Il Servizio Sanitario Nazionale ha 45 anni ma è stato distrutto dalla malapolitica per arricchire i boss della sanità privata

(Dott. Paolo Caruso) – Il 23 dicembre il Servizio Sanitario Nazionale compie 45 anni, proprio il 23 dicembre 1978 prendeva luce la memorabile riforma sanitaria che tanto lustro dava all’Italia e che consentiva finalmente agli italiani il diritto alla salute, di essere assistiti in egual misura, senza privilegi di casta e a titolo esclusivamente gratuito. Una riforma che ben presto diventata fiore all’occhiello della politica italiana veniva apprezzata e per certi aspetti applicata in diversi Paesi europei.

Questa festa di compleanno, oggi, però presenta il sapore amaro di una occasione che con il passare degli anni è andata via via scemando. Infatti per la politica mantenere un SSN efficiente non è più una priorità del Paese e i cittadini si rendono conto delle gravi disfunzioni che affondano sempre più l’assistenza sanitaria pubblica, e dei i suoi principi fondanti che sono ormai ampiamente traditi venendo meno l’articolo 32 della carta costituzionale.

Tra sottofinanziamento, carenza cronica del personale, gli sprechi, le inefficienze che quotidianamente affliggono i cittadini, la Sanità pubblica sembra aver intrapreso una caduta verticale, una via senza ritorno. Affrontare il tema della sanità pubblica in Italia è come entrare in un meandro di interessi, di privilegi, di clientele, di carriere protette, di intrecci tra politica locale, istituzioni e spesso anche malaffare. Una storia scandita anche e purtroppo da fenomeni corruttivi, e dal susseguirsi di indagini giudiziarie con significativi risvolti penali per dirigenti pubblici, parlamentari e membri dei governi regionali.

Anni e anni di interferenze della politica nella gestione della sanità hanno creato un vero e proprio cancro che ha metastatizzato le funzioni vitali dell’organizzazione nata a tutela della salute pubblica. Questo rapporto non sempre limpido è stato sempre rivolto alla produzione del consenso, infatti spesa, concorsi, assunzioni, carriere, e ascoltare le richieste dei grossi gruppi imprenditoriali della sanità privata fidelizza i rapporti, crea riconoscenza e in definitiva crea consenso elettorale, consenso e posizioni di potere che rappresentano linfa vitale per la politica.

Le stesse nomine della sanità sono fortemente condizionate dagli equilibri numerici dei partiti e territoriali, dei singoli esponenti politici e dalla potenzialità elettorale che i futuri manager hanno, insomma un meccanismo dell’appartenenza più che della competenza. Nessun governo, compreso quello dei “migliori”, ha fatto nulla per invertire la sciagurata tendenza a favorire il privato, e a risolvere le gravi carenze del SSN aumentandone cospicuamente i finanziamenti.

Oggi poi il governo Meloni oltretutto tende ad incrementare le spese militari a discapito del SSN. In questi ultimi trent’anni la sanità pubblica è stata considerata un bottino di guerra, una terra di mezzo da conquistare, un’occasione per fabbricare vantaggi economici e rendite personali. La vita quotidiana delle persone, in particolare delle classi meno abbienti, è sempre più condizionata dalla mancata esigibilità del diritto fondamentale alla salute, infatti interminabili tempi di attesa per una prestazione sanitaria o una visita specialistica, necessità di ricorrere alla spesa privata con l’impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure mostrano le enormi diseguaglianze esistenti nel Paese, tra regioni e regioni, e tra nord e sud. Da tempo ormai questa politica risulta miope, non in grado di scelte di ampie visioni che riescano a mostrare un modello sanitario e di società solidale per le future generazioni, venendo meno purtroppo i principi di universalismo, equità e uguaglianza a tutela della salute. La maschera politica del “nuovo” che avanza viene giù e ci fa intravedere che “il Re è nudo”. Un compleanno amaro questo per il SSN e per tutti i cittadini italiani.