Sono Marta e questa è la storia di mio padre che ha 77 anni, professore in pensione amato da tutti i suoi studenti e stimato cittadino di Amantea, che però l anno scorso ha purtroppo avuto un infarto e dal ricovero ospedaliero è emersa una diagnosi di fibrosi polmonare idiopatica.
Tante medicine, il caldo estremo di questa estate hanno portato quasi un mesetto fa la sua condizione a diventare sempre più precaria con sintomi acuti di disidratazione e creatinina alta che determina un malfunzionamento dei reni.
Portato al Pronto soccorso di Lamezia Terme viene ricoverato, devo ammettere tempestivamente, con la diagnosi di insufficienza renale acuta ma per mancanza di posti in Medicina interna è ricoverato in Broncopneumologia, comunque assistito dal neurologo in consulenza giornaliera.
Passano due settimane, valori tornati nella norma ma essendo papà debilitato quando mi parlano delle dimissioni che avverranno nel pomeriggio del giorno in cui sono stata contattata chiedo le dimissioni protette ossia un accompagnamento delle cure e del paziente in una Rsa per la riabilitazione non essendo il paziente autosufficiente, richiesta sacrosanta e pienamente in diritto.
E qui inizia la presa in giro perché se non ci sono posti nelle Rsa, che purtroppo essendo convenzionate con lo stato ma comunque sempre a pagamento con la quasi totalità della pensione hanno liste d attesa lunghe kilometri, l’ospedale che accetta le dimissioni protette deve tenere il paziente fino a che non si liberi un posto.
Mi chiama il primario del reparto, dottore Gambardella e mi rassicura che papà come da me richiesto verrà dimesso in protezione e trasportato in ambulanza al presidio di Soveria Mannelli… lungodegenza e riabilitazione. Da qui il mio sollievo in quanto papà aveva recuperato appetito e voglia di rimettersi presto in piedi. É spostato da Lamezia a Soveria, dunque… tutto questo nella giornata di sabato.
Io e mio fratello domenica mattina ci avviamo, contenti di essere quasi alla fine di un brutto periodo anche perché nonostante la fibrosi papà in ospedale non aveva avuto nemmeno bisogno dell’ossigeno… la ripresa era dietro l’angolo! Ma mai sorridere prima del tempo… in Calabria quello che sembra un sogno diventa un incubo…
Quando arriviamo troviamo papà sul letto solo in lacrime che cercava di mangiare una pastina senza un aiuto da nessuno… senza nessuno che l’avesse aiutato a mettere la dentiera.. senza una mano a tenere il cucchiaio che a malapena riusciva a reggere con le braccia che erano gonfie e tutto un livido per i molteplici prelievi dei giorni precedenti…
Mio padre parcheggiato da solo in un letto di un edificio che di ospedale riabilitativo non ha niente se non forse lo statuto sulla carta e i fondi per esso in tasca a qualcuno. Gli infermieri stessi hanno alle mie domande risposto che dovrebbe esserci un fisioterapista che non si è mai visto e che lì vanno solo pazienti che sono indesiderati in ospedale e che essendo domenica non vi era neanche un dottore con cui poter parlare tranne l’unico povero diavolo cubano di turno al Pronto soccorso che manco capiva quello che gli dicevo.
Papâ me lo sono portato a casa ma e dopo tre giorni di assistenza giorno e notte ho capito che gli avevano inferto un colpo così duro che non aveva più voglia di reagire e ancora oggi sono alla disperata ricerca di un aiuto che non viene da nessuna parte. La dignità umana è così calpestabile senza che qualcuno ne paghi le conseguenze? Mio padre sta male e io ancora non so perché e non so come provvedere. In ospedale non c’è posto nelle Rsa non c’è posto… a casa non sappiamo che fare e un essere umano sta soffrendo solo perché fa parte della categoria dei fragili per la quale non si sprecano cure più del necessario e nemmeno quelle. E a Soveria questa struttura che prende fondi ma che è fantasma… da quale avido di turno è diretta?









