Lamezia, dai megaprogetti allo scaricabarile tra enti. Mentre l’«illegalità diffusa» si riversa in mare

di Sergio Pelaia

Fonte: Gazzetta del Sud

Dal sogno industriale all’incubo ambientale, dai megaprogetti allo scaricabarile istituzionale. La retorica prodotta nei decenni sull’area industriale lametina è direttamente proporzionale alle criticità che ne vengono fuori, quasi quotidianamente, rendendo l’idea della distanza tra la politica e la realtà. Nell’arena cittadina, quasi sempre a mezzo stampa o social, si dibatte di tutto, soprattutto di ciò che è di competenza extracomunale – dall’autonomia differenziata alla sanità – ma ciò che succede attorno all’ex Sir sembra non suscitare l’interesse della politica locale, salvo quando le competenze istituzionali – e magari l’incombenza di controlli e indagini in corso – non obblighino a prendere provvedimenti che dovrebbero in realtà rientrare nell’ordinaria amministrazione. È il caso della recente ordinanza del Comune rivolta al Corap affinché provveda a «pulizia e manutenzione canaloni e chiusura pozzetti area Ex Sir». La disposizione, datata 14 agosto, segue la «Relazione sulla situazione ambientale dei Canaloni» arrivata dall’Arpacal sette giorni prima all’esito dei sopralluoghi effettuati in collaborazione con i Carabinieri Forestali. Si tratta dell’ennesima “fotografia” del paradosso di un’area su cui fino a poco tempo fa si vagheggiava di un grande porto turistico finanziato da fantomatici investitori privati e che invece, ora, ha un ruolo centrale nelle mappe di chi monitora con competenze e strumenti scientifici le “malattie” del mare calabrese.

La conferma arriva da Silvio Greco, noto biologo marino e vicepresidente della stazione zoologica “Anton Dohm”. “Nell’area di Lamezia – spiega senza mezzi termini alla Gazzetta del Sud – si parla di illegalità diffusa, dai reflui di allevamenti non trattati e buttati nei canali all’agricoltura intensiva con uso di grandi quantità di fitofarmaci che poi vanno a finire nelle acque. Non per nulla il fenomeno del mare verde su verifica in area per la continua e massiva presenza di fertilizzanti”.

Per anni, come ben delineato dalla procura di Lamezia, nell’area sono stati trattati rifiuti industriali pericolosissimi che arrivavano da tutta Italia con evidenti conseguenze per gli scarichi a mare. D’altronde, le sostanze trovate di fronte al pontile dell’ex Sir non sono conciliabili con un sistema industriale pressoché inesistente, dunque sono frutto degli anni in cui si andava a sversare qualsiasi cosa nei canaloni.

Ecco, i canaloni. Greco li definisce “la tragedia dell’area industriale” in particolare quelli dismessi che erano stati creati per l’irrigazione, un reticolo fitto utilizzato per gli sversamenti.

Ma il biologo avverte: non bisogna pensare che tutto parta dall’area industriale, molto arriva da più in alto, dalla collina. Ma tutto va a finire in mare… E poi gli ingranaggi delle macchine amministrative degli enti: ognuno certifica i divieti e scrive carte per proteggersi rispetto alle indagini della magistratura.