea anche la laica di FdI Bianchini, che già in commissione aveva votato per Gratteri, sottolineando «l’oggettività della maggior esperienza di Gratteri».
Il togato indipendente Andrea Mirenda, stigmatizzando l’enfasi mediatica «sproporzionata» della vicenda, ha sostenuto che Gratteri ha «maggior attitudine allo scopo» e risponde ai criteri del testo unico e delle regole che il Csm si è imposto nella scelta delle nomine. Secondo Mirenda, infatti, «il fattore qualificante è la rilevanza dei procedimenti trattati in materia di mafia» e la risposta è «univoca e si chiama Gratteri».
Quanto alle dichiarazioni di Gratteri, riportate dal consigliere D’Auria nella sua proposta a favore di Amato e considerate negative e non in linea con il modello di magistrato, Mirenda ha detto che «appare evidente il suo afflato gerarchico, ma come anche la sua capacità motivazionale eccezionale. Gli facciamo una colpa di questa schiettezza? Lo ha voluto Gratteri questo sistema? Noi stessi abbiamo deliberato l’evidente supremazia gerarchica del procuratore rispetto al suo sostituto». Inoltre, ha sottolineato il danno reputazionale se all’estero si sapesse che si è negato a Gratteri la nomina alla più grande procura d’Europa, dopo che Australia, Ue, Brasile e molti altri paesi europei proprio con Gratteri «da anni si interfacciano nel contrasto alle mafie».
Laganà ha espresso voto a sostegno di Gratteri, ricordando come il procuratore firma le sue dediche: «Ci sono loro, ma ci siamo anche noi». Essendo lui reggino, ha detto che «c’è un prima e un dopo Gratteri, che grazie alla sentenza Crimine abbiamo accertato in via definitiva che anche la ‘ndrangheta ha una struttura unitaria. Vale anche a livello internazionale, perchè prima di Gratteri la mafia era l’unica a fare illeciti internazionali e ora vale anche per la ‘ndragheta. Prima di Gratteri, le richieste di estradizione in Usa, Canada e Australia ci venivano respinte ridendo. Dopo Gratteri tutti hanno aperto gli occhi, anche all’estero e nei paesi di common law. Ora addirittura adottano l’espulsione». Ha poi ricordato la capacità di Gratteri sul piano informatico a fine investigativo, «è stato il primo a tenerci al passo con gli strumenti informatici della criminalità».
«Voterò per Gratteri perchè oggi è un simbolo», ha detto Nicotra, di Mi.
A favore di Gratteri si è pronunciato anche il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli. “Dobbiamo tutti contribuire a costruire un sistema tutelante delle prerogative di tutti i soggetti coinvolti, ossia delle vittime che degli indagati. In tale contesto – ha spiegato Pinelli durante l’intento di voto – credo che il contribuito che il Consiglio può dare è privilegiare le esperienze più direttamente attinenti al lavoro delle forze dell’ordine e con le esperienze acquisite in territori di criminalità organizzata. La mia opzione di scelta è privilegiare un requisito attitudinale”.









