Ponte sullo Stretto. Le testimonianze dirette da Villa e Messina: “Devono abbattere anche noi…”

La nuova inchiesta di Report sul caso Anas, legato in maniera sempre più imbarazzante al ponte sullo Stretto ha assestato una serie pressoché infinita di fendenti al ministro Salvini e a tutta la sua viscida corte dei miracoli che attende di “mangiare” con i soldi del governo. Report ha spaziato su più fronti: non solo Anas, persino impensabili connivenze con la diplomazia americana svelate dai cablo di Julien Assange e poi tutta la pletora dei faccendieri e dei boiardi di stato che fanno corona a questa ridicola operazione. Ma l’aspetto più tragicomico, se ce lo consentite, anche di più rispetto alle continue bufale sulla esatta quantità degli ipotetici posti di lavoro che sarebbero generati da questa boiata, riguarda le testimonianze dei soggetti che su Messina e Villa San Giovanni – città che sulla carta saranno letteralmente stravolte dalla costruzione del ponte – dovrebbero essere i primi ad essere informati su quanto succede e invece non sanno assolutamente nulla.

“Nel 2003 – ricorda Carmelo Briguglio, avvocato amministrativista – c’era un procedimento sicuramente più garantista di quello di oggi: era previsto che la Regione Siciliana potesse chiedere al Comune di Messina un parere non vincolante sul ponte. Oggi non c’è niente di tutto questo, non si chiede una cippa…”. Non si chiede nulla al territorio, dunque.

E il sindaco di Messina Federico Basile, se possibile, rincara la dose: “Nessuno mi ha avvertito. E’ chiaro che la città di Messina sarebbe “invasa” dalla costruzione del ponte ma in questi dieci anni la città si è sviluppata ed è andata avanti senza l’idea del ponte e abbiamo ottenuto anche finanziamenti sulle stesse aree che sarebbero interessate dal ponte… E io adesso con quella programmazione che cosa ci dovrei fare?”.

Eppure a Messina un intero quartiere verrà raso al suolo per fare posto ad uno dei piloni del ponte senza che nessuno abbia ad oggi comunicato nulla ai proprietari delle case. Daniele Ielacqua, assessore all’Ambiente del Comune di Messina, cerca di dare una visione di insieme.

“Questo è il cantiere principale: 280.000 metri quadrati, equivalenti a una trentina di campi di calcio messi uno accanto all’altro…  in giallo tutti gli edifici che verranno abbattuti: abitazioni e attività produttive mentre gli altri colori rappresentano tutte el aree di esproprio; terreni, orti, proprietà varie di gente che abita qui da decenni e decenni.  Pensate che le pagine del documento che riguarda gli espropri e le servitù per Messina sono 1040, quindi gli espropriandi sono migliaia di persone.

Già, le persone… “Vivere con questa spada di Damocle sulla testa non è una cosa facile – dice una signora -: un’angoscia: oggi ce ne andiamo, domani pure…”.

“Io più che preoccupata sono veramente incazzata – dice un’altra signora -. Dai tempi di Berlusconi è la seconda volta che è partito il discorso del ponte: avevamo anche le trivelle dentro al condominio abbiamo cercato di bloccarli quando volevano entrare… non ci siamo riusciti hanno chiamato la polizia sono entrati di forza e hanno trivellato e sfondato tutte le strade all’interno del condominio creando anche danni alle case. Poi hanno sciolto la società ed è passato tutto. Dopo 10 anni arriva il politico di turno che ricomincia con il discorso del ponte: noi non ne possiamo più”.

“Io le chiamo le due novelle Ifigenie – attacca un’altra signora incazzata -: Villa San Giovanni e Messina, che sono le vittime sacrificali in nome di interessi che le sovrastano e con cui non hanno niente da spartire anche perché saranno bypassate completamente…”.

Stesso discorso a Villa San Giovanni: 3 chilometri di lungomare con le relative case verranno spazzati via così come in collina dove un intero borgo vedrà decine di case abbattute.

“Mi sono sempre detta che se il destino di questa casa dovesse essere quello dell’abbattimento si assumeranno la responsabilità di farlo con me dentro”. Anche Rossella, residente a Villa San Giovanni in “zona ponte” ha già vissuto sulla propria pelle cosa significano i lavori per il ponte perché proprio attaccato alla casa c’è l’ecomostro di Cannitello, la galleria servita per deviare la ferrovia in previsione del ponte: una eterna incompiuta.

“Chi potrebbe effettivamente dire a cuor leggero: va bene rinuncio alla mia casa però sarà realizzata un’opera di interesse strategico se poi già questa opera è rimasta sospesa fino a questo punto?”. Nessuno, ma proprio nessuno potrebbe dirlo, non c’è alcun dubbio.

E c’è poi il caso limite di una villa del valore di un milione di euro che dovrebbe essere abbattuta per farci un autolavaggio per i camion… Ma qui siamo ben oltre la barzellette su Salvini…