Granata e Gualtieri, i due compagni di merende che non vogliono lasciare le poltrone. Da una parte l’ormai famoso ex sceriffo (senza pistola) di Valle Crati, che seppure il suo mandato come presidente del Consorzio sia scaduto a fine anno, tenta in tutti i modi di restare in sella nel silenzio generale dei sindaci (tranne di quello di Carolei che si muove fuori dagli schemi della politica tradizionale ormai corrotta e compromessa), della Regione Calabria e della Prefettura.
Dall’altra parte Bruno Gualtieri, commissario di Arrical, che non molla la sua poltrona e che, a distanza di 2 anni (non si è mai visto un commissariamento cosi lungo per un ente appena nato), non ha nessuna intenzione di indire le votazioni per le elezioni degli organi Arrical. Un ente che, per legge regionale, dovrebbe essere governato dai sindaci, ma anche in questo caso tutti muti (tranne il solito sindaco di Carolei).
Ma la cosa strana è che i due compagni di merende attaccati alle loro poltrone, sono colleghi nella stessa Arrical. Sì, perché lo sceriffo (senza pistola) Granata è anche dipendente della Regione Calabria – settore ambiente – che, con decreto è stato spostato proprio negli uffici di Arrical e anche in questo caso tutti muti. Un silenzio assordante dei sindaci calabresi, della Regione Calabria, delle Prefetture e anche delle Procure. Una situazione tutta calabrese. Solo in Calabria il servizio idrico integrato non è mai partito. E infatti la Calabria è l’unica regione d’Italia ad aver perso oltre 200 milioni di Pnrr sull’idrico, a non aver speso i soldi del Cipe sulla depurazione, a non aver investito nella sostituzione di una rete idrica ormai obsoleta e a non avere, ancora, un soggetto gestore organizzato e capace a poter subentrare nelle reti idriche e negli impianti di depurazione dei comuni (Legga Galli 36/94). E naturalmente sempre tutti muti.
E intanto la Calabria va a fondo nel silenzio generale dei giornalisti di regime della Calabria e dei procuratori calabresi, più interessati ad entrare nelle lobby di potere che a difendere gli interessi dei cittadini onesti.
Parliamo di quelle stesse lobby che ordinano ai procuratori di indagare su chi agisce fuori dagli schemi tradizionali magari contro quei pochi politici onesti che cercano di difendere i cittadini che rappresentano. Così vanno le cose nella Calabria… saudita.