Catanzaro, “Stop and go”: Amalia Bruni e il progetto-fantasma da 1 milione e mezzo di euro in due anni!

Oggi è ritornata alla ribalta delle cronache calabresi l’operazione della Dda di Catanzaro denominata “Stop and go”, risalente al 2017, che aveva scoperchiato una delle tante truffe nel settore della sanità, con relativo maxi sequestro di oltre 300 mila euro.

Le indagini erano state condotte dalla Guardia di Finanza a seguito di una denuncia presentata dai vertici dell’Asp. I fondi intercettati per il progetto denominato appunto “Stop and go” avrebbero avuto come obiettivo quello di realizzare un modello di gara d’appalto armonizzato, in materia di servizi per anziani. Secondo gli inquirenti, “il progetto non è stato realizzato e l’unica attività posta in essere consiste nella pubblicazione sul sito dell’Asp di una consultazione di mercato finalizzata alla predisposizione degli atti di gara relativi all’acquisizione dei servizi avanzati per l’anziano potenziati da tecnologie digitali presso la Casa della Salute di Chiaravalle”.

Ebbene, oggi si è appreso che dirigenti e dipendenti dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro coinvolti nell’inchiesta che ruota intorno alla gestione illecita dei fondi europei stanziati per il progetto “Stop and go” dovranno risarcire complessivamente oltre duecentomila euro. Lo ha confermato anche la sentenza d’appello della Corte dei Conti ribadendo il verdetto emesso dai giudici della sezione catanzarese della magistratura contabile nel gennaio del 2020. Ma cerchiamo di spiegare ai lettori che cos’è questa inchiesta e chi sono i protagonisti. A partire dalla solita Amalia Bruni, grande pupara della sanità catanzarese.

L’operazione “Stop and go” effettuata dalla Guardia di Finanza su delega della DDA di Catanzaro del procuratore Nicola Gratteri ha messo in luce il sistema truffaldino esistente nell’Asp di Catanzaro con il quale sono stati volatilizzati fra favori e ruberie circa 300mila euro dei fondi destinati alla non Autosufficienza co-finanziato dalla Comunità Europea per un budget totale di 750.592,00 euro, per quel “piano delle Demenze” voluto dall’ex Direttore Generale Gerardo Mancuso in adesione al DGR 582 del 6 settembre 2010, giunta Scopelliti.

Il progetto aveva una durata biennale e gli obiettivi erano ambiziosi, almeno nello schema presentato, mai realizzato al netto di viaggi per mogli, figli, missioni a Roma e Bruxelles ed altre piccole ruberie della cricca dei complici dell’Asp amici di Amalia Bruni che con il suo Centro Regionale di Neurogenetica recitava un ruolo di leader e di formazione cura. La Guardia di Finanza si è fermata alla traccia dei soldi, quelli visibili degli ingordi, ma forse avrebbe dovuto andare più a fondo incrociando i dati e verificando se qualcosa è piovuto sul Centro Regionale di Neurogenetica e come sono stati spesi. Il nostro è un modesto suggerimento che lasciamo alla sensibilità del procuratore Nicola Gratteri.

Non stiamo raccontando fandonie, leggiamo le carte che parlano di un centro di riferimento identificato nel Centro Regionale di Neurogenetica cui afferiscono, vengono trattati e resi disponili i dati della demenza per tutti gli attori coinvolti su una piattaforma informatizzata. Questo non è mai esistito, nemmeno decollato se quello che dicono le famiglie calabresi ha un senso, quello della verità e se i malati di Alzheimer continuano a morire come cani nelle RSA lager di Calabria, quella regione che doveva in forza di un piano regionale delle demenze, identificare reparti dedicati per la malattia e strutture aperte sempre nelle RSA. Chiedete in giro, fatevi delle domande sul perché. La risposta è semplice ed ha dei nomi molto conosciuti e riconosciuti nelle carte delle diverse procure regionali, gentaglia come i fratelli (i)Greco, la dinastia di Ennio Morrone, il faccendiere catanzarese Claudio Parente con il suo degno socio Massimo Poggi, il nuovo business-man Carminuzzu Potestio, prestanome di Roberto e Mario Occhiutodon Pierino Citrigno ed il suo rampollo Alfredo, senza dimenticare gli interessi di qualche curia calabrese infiltrata di massomafia e di affaristi con la tonaca.

Amalia Bruni non è certamente meglio di questa gentaglia e forse il procuratore Nicola Gratteri dovrebbe farle qualche domanda, se resta fermo il concetto che chi ruba, specula e fa affari sulla malattia e sugli anziani, merita la galera, altro che candidatura alla Regione Calabria! Noi non pretendiamo di essere creduti solo perché abbiamo fatto un’affermazione pesante, che non ci serve a fare scoop, è una logica che non ci appartiene quando narriamo una verità che è documentale.

E’ per questo che pubblichiamo lo stralcio del documento che abbiamo citato, quello da 750.592,00 euro.

Si tratta del famoso portale informatizzato che doveva essere sviluppato dal Centro Regionale di Neurogenetica, sulla base del modello sperimentale già in essere e ritenuto idoneo alla sperimentazione sul campo.

Ed ancora…

L’aspetto assistenziale e di ricerca sulla malattia di Alzheimer, nonché i percorsi di sostegno a gruppi di mutuo soccorso per favorire le relazioni interpersonali, l’empatia e la comunicazione sulle demenze…

Ed infine.

La diagnosi tempestiva usando la duplice veste del Centro Regionale di Neurogenetica come centro di assistenza e ricerca, per elaborare procedure da usare nella clinica corrente, usando le capacità dei laboratori presenti…

Noi non aggiungiamo alcun commento, ci stiamo mordendo la lingua, lasciamo alla libera coscienza di chi vorrà avere la pazienza di leggere la nostra analisi facendosene una personale idea. Noi restiamo fermi a quello che ci hanno scritto le famiglie calabresi che hanno incontrato per sfortuna “strega” Amalia ed il suo carrozzone circense: «una donna fredda ed inospitale con il suo centro dove si prescrivono solo medicine e basta!».

Una riflessione ed un auspicio però ci sia consentito.

A cosa serviva impegnare 750mila euro per i primi 12 mesi sui fondi 2010 ed altrettanti 746mila per altri 12 mesi sui fondi 2011, se poi siamo in presenza di un normale ambulatorio che ancora chiamano Centro Regionale di Neurogenetica? Chiamatelo pure CDCD (Centri per i disturbi cognitivi e Demenze) uno degli altri 38 presenti in Calabria, dove nella migliore delle ipotesi la demenza resta ancora assimilata ad una malattia mentale, con buona pace di Basaglia, che si cura con la prescrizione di farmaci solo per ingrassare i gommoni delle big pharma, che poi finanziano i seminari, le abbuffate pagate anche dai cittadini, dove sempre sono sgraditi i malati, da non invitare nemmeno al buffet!

Ed ancora, perché il procuratore Gratteri non manda qualcuno a fare una ispezione nei laboratori del “centro” di Queen Amalia? Avrebbe certamente qualche sorpresa sgradita, da rendere pubblica magari con qualche indagine per danno erariale e per truffa diffusa. Deve prima farsi largo fra macerie e ragnatele!

L’abbiamo citato e ne pubblichiamo il documento, è sempre lo stesso progetto su cui la Guardia di Finanza ha avuto da ridire con l’operazione “Stop and go”, che viene replicato sui fondi FSN 2011 per la somma di 746.947,00 euro, stessa spiaggia stesso mare. Questa volta porta la firma di Rubens Curia, Dirigente del settore LEA della regione Calabria all’epoca di Loiero, che non era certo “l’usciere” anonimo insieme alla “Maria fuori onda” del generale Cotticelli. Avremo modo di parlarne in seguito, il tempo ce l’abbiamo e la strada è ancora lunga.