Cosenza. Ma quale Casa delle Culture: è il solito squallido affare per nani e ballerine targato Nicola Adamo

La fanfara sempre più stonata e per dirla tutta imbarazzante di Palazzo dei Bruzi strepita dell’imminente riapertura della Casa delle Culture su corso Telesio prevista proprio per questa mattina. Già dal testo del comunicato diffuso si capisce di che si tratta della seconda puntata di quello che noi abbiamo chiamato il giro di soldi a Palazzo dei Bruzi.

GIRO DI SOLDI A PALAZZO DEI BRUZI (https://www.iacchite.blog/cosenza-giro-di-soldi-a-palazzo-dei-bruzi-il-piccolo-franco-la-donna-megafono-e-la-rivoluzione-di-madame-fifi-a-100mila-euro/)

I protagonisti, intesi come quelli che utilizzano i soldi dei caggi per fare affari e alimentare le loro clientele, sono gli stessi di un’altra inaugurazione, quella svolta davanti al complesso di San Gaetano che è stato affidato alla “Le Seppie”, associazione culturale cara a Madame Fifì e Capu i Liuni, alla quale sono stati assegnati la bellezza di 100 mila euro. Vi chiederete: per fare qualcosa di utile per i cittadini? Arrassusia, non ci pensano proprio.

E passiamoli in rassegna questi dilapidatori di risorse pubbliche.

Uno è il “delegato del sindaco Franz Caruso al Centro Storico”, al secolo Francesco Alimena, detto anche il piccolo Franco o il cucciolo di casa Adamo-Bruno Bossio, già segretario particolare di Enza Bruno Bossio, suo assistente parlamentare e uomo di fiducia del clan Adamo-Incarnato.

Gli altri protagonisti sono Franz Caruso nei panni dell’incappucciato fedele agli ideali… del Goi, Nicola Adamo in quelli soliti di Capu i Liuni, Giggino Incarnato nei panni di Tic tac ma ormai sempre più solo Tic tic… e naturalmente Enza Bruno Bossio nei panni di Madame Fifi.

Ma prima di raccontare questa seconda puntata e di svelare tutti gli intrallazzi occorre fare un passo indietro di parecchi decenni.

Siamo a metà degli anni Novanta del secolo scorso. Giacomo Mancini, che qualche anno prima aveva vinto da solo le elezioni e si era insediato a Palazzo dei Bruzi, stava puntando forte sul rilancio del centro storico: strade, illuminazione, sottoservizi, mutui a tasso agevolato con contributo a fondo perduto del Comune per ristrutturare gli immobili privati, sostegno a chi apriva nuovi esercizi commerciali e tanto altro ancora. Tanto che la città vecchia, come la chiamiamo a Cosenza, era diventata punto di ritrovo, di incontro, di iniziative culturali, di concerti, di eventi ad ogni ora del giorno e della notte.

In questa opera di risanamento e di rinascita il vecchio leone socialista inserì anche la sede del vecchio municipio su corso Telesio che a quei tempi era cadente, senza tetto, senza solai interni con le scale fatiscenti.
L’edificio fu recuperato, ristrutturato e trasformato in quella che poi fu chiamata la Casa delle culture. Mancini chiamò il professore Franco Dionesalvi, poeta, letterato e intellettuale, per dare vita e forma all’iniziativa.

Da quella collaborazione nacquero i primi internet point dove i cosentini potevano gratuitamente navigare sulla rete potendo disporre di tante postazioni accessibili dalla mattina alla sera. E poi la cinematografia, la lettura, la sperimentazione, gli incontri tra culture differenti, i dibattiti, i cineforum, le proiezioni. In quegli anni la Casa delle Culture diventò un pullulare di iniziative culturali e anche di sperimentazioni.

La premessa, anche se lunga, è d’obbligo, per far comprendere cosa era allora la Casa delle Culture e per far rendere tragicamente evidente cosa rischia di diventare con l’operazione dei protagonisti di oggi che abbiamo prima presentato. Che avendo capito come i loro volti sono impresentabili, nel comunicato fanno i nomi di Giacomo Mancini e Franco Dionesalvi in spregio ad una anche se pur minima decenza.

Perché? Ve lo spieghiamo subito. La Casa delle Culture, che negli anni che abbiamo richiamato era aperta a tutti, pressoché gratuita per tutta, adesso diventa un luogo privato ristrutturato con fondi pubblici e utilizzato per fare attività private e lucrative.

Ma andiamo per ordine. Gran parte degli 800 metri quadri di un edificio pubblico (ripetiamolo) sono stati stati assegnati alla cooperativa “Teatro in note”. Non è dato sapere se tale cooperativa pagherà al Comune un canone di locazione o si farà carico del costo delle utenze, quello che sappiamo è che predisporrà un calendario di eventi artistici. Ma intanto trasferirà li la sua sede amministrativa e tutti i suoi dipendenti coordinati da Vera Segreti, che ha il ruolo di direttrice, e che in città è nota per essere legata ai fratelli Occhiuto, al loro fido lecchino Pierluigi Caputo e di conseguenza come avviene ormai da tempo, è contigua anche a Nicola Adamo e gentile consorte e alla loro banda di cortigiani.

La famiglia in questione ovviamente non poteva non pensare anche a se stessa facendo assegnare spazio e agibilità a corso Telesio anche all’associazione “Le Seppie” (lo sanno tutti che dentro c’è la figlia di Nicola ed Enza…), che sarà allocata anche a San Gaetano dove ha già ricevuto la somma di quasi centomila euro

Al secondo piano sarà invece collocata una rete di professionisti specializzati, tra critici, curatori, allestitori ed editori (tra questi Roberto Sottile, Marilena Morabito, l’Associazione culturale Acav e Galileo editore). Basta fare una ricerca sulla rete per capire come del livello di queste degne persone ce ne sono tante e tante sono di un livello di molto superiore. Eppure la Casa delle Culture sarà un affare solo per gli amici degli amici…

Al terzo piano invece saranno allestiti dei corsi di formazione di cui fin da oggi si dice senza alcun ritegno che saranno accreditati dalla Regione e sui quali già si favoleggiano incassi milionari.

E’ evidente quindi che oggi non si taglierà il nastro alla Casa delle Culture per come pensata e realizzata da quei giganti di Giacomo Mancini e Franco Dionesalvi. Ma sarà l’inaugurazione di una nuova associazione targata Nicola Adamo a beneficio di parenti stretti, nani e ballerine... tipo quelle con sede nei pressi di piazza Amendola che hanno utilizzato per gestire i fondi dei gruppi regionali passate alle cronache giudiziarie con il nome di “Rimborsopoli”. Meditate gente, meditate.