Cosenza. La Casa delle Culture è diventata il club privato di Alimena. Apre solo… per appuntamento

Siamo a metà degli anni Novanta del secolo scorso. Giacomo Mancini, che qualche anno prima aveva vinto da solo le elezioni e si era insediato a Palazzo dei Bruzi, stava puntando forte sul rilancio del centro storico: strade, illuminazione, sottoservizi, mutui a tasso agevolato con contributo a fondo perduto del Comune per ristrutturare gli immobili privati, sostegno a chi apriva nuovi esercizi commerciali e tanto altro ancora. Tanto che la città vecchia, come la chiamiamo a  Cosenza, era diventata punto di ritrovo, di incontro, di iniziative culturali, di concerti, di eventi ad ogni ora del giorno e della notte.

In questa opera di risanamento e di rinascita il vecchio leone socialista inserì anche la sede del vecchio municipio su corso Telesio che a quei tempi era cadente, senza tetto, senza solai interni con le scale fatiscenti.
L’edificio fu recuperato, ristrutturato e trasformato in quella che poi fu chiamata la Casa delle culture. Mancini chiamò il professore Franco Dionesalvi, poeta, letterato e intellettuale, per dare vita e forma all’iniziativa.

Da quella collaborazione nacquero i primi internet point dove i cosentini potevano gratuitamente navigare sulla rete potendo disporre di tante postazioni accessibili dalla mattina alla sera. E poi la cinematografia, la lettura, la sperimentazione, gli incontri tra culture differenti, i dibattiti, i cineforum, le proiezioni. In quegli anni la Casa delle Culture diventò un pullulare di iniziative culturali e anche di sperimentazioni.

La premessa, anche se lunga, è d’obbligo, per far comprendere cosa era allora la Casa delle Culture e per far rendere tragicamente evidente cosa rischia di diventare con l’operazione dei protagonisti di oggi. Che avendo capito come i loro volti sono impresentabili, nel comunicato fanno i nomi di Giacomo Mancini e Franco Dionesalvi in spregio ad una anche se pur minima decenza.

Perché? Ve lo spieghiamo subito. La Casa delle Culture, che negli anni che abbiamo richiamato era aperta a tutti, pressoché gratuita per tutta la città, adesso è diventata un luogo privato ristrutturato con fondi pubblici e utilizzato per fare attività private e lucrative.  E hanno avuto anche il coraggio di presentarla alla città, con tanto di taglio del nastro il 28 aprile scorso.

I protagonisti, intesi come quelli che utilizzano i soldi dei caggi per fare affari e alimentare le loro clientele, sono gli stessi di un’altra inaugurazione, quella svolta appena poche settimane prima davanti al complesso di San Gaetano che è stato affidato alla “Le Seppie”, associazione culturale cara a Madame Fifì e Capu i Liuni, alla quale sono stati assegnati la bellezza di 100 mila euro. Vi chiederete: per fare qualcosa di utile per i cittadini? Arrassusia, non ci pensano proprio.

E passiamoli in rassegna questi dilapidatori di risorse pubbliche.

Uno è il “delegato del sindaco Franz Caruso al Centro Storico”, al secolo Francesco Alimena, detto anche il piccolo Franco o il cucciolo di casa Adamo-Bruno Bossio, già segretario particolare di Enza Bruno Bossio, suo assistente parlamentare e uomo di fiducia del clan Adamo-Incarnato.

Gli altri protagonisti sono Franz Caruso nei panni dell’incappucciato fedele agli ideali… del Goi, Nicola Adamo in quelli soliti di Capu i Liuni, Giggino Incarnato nei panni di Tic tac ma ormai sempre più solo Tic tic… e naturalmente Enza Bruno Bossio nei panni di Madame Fifi.

Ma andiamo per ordine. Gran parte degli 800 metri quadri di un edificio pubblico (ripetiamolo) sono stati stati assegnati alla cooperativa “Teatro in note”. Non è dato sapere se tale cooperativa pagherà al Comune un canone di locazione o si farà carico del costo delle utenze, quello che sappiamo è che predisporrà un calendario di eventi artistici. Ma intanto trasferirà li la sua sede amministrativa e tutti i suoi dipendenti coordinati da Vera Segreti, che ha il ruolo di direttrice, e che in città è nota per essere legata ai fratelli Occhiuto, al loro fido lecchino Pierluigi Caputo e di conseguenza come avviene ormai da tempo, è contigua anche a Nicola Adamo e gentile consorte e alla loro banda di cortigiani.

La famiglia in questione ovviamente non poteva non pensare anche a se stessa facendo assegnare spazio e agibilità a corso Telesio anche all’associazione “Le Seppie” (lo sanno tutti che dentro c’è la figlia di Nicola ed Enza…), che sarà allocata anche a San Gaetano dove ha già ricevuto la somma di quasi centomila euro

Al secondo piano sarà invece collocata una rete di professionisti specializzati, tra critici, curatori, allestitori ed editori (tra questi Roberto Sottile, Marilena Morabito, l’Associazione culturale Acav e Galileo editore). Basta fare una ricerca sulla rete per capire come del livello di queste degne persone ce ne sono tante e tante sono di un livello di molto superiore. Eppure la Casa delle Culture sarà un affare solo per gli amici degli amici…

Al terzo piano invece saranno allestiti dei corsi di formazione di cui fin da oggi si dice senza alcun ritegno che saranno accreditati dalla Regione e sui quali già si favoleggiano incassi milionari.

Questa la “divisione” dei pani e dei pesci secondo quello che era stato illustrato ai media di regime in occasione della pagliacciata del taglio del nastro. Oggi, 28 luglio, a tre mesi esatti dall’inaugurazione, ogni cosentino che si è trovato a passare da corso Telesio ha potuto verificare che questa sedicente Casa delle Culture praticamente è sempre chiusa.

Quelli che ci stanno dentro, dunque, “lavorano” (verbo che decisamente poco si addice a questi personaggi…) a porte chiuse. La conclusione è che siamo davanti ad un club privé, ad un club privato il cui capo riconosciuto è il piccolo Franco Alimena, cucciolo di casa Adamo-Bruno Bossio.

Spesso c’è una porticina laterale aperta con un custode ma la porta centrale è sempre chiusa. L’hanno aperta solo per far vedere che si fa qualcosa per una mostra fotografica ma solo… una stanza, per evitare che qualcuno potesse vedere cosa ci fosse nelle altre. Si credono furbi i papponi che si dichiarano anche “di sinistra”.
Il molto presunto restauro? Niente di speciale, una semplice “pittata di faccia” costata 2 milioni di euro mentre tutto il resto intorno sta crollando.
Più che una Casa delle Culture dovremmo chiamarla casa d’appuntamento… nel senso che apre solo per appuntamento!

Guardandola da dentro, ad una prima impressione, sembra addirittura che sia più vuota: forse si sono fregati anche i lampadari in questo restauro, e non ci sono neanche mobili o bacheche.
C’è di solito un solo impiegato, che apre su appuntamento della premiata cricca.
Tutte le stanze sono chiuse al pubblico, una sola è stata aperta al pubblco per l’occasione del Festival delle Invasioni, che ha ospitato la mostra fotografica.
Nel centro storico, molti si chiedono chi paga l’aria condizionata per un edificio pubblico ma utilizzato soltanto da un gruppetto di privati amici degli amici…
Anzi, diciamola tutta: la gente del centro storico quando passa da lì dice “guarda gua’… cchi scandalu si su’ fricati sulu i sordi”. Ed è la pura e semplice verità.

Hanno sostituito le finestre di castagno con finestre di abete con vernice a castagno, per fare abboccare meglio i caggi in perfetto stile… Adamo.
Ci sono palazzi interi che se non ci mettono mano crollano, però abbiamo la Casa delle Culture o d’appuntamento bella, chiusa e pure restaurata…
Dicono che le proprietà private non le possono restaurare ma hanno restaurato il palazzo di Alimena che poi è stato venduto al Comune già quando c’era Occhiuto, giusto per chiarire che non c’è nessuna differenza.
Quel palazzo, che dovrebbe essere utilizzato per scopi culturali, sopra a Piazza Piccola. Lo conoscono tutti a Cosenza Vecchia.

Altro particolare della casa d’appuntamento è che ci hanno messo una catena sulla piazza, la aprono solo per parcheggiare le loro auto. Praticamente un parcheggio privato dentro il club privè. Strazza…
Ogni tanto si vede anche un furgone con la scritta “La rivoluzione delle seppie” con tanto di logo. Della serie: ‘ccuri sordi du Cumune cumu spridanu’!
Ultimamente poi hanno fatto una festa con un buffet sopra la piazza piccola ed ai ragazzini che gli chiedevano qualcosa da mangiare li hanno cacciati di malo modo. Anche qui in perfetto stile… Adamo!
Ormai ci sono loro come classe e casta superiore e il resto è fatto di gente comune del posto ed immigrati, che si vedono solo a sprazzi quando devono fare qualche negozio.
Alimena vive a corso Mazzini ma invece dice di stare nel centro storico per darsi un tono, passa ogni 3 o 4 settimane soltanto per verificare come vanno i suoi loschi affari. Ci sono tante associazioni e attività che sono state sovvenzionate ma in realtà non ce n’è nessuna aperta…
Non sappiamo quanti milioni di euro sono spariti nel nulla. Spendono i soldi ma non si vede nessuno: solo gli amici loro sono stati beneficiati.

E’ evidente quindi che non si è tagliato il nastro alla Casa delle Culture per come pensata e realizzata da quei giganti di Giacomo Mancini e Franco Dionesalvi. Ma è stata l’inaugurazione di una nuova associazione targata Nicola Adamo a beneficio di parenti stretti, nani e ballerine... tipo quelle con sede nei pressi di piazza Amendola che hanno utilizzato per gestire i fondi dei gruppi regionali passate alle cronache giudiziarie con il nome di “Rimborsopoli”. Meditate gente, meditate.