Siamo al rush finale. Ed ogni candidato tira le proprie somme al termine di una campagna elettorale che passerà alla storia della città per tutte le questioni che si è portata dietro, su tutte: malaffare politico/mafioso e magistratura.
Ognuno sul risultato elettorale dice la sua: chi vince facile, chi vince difficile, chi non vince proprio. Vedremo. Certo è che queste elezioni non saranno il solo elemento di “cambiamento” in città. Ammesso che si svolgeranno.
Perché, oltre alle elezioni, che teoricamente portano in se l’idea di rinnovamento, una ventata di cambiamento più radicale dovrebbe arrivare dalla resuscitata procura di Cosenza. Che all’indomani dell’uscita di scena di Granieri ha ritrovato il coraggio e l’orgoglio di dirsi a favore della Giustizia. Da tanto tempo negata ai cittadini di Cosenza. Un sussulto di dignità professionale che ci auspicavamo da tempo. E che è arrivato. O meglio, che sta per iniziare.
Gli avvisi di garanzia sono solo il primo step di una inchiesta giudiziaria che va ben oltre il semplice ladrocinio perpetuato dai soli dirigenti comunali. E che avranno necessariamente un seguito. Infatti, in questa delicata indagine la rinata procura di Cosenza è stata “affiancata” dalla DDA di Catanzaro, anch’essa impegnata, come si sa, in una indagine sul voto di scambio politico mafioso a Cosenza. Una sinergia ritrovata che non può che far bene alla città e ai magistrati cosentini da troppo tempo silenti rispetto all’evidente malaffare diffuso in città. Ed è proprio alla luce di questo che, a Cosenza, sulla possibilità o meno dello svolgersi di queste surreali elezioni, si sono formate due scuole di pensiero.
La prima: entro e non oltre giorno 4 la procura di Cosenza promuoverà una operazione su “Cosenza corrotta” che altro non è che il naturale proseguo degli avvisi di garanzia della settimana scorsa. Pare, come oramai circola pesantemente, che proprio oggi la procura abbia depositato diverse richieste di misura cautelare nei confronti di dirigenti, politici ed imprenditori coinvolti nella faccenda degli affidamenti diretti spezzatino regalati agli amici degli amici.
Dai sequestri effettuati da un po’ di tempo a questa parte dalle fiamme gialle al Comune, il lavoro alla ricerca dei “riscontri” è stato frenetico. Senza sosta. Tonnellate di carte passate al setaccio dove senza ombra di dubbio risultano reati e violazioni di legge.
Del resto non ci voleva molto a ravvisare i palesi reati consumati nella più totale sfacciataggine dai dirigenti comunali, negli atti amministrativi dell’amministrazione Occhiuto. Fatture gonfiate e pagate due o tre volte. Lavori mai eseguiti. Assenza di rotazione delle ditte. Manutenzione di beni materiali e immateriali di proprietà comunale, pagate e mai effettuate. Incarichi assegnati, senza averne i titoli a soggetti che avanzavano soldi dall’ex sindaco (vedi delibere Paonessa, ad esempio, che dopo aver ricevuto 57 mila euro per manutenzione di un software inesistente, ha rinunciato alla riscossione di un credito, sentenziato dal tribunale, di 75.000 euro nei confronti di Occhiuto, un caso?).
Reati gravi che necessariamente dovranno trovare “collocazione giudiziaria”. In molti dicono che questo avverrà prima dell’apertura delle urne, e lo scossone che ne seguirà potrebbe “falsare” questa sempre più strana tornata elettorale. Questo produrrebbe una riflessione politica di non poco conto. Perché se ad essere colpita fosse solo la parte occhiutiana, con Occhiuto in testa, la questione potrebbe apparire come un “favore” a Guccione.
Cosa giusta da pensare, il che non vuol dire che Occhiuto è onesto, sia chiaro. Non sarebbe giusto se venisse colpito solo lui a qualche giorno dalle elezioni, questo lo pensiamo anche noi. La cosa giusta, se ciò dovesse avvenire, sarebbe quella di rimandare il voto a Cosenza.
L’ alta probabilità che questo scenario si realizzi, cioè che scatti l’operazione, lo si può capire anche nell’accelerazione della procura cosentina di questi ultimi giorni.
L’interrogatorio di Giulia Fresca indica questa via. Alla Giulia la procura ha chiesto non solo di spiegare la situazione al quarto piano, ma anche se lei avesse in qualche modo avvisato Occhiuto di quello che succedeva con gli affidamenti. Una domanda mirata a stabilire il grado di coinvolgimento dell’ex sindaco. Avviso che la Giulia più volte ha mandato ad Occhiuto, non solo con diversi documenti interni dove avvisava l’allora sindaco di quello che succedeva al quarto piano, ma anche a voce. E gli interventi di Occhiuto, dopo le sue “comunicazioni” , sono stati ZERO. Dunque, si chiarisce finalmente la questione del “io non sapevo niente”. Il quadro adesso è completo, non resta che l’azione che nessun GIP al mondo potrà negare, vista l’evidenza. Vedremo se questa tesi troverà riscontro. Basta aspettare solo qualche giorno.
La seconda: il voto si svolgerà tranquillamente (si fa per dire), e l’inchiesta della procura di Cosenza, oramai diventata un tutt’uno con quella della DDA di Catanzaro, scatterà solo quando saranno pronti.
Alla magistratura non interessa, o meglio a Gratteri non interessa niente se c’è da arrestare un sindaco appena eletto oppure un consigliere o un assessore appena nominati. Quando avrà riscontrato oltre ogni ragionevole dubbio la consumazione di reati, interverrà. E per chi è coinvolto non ci sarà scampo.
Una maniera per evitare il polverone politico che ne seguirebbe all’indomani di una operazione antimafia per voto di scambio che vede coinvolti alcuni dei candidati a sindaco. Una strumentalizzazione che i clienti degli interessati sicuramente metterebbero in scena iniziando a parlare di Giustizia ad orologeria e giù di lì. Fino a mettere in discussione la “natura stessa” e l’origine dell’inchiesta. Cosa che noi sappiamo essere genuina. Ma giustamente potrebbe essere vista come una inchiesta mirata solo su Occhiuto. Che non è il ragionamento dei magistrati, come ha spiegato il dottor Luberto: le inchieste prescindono dalle tornate elettorali e dalla politica.
Se i pentiti parlano solo di Occhiuto e Paolini, per fare un esempio, e i riscontri ci sono e sono concreti, la colpa non è mica del PM. Lui persegue chi fa il reato. Se nessuno parla di Guccione, non può mica costringere i pentiti a farlo e poi inventarsi i riscontri. Ma non mi meraviglierei se i magistrati di Catanzaro fossero stati costretti a ragionare in questo modo. Costretti dalle circostanze, non certo da pressioni politiche.
Perché dove per pavidità e collusione non interviene la politica, tocca alla magistratura porre rimedio, suo malgrado, in questo caso. Questo può succedere. E’ difficile però pensare che un magistrato possa permettere a presunti indagati per voto di scambio, di reiterare, come sta di nuovo avvenendo sempre sotto gli occhi di tutti ma nessuno parla, il reato.
Il rispetto per il Diritto vorrebbe che prima di votare il cittadino debba essere informato, dalle autorità preposte, se il proprio candidato è invischiato in traffici con malavitosi. Perché se prima me lo fai votare e poi mi dici che è un mafioso, lo spiazzamento in chi vota sinceramente (quindi sono esclusi, dal “sinceramente”, lecchini, traffichini, e clienti) diventa sconvolgente. Anche mia nonna si incazzerebbe.
Ma questo è il peso che la vigliaccheria politica ha messo sulle spalle di Gratteri. Un modo, per i suoi nemici, per metterlo in difficoltà. Una decisione che pesa e non poco su questi magistrati. E speriamo per noi, e per loro, che quando la prenderanno sia quella giusta.
GdD