Occhiuto e Oltrestudio: 11 milioni di “buco”. La storia del povero Antonio

Il Povero Antonio

Questa è la storia del sig. Antonio B****, per quattro anni dipendente della Oltrestudio srl, che nel 2010 viene licenziato, assieme ad altri dipendenti, per riduzione del personale.

Antonio attende l’erogazione degli ultimi mesi di salario e del trattamento di fine rapporto – in tutto 27.092,00 € – ma il suo datore di lavoro, Mario Occhiuto, ritarda il pagamento, motivandolo con le difficoltà economiche che la Oltrestudio sta avendo in quel periodo.

Antonio ha estremo bisogno di quei soldi, ma confida in una soluzione bonaria, propone anche una dilazione nel pagamento, ed è fiducioso che tutto si risolva per il meglio, perché questo è quanto gli ha promesso il suo ex datore di lavoro.

ocv La situazione però precipita nel 2012, quando Antonio viene a sapere che la Banca Popolare del Mezzogiorno S.p.A., vantando un credito di 3.433.677€ nei confronti di Mario Occhiuto e della sua società Oltrestudio, con il procedimento 129/2012 presso il Tribunale di Cosenza, richiede il pignoramento del capannone industriale a Rende in contrada Cancello Magdalone, l’appartamento a Camigliatello sulla strada del lago Cecita, gli appartamenti + garage a Cosenza in via Giulia e via Mario Mari, tutti di proprietà di Occhiuto.

E’ l’inizio di una corsa contro il tempo per tutti i creditori di Occhiuto; in rapida successione, si inseriscono nel procedimento iniziato con il pignoramento: Che Banca spa per un totale di 686.081 €; Equitalia spa per un totale di 3.561.900,00 €; Unicredit spa per un totale di 2.784.769,00 €; Banca Sviluppo spa per 450.690,00 €; Allestimenti Benfenati spa per 315.759,00 €; Banca Nuova spa per 13.352,00 €

Totale: 11.606.693,00€ 11 MILIONI DI EURO!!

Il povero Antonio è disorientato da queste cifre enormi rispetto al suo piccolo TFR di semplice impiegato, capisce che non si sarebbe dovuto fidare delle promesse fattegli e che difficilmente riavrà il suo credito con una trattativa amichevole; non gli resta altro che accodarsi agli altri creditori e intervenire anche lui nel pignoramento.

Nel 2013, Il giudice dispone la vendita dei beni pignorati e dà incarico al dott. Giuseppe Conforti di organizzare l’asta. Il commercialista redige l’avviso di vendita che viene pubblicato sul sito delle vendite immobiliari, allegando la perizia che indica il valore stimato dei beni: Capannone a Rende 1.636.000,00 € Appartamento a Camigliatello 89.000,00 € Appartamento e garage in via Giulia 539.000,00 € Appartamento e garage in via Mari 611.000,00 €

Il giorno della vendita all’incanto è fissato il 4 novembre 2015. L’asta va però deserta, per cui il giudice stabilisce un ribasso del 40% e fissa come nuova data il 20 luglio 2016.

Il povero Antonio attende ora fiducioso la nuova asta, spera che il capannone e gli appartamenti trovino un acquirente e spera così di rivedere i suoi 27.092,00 €.

Ma purtroppo dobbiamo dargli una brutta notizia: immaginando realisticamente che dall’asta si possa infine ricavare 1.000.000,00 €, facendo le dovute proporzioni con gli altri – ben più importanti – creditori, a lui toccherà, dei 27.092,00 € originali, la misera somma di 2.300,00€.

2016_porsche_panamera_frontOltre al danno, la beffa per il povero Antonio che, come cittadino di Cosenza, dovrà accollarsi pro- quota i debiti derivati dai pignoramenti mobiliari, che Occhiuto ha scaricato sul Comune e che ammontano a circa 2.400.000,00 €.

Facendo anche qui le dovute proporzioni, dividendo il debito con i 40.000 abitanti maggiorenni di Cosenza, a lui toccherà pagare nei prossimi anni 60,00 €. ! Morale: Grazie al sindaco-imprenditore Occhiuto, il povero Antonio dopo 4 anni di lavoro incasserà solo 2.260,00 € invece dei 27.092,00 € che gli spettavano di diritto e che Occhiuto ha preferito spendere per comprare una Porsche Panamera!

Meditate, cosentini, un giorno potreste esserci voi al posto del povero sig. Antonio.