Coppa Sila. Don Mimì e Ciccio Misasi, perdonate loro perché non sanno quello che fanno

Quando nel 2015, per onorare in qualche modo la memoria di Corradino Aquino, presidente dell’AC Cosenza (Aci per i non addetti ai lavori), da poco improvvisamente scomparso, il Direttivo dell’ente decise di riportare sulla strada la Coppa Sila, quella vera, la cosiddetta “Università” delle gare di velocità in montagna, nella commissione sportiva fu subito nominato Ciccio Misasi, poi scomparso qualche anno dopo, il 14 aprile 2018.

Grande appassionato e pilota lui stesso, al fianco dei Presidenti storici dell’AC Cosenza (Michele Allegrini, Augusto Rosa, Corradino Aquino per citare solo gli ultimi), Ciccio è stato un insostituibile collaboratore per chiunque abbia voluto cimentarsi nell’organizzazione di una gara sul percorso più duro d’Italia.
Partenza dalla località di Acquacoperta e poi su, per innumerevoli curve e tornanti, per i 12 chilometri che separano la partenza dall’arrivo a Montescuro.

I suoi mezzi del Soccorso Aci 116 messi sempre gratuitamente a disposizione degli organizzatori per garantire la sicurezza di piloti e spettatori: e lui stesso sul circuito a correre, nonostante non fosse più un giovane pilota, con il suo bolide (nel 2015 una Osella PA 21) per onorare una gara alla quale era legatissimo e nel corso della quale ebbe anche un meritatissimo premio “alla carriera”.

Se potessimo fargli una intervista impossibile, in occasione di questa farlocchissima edizione 2024 della Coppa Sila, siamo certi che ci guarderebbe socchiudendo i suoi occhi tra l’ironico e lo sfottente e, in cosentino stretto, ci direbbe: “Ohi cò, ma si tu organizzi u campionato italiano di atletica leggera, a pù fà a pista dei 100 metri lunga 80? Sa menza sagliuta d’a Sila unn’è mancu deci chilometri! E a chiamanu Coppa Sila! Senza vrigogna, malanova loro!”.

Questa cricca indecente che adesso “comanda” l’AC Cosenza, guidata da uno dei soggetti più impresentabili del sottobosco della politica locale, tale Ernesto Ferraro, meglio conosciuto come “pallone gonfiato”, ex “picciotto” del clan Lanzino, parente diretto dei boss Di Puppo di Rende e pilotato da Paolo Posteraro, pezzo grosso della lobby dei boiardi di stato, alla corte dei fratelli Occhiuto, non he ha voluto sapere di premiare Ciccio Misasi, la cui figura è decisamente “ingombrante” per faccendieri spregiudicati di tale risma. E nel giorno in cui si consuma l’ennesima gran pagliacciata e in attesa che la legge del tempo ci levi dai coglioni il “pallone gonfiato”, ricordiamo con estremo piacere ai calabresi chi era Ciccio Misasi.

CHI ERA CICCIO MISASI 

Francesco “Ciccio” Misasi nasce tra i motori e tra i cilindri vive la sua adolescenza con un’unica chiara certezza: correre in macchina e far “fumare” quelle camere a scoppio che lo avevano visto crescere.

Ciccio, come lo chiamano affettuosamente gli amici, non è solo riuscito a correre, vincendo e stravincendo competizioni di tutti i tipi, ma è riuscito a farlo per cinquant’anni di seguito, correndo su auto di ogni cilindrata e imponendosi, sempre da protagonista, nelle varie categorie. La sua licenza di corsa risale al 1960, anno della sua prima gara, “Coppa Sila”. Il suo esordio gli portò un secondo, inaspettato, posto, tanto inaspettato che rimane famoso l’aneddoto di qualcuno che chiedendogli come si fosse qualificato, si sentì rispondere: “Quasi terzo”. Bello, bravo, modesto, simpatico e come tutti gli audaci, amato dalle donne. La Coppa Sila lo vede nel suo albo d’oro a pari merito di vittorie (9) con Domenico Scola ma Ciccio di edizioni della Coppa Sila ne ha disputate almeno la metà di “don Micuzzo”.

La carriera di Francesco vola ancora alto: alla simpatica età di 68 anni il nostro Cicciarieddru si concedeva ancora il lusso di far derapare la sua Osella 3000cc lungo i curvoni di Celico e di spingere a tavoletta una Ferrari 365 gt per i tornanti della Crocetta. (Fonte AC Cosenza)

Il “regno” di Ciccio Misasi, oltre che i percorsi di corsa, era il Soccorso stradale e centro di revisione Aci di Rende, contrada Concistocchi. Ciccio si era trasferito a Rende dopo aver “comandato” per tanti anni il Soccorso stradale dell’Aci all’inizio di via Popilia a Cosenza.

Ai cronisti di un tempo (mica ai lecchini di adesso…) raccontava della sua passione più grande ovvero i motori, gli brillavano gli occhi e aveva sempre pronto un aneddoto delle sue mille corse negli autodromi più importanti d’Italia: Imola, Modena, Vallelunga. Con l’Alfa Romeo sempre nel cuore, ché i piloti hanno sempre una “marca” da seguire e da valorizzare e lui all’Alfa ha dato sempre il meglio di se.

Ciccio aveva superato da tempo la meta dei settant’anni ma non li dimostrava neanche un po’ e appena aveva un minuto libero era pronto a costruire qualche “prototipo” come li chiamava lui o a truccare qualche motore o a “preparare” qualche macchina perché lui non aveva mai smesso di correre e mai l’avrebbe fatto. Anzi, aveva trasmesso la sua passione anche alla figlia Samantha, che nonostante l’esasperato “maschilismo” di questo (come tanti altri) sport, è riuscita, soprattutto grazie a Ciccio, a ritagliarsi un suo spazio importante come pilota di rally.

Era amico di grandi campioni dell’automobilismo ed erano decine le foto che lo ritraevano con i suoi “miti”: Jacques Villeneuve su tutti. Poi anche Vittorio Brambilla e Niki Lauda, con i quali aveva lavorato. Ma Villeneuve era stato il suo idolo e mi raccontava che – come tutti gli sportivi – era rimasto di sasso quando l’aveva visto morire davanti alla tivù in quel maledetto Gran Premio del Belgio. Uno dei dolori più grandi che aveva provato.

Ciccio Misasi aveva vinto nove edizioni della Coppa Sila (la prima volta che aveva gareggiato è stata addirittura nel 1960, come abbiamo visto) e anche un campionato italiano di velocità in salita, stravedeva per Domenico Scola detto don Mimì, il più grande di tutti, e alla Coppa Sila del 2014 gli luccicavano gli occhi quando l’Aci aveva deciso di premiarli insieme.

Don Mimì è venuto a mancare recentemente e ora il destino si è preso anche Ciccio, due glorie della nostra gara in salita per eccellenza, che hanno segnato, nella memoria dei cosentini, momenti indimenticabili di bella e sana competizione. La cricca indecente che oggi guida l’AC Cosenza, ovviamente, non ha potuto fare a meno di ricordare degnamente Don Mimì Scola, “separandolo” in maniera vergognosa dal compagno e amico di sempre, Ciccio Misasi appunto. Ma non riuscirà MAI a cancellarne il ricordo.
Ci piace immaginarceli insieme, impelagati fino al collo nella “preparazione” di qualche macchina per vincere una delle loro mille corse. Non avete rivali, ragazzi, neanche nell’aldilà. Ed entrambi, vedendo lo scempio al quale oggi assisteranno comunque tanti appassionati, da lassù certamente qualcuno commenterà per loro: “Don Mimì e Ciccio Misasi, perdonate loro perché non sanno quello che fanno”… E presto di questa cricca indecente non resterà neanche uno sbiadito ricordo.