Era il pomeriggio del 29 maggio 2004, esattamente vent’anni fa. Nel corso dell’inaugurazione della bellissima Cattedrale San Carlo Borromeo a Rende, un ex bancario in pensione – Sergio Staino – si avvicina all’allora sindaco Sandro Principe e dopo avergli stretto la mano gli spara in pieno volto. Principe si accascia a terra, ma è ancora vivo, viene ricoverato all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza per poi essere trasferito per la riabilitazione al Careggi di Firenze. Resterà in Toscana sette mesi e altri cinque li passerà in convalescenza, prima di una riabilitazione sine die. “Non mi posso mai fermare”, confida spesso Principe ai suoi amici. Il fisico è segnato, ma “un attentato segna inevitabilmente anche il profilo morale”.
Sono trascorsi 20 anni da quel giorno, quando una pistola e un proiettile hanno cambiato per sempre la sua vita.
In una lunga intervista concessa qualche settimana fa al Corriere della Calabria, Sandro Principe non ha nascosto la sua commozione quando ha riportato indietro la mente a quel tragico episodio e quando si sofferma sull’ennesimo “colpo al cuore” che il destino gli ha riservato, la morte della giovane figlia Rosa Maria. “Sono trascorsi vent’anni è vero. Se dico di non essere fortunato mi comprenderete. Non sono stato fortunato. Nella vita ho fatto il mio dovere, mi sono impegnato, ho dato tutto me stesso e ho trovato sempre ostacoli insormontabili. In quella vicenda, il Padre Eterno mi ha aiutato. Ma mi ha tolto un pezzo di cuore”.
Oggi Sandro Principe ha 75 anni e si appassiona ancora alla politica animando e ispirando la Federazione Riformista di Rende. Dopo l’attentato, era riuscito a tornare alla vita di sempre: era stato rieletto sindaco di Rende quasi per acclamazione, poi è stato anche assessore regionale alla Cultura nella Giunta Loiero, ha persino subito l’onta dell’arresto nel 2016 (è stato poi assolto perché il fatto non sussiste) e nel 2019 ha tentato di chiudere la carriera ricandidandosi a sindaco di Rende e sfidando Manna al ballottaggio. Ma colui che credeva essere un suo vecchio amico l’ha tradito trasmettendo in maniera squallida un fuorionda “sanguinoso” che in pratica ha determinato la sua sconfitta.
Di quell’attentato di vent’anni fa resta il ricordo di un bel libro, “Attentato a Sandro Principe” scritto da Ciccio Dinapoli, che è stato sempre suo amico. Sergio Staino, l’attentatore, è morto una decina di anni fa. Marcello Manna non è più sindaco di Rende: ha portato il Comune di Rende allo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Il traditore del 2019 invece – che non merita nemmeno di essere nominato – è sempre al suo posto in quella “mezza” televisione privata al soldo dei peggiori politici calabresi e che servì a Manna per vincere con l’inganno. La storia non si cancella. Mai. E presenta sempre il conto. A tutti.