Ogni qualvolta che sui muri della città appare una “scritta di sinistra”, tempo 24 ore, e arriva puntuale il comunicato di sdegno di un tale che di nome fa Alfredo Bacarozzi… scusate Antoniozzi, che qualcuno dice essere vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. E ‘sti cozzi (che fa rima con Antoniozzi), non ce li metti? Ma a questo Alfredo Scagnozzi… scusate Antoniozzi, cosa gliene frega delle scritte di sinistra sui muri della città? Se è vero che è vicecapogruppo di Fratelli di ‘ndrangheta alla Camera (onorevole: prrrrrrrrr), di sicuro avrà cose più serie e importanti di cui occuparsi che di qualche graffito sui muri. E nonostante ciò, pare si occupi solo di questo. Era già intervenuto, con sdegno, in occasione dell’imbrattamento con vernice rossa della targa “Largo Vittime delle Foibe”. Ed è per questo che ci siamo chiesti: ma chi è questo Alfredo Maritozzi… scusate Antoniozzi, che ha tanto a cuore i muri della città?
Ci siamo informati e abbiamo scoperto che Alfredo è figlio del fu Dario Antoniozzi, democristiano di ferro, sottosegretario e Ministro per circa vent’anni in diversi governi Andreotti. E non finisce qui: qualcuno dice che Alfredo Gargarozzi… scusate Antoniozzi, che è stato coinvolto in diverse inchieste ai tempi in cui sguazzava a Roma con il camerata Alemanno ed è stato eletto, pardon “catapultato” in Calabria grazie ai voti dei camerati cosentini che ora pretendono da lui una serrata e senza quartiere lotta alle frange bolsceviche che da decenni scorrazzano impunite in città. Alfredo Scarcagnozzi… scusate Antoniozzi, pare sia stato incaricato dai camerati cosentini di porre fine alle scorribande di pericolosi comunisti che da decenni si aggirano per la città marchiando i muri con slogan e graffiti che inneggiano alla sovversione. Un incarico che Alfredo Predicozzi… scusate Antoniozzi (ci confondiamo sempre), ha accettato di buon grado, e proprio ieri in occasione dell’apparizione di una scritta inneggiante al comunismo rivoluzionario in piazza Skanderbeg, si è così espresso: “Devo registrare con sommo dispiacere l’ennesimo atto di inciviltà contro il monumento eretto in piazza Skanderbeg. Scritte di ogni genere che richiamano a collettivi di sinistra hanno deturpato la stele eretta tanti anni fa grazie ai sacrifici di un militante della destra, Luigi Aquino”.
Che Alfredo Singhiozzi… scusate Antoniozzi, poco c’entri con la città, e che altro non fa che ripetere come un pappagallo quello che gli dicono i camerati cosentini, si capisce proprio da queste sue parole. Ad Alfredo Stracagnozzi… scusate Antoniozzi, dei problemi veri di Cosenza non gliene frega niente, e siccome è costretto dai camerati a dire qualcosa sulla città che lo ha eletto, ha scelto di esporsi, con grave rischio per la sua incolumità, sulla questione che più assilla e preoccupa i cosentini: le scritte comuniste sui muri. Senza calcolare però, come nel caso di piazza Skanderbeg, che il problema della piazza non risiede tanto nella scritta apparsa l’altro giorno, ma nel degrado in cui versa da decenni. Compèresi il decennio in cui hanno governato i camerati insieme a Mario Occhiuto. Non hanno mai mosso un dito per rendere dignità alla stele in piazza Skanderbeg. E oggi dicono che la scritta apparsa è la causa del degrado della piazza. Non aggiungiamo altro, facciamo “parlare” le foto della piazza scattate oggi alle 13,30, con un appello ad Alfredo Antoniozzi (finalmente ci siamo ricordati il suo cognome) in dialetto cosentino: si cci tiani aru monumentu pigliati na scupa e vacci pulizza, visto che né i camerati, né il comune ha intenzione di restituire la giusta dignità a quel luogo.