L’indagine che ha portato a 38 misure cautelari (26 arresti), condotta congiuntamente dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catanzaro e dal personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, e caratterizzate dalla specificità di procedere all’acquisizione di elementi probatori all’interno dell’istituto penitenziario, si è sviluppata mediante attività tecniche, escussione di persone informate sui fatti, servizi di OCP, riscontri “sul campo”, affiancata da acquisizioni e analisi di dichiarazioni di collaboratori di giustizia, corroborate dai relativi riscontri.
Gli elementi indiziari acquisiti hanno consentito di delineare (nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) due presunti sodalizi criminali, operanti all’interno della Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro – Siano, dediti, rispettivamente, allo spaccio di stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana all’interno del carcere, e all’introduzione, utilizzo e vendita di cellulari e sim card nel citato istituto penitenziario.
I due sodalizi farebbero capo ai medesimi soggetti ritenuti, indiziariamente, promotori e organizzatori, con il coinvolgimento, sul piano indiziario, di detenuti, loro congiunti, un operante della Polizia Penitenziaria e un avvocato.
Sarebbero emerse, sul piano indiziario, reiterate condotte omissive e commissive, da parte di un Direttore dell’amministrazione penitenziaria (si tratta di Angela Paravati, che ha diretto per 12 anni il carcere di Catanzaro, ndr) e di un funzionario della Polizia Penitenziaria, finalizzate ad acquisire la benevolenza dei detenuti per evitare difficoltà di gestione dell’istituto carcerario e pregiudizi di carriera, integranti, a livello indiziario, così come condiviso in fase cautelare dal GIP, la condotta di concorso esterno rispetto ai sodalizi operativi all’interno dell’istituto penitenziario.
È emersa, altresì, sul piano indiziario, la condotta di un altro operante della Polizia penitenziaria, che avrebbe ricevuto compensi da familiari di detenuti, riconosciuti vicini a famiglie e clan della criminalità organizzata siciliana e campana, per introdurre pacchi contenenti beni vietati, in cambio promesse di utilità economiche, con la ritenuta sussistenza della gravità indiziaria in ordine al delitto di concorso esterno in associazione di tipo mafioso.
È stata, altresì, ritenuta, la gravità indiziaria in ordine alle condotte illecite di altri agenti di polizia penitenziaria, rispettivamente ipotizzati nei loro confronti, circa i controlli sui pacchi in ingresso nel carcere e l’appropriazione di derrate alimentari.
Contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo, disposto dal GIP, di carte prepagate che sarebbero state utilizzate da alcuni indagati per ricevere il denaro provento dalla vendita, o dalla cessione in uso, dei cellulari all’interno del carcere, nonché di una rivendita di tabacchi e di un negozio di telefonia gestiti da un imprenditore cosentino, che sarebbe organico all’associazione per delinquere finalizzata all’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, che avrebbe attivato e fittiziamente intestato le schede telefoniche da consegnare ai detenuti.
Il procedimento per le fattispecie di reato ipotizzate è attualmente nella fase delle indagini preliminari.