Lettere a Iacchite’. “San Marco. Il mostro a due teste con gli stessi pupari politici di sempre”

Elezioni comunali di San Marco: il mostro a due teste con gli stessi pupari politici di sempre.

Dopo cinque anni di sonnolenza ecco che si svegliano i “soliti noti”, i quali, pur di garantirsi il loro stipendio, hanno avviato una campagna elettorale con tanto di programma dalle belle parole ma, a ben vedere, privo di contenuti e volto unicamente a mantenere lo stesso potere che da più decenni ha distrutto il territorio di San Marco Argentano sia socialmente che fisicamente.

Molti di voi si chiederanno: come mai, se la fantasiosa amministrazione governata dai “soliti noti” si ritiene capace di fare tanto nei prossimi cinque anni, finora ha fatto così poco?

Ebbene la risposta alla luce dei fatti potete darvela da soli. Noi emigranti abbiamo la fortuna di analizzare le vicende del nostro paese dall’esterno essendo in contatto con il territorio attraverso i legami con amici e familiari.

Probabilmente noi emigranti abbiamo anche la fortuna di confrontarci con un tessuto sociale diverso, dove, quando raccontiamo i fatti o, per meglio dire, le malefatte che combinano i nostri amministratori pubblici la gente resta esterrefatta poiché altrove, in Italia e all’estero, non esiste quella rassegnazione tipica delle nostre parti.

Dei decenni trascorsi ricordo la chiusura delle fabbriche storiche e l’accesso a quelle funzionanti dietro raccomandazione di un qualche politico locale.

Ricordo la distruzione dell’area del Fullone e quella della montagna disboscata per pareggiare i buchi di bilancio creati dalle incompetenze di chi fin qui ha amministrato.

Ricordo soprattutto la chiusura e lo smantellamento dell’ospedale che, oltre ad aver causato la morte di molti conosciuti e stimati lavoratori, per mancanza di pronto intervento, ne ha fatto indebitare tantissimi per guarire mentre tanti altri ancora hanno addirittura dovuto rinunciare a curarsi per poi morire nell’anonimato.

Queste violenze, ché tali sono, sulla popolazione è ora che cessino.

Violenze che affliggono principalmente i lavoratori e non le classi dirigenti perché le classi dirigenti hanno i mezzi economici per fare prevenzione ed hanno i migliori medici, i migliori nutrizionisti, etc. etc. a propria disposizione.

Ma uno degli eventi storici che più mi ha colpito, in questi ultimi anni, oltre alla perdita drammatica della cara amica Anna morta davanti al Pronto Soccorso, è stato quello della svendita del mercato contadino.

Molti di voi ricorderanno il processo ai contadini denunciati per occupazione di suolo pubblico, ovvero il luogo dove essi vendevano i loro prodotti da sempre.

L’accusa poi rivelatasi infondata, nei confronti dei contadini, di occupare i locali del mercato coperto senza la relativa licenza, fu fatta da un commerciante (non contadino) fratello di un odierno assessore: il tutto accadeva a meno di 500 metri da palazzo Santa Chiara.

In realtà era proprio il suddetto commerciante – come solo chi non vuol sapere non sa – che vendeva, tra gli altri, anche i prodotti che la propria licenza non gli avrebbe permesso di poter vendere, oltretutto occupando quasi per intero lo spazio interno del mercato come pure dimostrano le foto e le testimonianze dell’epoca.

A tal proposito ricordo bene come la sindaca, e due avvocati presenti in Giunta, mostrarono sdegno per l’accaduto, promettendo in seguito ad una protesta da me avviata ormai cinque anni orsono, di risolvere la problematica.

Tuttavia, successivamente, essi si disinteressarono dei contadini loro concittadini, del loro destino, dei loro debiti, lasciandoli esposti durante le ore di lavoro al freddo ed alla pioggia invernale o sotto il sole cocente estivo. Se questi non sono uomini e donne violente come li vogliamo chiamare? Vogliamo ancora dei violenti al potere? Non sarebbe meglio che andassero a lavorare per davvero come fanno tutte le persone normali?

Ancora oggi, nel nuovo programma elettorale stilato, gli stessi amministratori di allora omettono di menzionare la restituzione del mercato agricolo ai contadini, e questo, cari concittadini, ci fa capire che pur con i nuovi candidati illustri che sono stati inseriti nella nuova lista, direi anzi nelle nuove liste, il potere che li guida dall’alto è sempre lo stesso: i c.d. “nuovi” candidati saranno solo figure marginali utili a raccogliere voti, in cambio dei quali (forse) riceveranno qualche briciola.

L’agricoltura, frattanto, versa in gravissime condizioni per i cambiamenti climatici e per la gestione in cui versa il consorzio di bonifica.

In questo ente, come racconta il nostro più illustre Magistrato calabrese, il Dr. Nicola Gratteri, nelle sue dichiarazioni pubbliche, è diffuso l’uso clientelare e privatistico del bene pubblico.

I contadini della zona aspettano dal 2015 la risoluzione del problema idrico ma il presidente del consorzio si irrita quando gli si chiedono chiarimenti per iscritto e, invece di impegnarsi a dare una risposta e magari anche una soluzione al problema, si risente o nicchia: molto probabilmente anche lui fa parte di quei pupari politici intoccabili che si credono dio in terra e che, pur non essendolo, godono ugualmente di protezioni altissime.

In definitiva in un simile contesto sociale, in cui non ci sono veramente forze nuove a scrollare i vecchi poteri, il mio invito alla popolazione è quello di non delegare più la propria vita ai “soliti noti” ma di creare dei comitati di rione, o di quartiere, attraverso i quali poter rivendicare i propri bisogni e lanciare le proprie idee sul presente e sul futuro della nostra bella ma sofferente comunità.

Massimo Tripicchio