“No agli accordi con l’Italia”. Lettera aperta al Presidente della Repubblica d’Albania (di Adriano D’Amico)

Signor Presidente,

da arbereshe apprendo con fastidio e rabbia la notizia degli accordi tra il governo italiano e quello albanese da Lei guidato, in forza dei quali, con il beneplacito di quella che è oggi l’Unione Europea, migliaia di migranti saranno deportati nella nostra amata Albania; non mi preoccupo del termine usato, perché di questo si tratta; di una vera e propria deportazione, simile a quella che ci propina l’Inghilterra con la deportazione in Rwanda.

A San Demetrio Corone, ove abito, ancor prima che venisse approvato il Sistema Pubblico di accoglienza, lo SPRAR cosiddetto, abbiamo fatto nascere grazie al contributo de La Kasbah di Cosenza, la Casa del Migrante, che ha accolto famiglie di kurdi, nigeriani, tunisini, in fuga dalla fame e dalla guerra; nei paesi arbereshe della provincia di Cosenza, ancor prima della straordinaria esperienza di Riace, sconfitta da uno stato miope ma non distrutta, si sono sviluppati sistemi di accoglienza, vanto per l’Italia intera. L’attuale governo italiano, però, non gradisce il SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione) e cerca di delegittimarlo a favore del CAS (Centro  di accoglienza straordinario) nel quale investono imprenditori senza scrupoli, che vedono nell’accoglienza un modo per fare affari a discapito dei diritti delle persone accolte.

Signor Presidente,

noi arbereshe siamo uno straordinario esempio di accoglienza e resistenza che dura da oltre 500 anni; nelle nostre comunità viviamo tranquilli insieme ai nostri fratelli albanesi d’Albania, insieme ai nostri fratelli rumeni, bulgari, magrebini; ed oggi, con l’adesione al progetto SAI (Finalmente!), vivono con noi, e vanno a scuola con i nostri figli, bambini afgani e tunisini; è bello sapere di questa contaminazione che riempie le nostre vite; ecco perché rimango sbalordito dell’accordo; non è questa la strada per raggiungere l’Europa, per costruire l’Europa dei Popoli; questa che sta per prendere il Suo Paese è la strada dell’odio, della violenza; la condivisione di un nuovo Olocausto, che tra l’altro contrasta con le direttive dell’Unione Europea. Signor Presidente, questa scelta offende anche le nostre comunità, che meno di una settimana fa l’hanno accolta con gioia ed affetto; il Suo Paese non sia di ostacolo a chi cerca la pace, la libertà, il riparo per se e per la sua famiglia, sfidando la morte due volte, lungo il transito nel deserto ed in mare.

Signor Presidente,

si ricordi che noi, non più di trent’anni fa, abbiamo accolto uomini e donne che scappavano da quel grande Paese di cui oggi Lei è Presidente; anche in considerazione di ciò, faccia sentire la Sua autorevole voce; faccia risolvere l’accordo, non tradisca la gloriosa Storia del nostro Popolo; quella Storia che sarà al centro delle due giornate della Diaspora del 22 e del 23 novembre a Tirana; alle quali sono stato invitato, ma non vi parteciperò, in segno di protesta, in nome di un grande principio sul quale bisognerebbe rifondare l’Europa ed il Mondo intero, la Libertà.

San Demetrio Corone 9 novembre 2023

Adriano D’Amico (attivista-saggista, già consigliere comunale di San Demetrio Corone)