Lorica. Verità per Ilaria Mirabelli. A cosa serve continuare a sostenere che la ragazza fosse alla guida?

Quando ormai sono stati eseguiti e conclusi gli accertamenti tecnici irripetibili sull’autovettura Volkswagen Up uscita di strada il 25 agosto e sul luogo del presunto incidente, a Baracchella di Lorica, che è costato la vita alla giovane cosentina Ilaria Mirabelli e quando addirittura la procura ha chiesto l’arresto di Mario Molinari, la domanda che ci poniamo noi ma che si pone in pratica tutta la città è la seguente: a cosa serve alla famiglia Molinari continuare a dire e sostenere che alla guida dell’auto c’era Ilaria?

Tutti gli indizi convergono in maniera disarmante sul fatto che alla guida dell’auto ci fosse Mario Molinari, l’uomo che era con lei quella maledetta domenica e che è indagato – per il momento – di omicidio stradale dalla procura di Cosenza dopo la formale denuncia dei familiari di Ilaria. E ormai anche i consulenti della procura ovvero l’ingegnere Fausto Carelli Basile e i dottori Bernardo Cavalcanti e Vannio Vercillo, hanno chiarito che alla guida c’era Molinari, convincendo i pm Donato e Farro a chiedere l’arresto del soggetto. 

Ci sono due testimoni che hanno dichiarato davanti agli inquirenti di aver visto Molinari alla guida, le evidenze della dinamica del presunto incidente hanno già dimostrato ampiamente che Ilaria può essere “uscita” dall’auto solo e soltanto dal lato passeggeri ma soprattutto ci sono le lesioni che sono state riscontrate sul corpo della ragazza. Lesioni alla clavicola, all’ascellare, alla scapolare e al polmone che sono assolutamente incompatibili con l’ipotesi che fosse lei alla guida. Gli accertamenti tecnici irripetibili effettuati tra il 20 settembre e il 9 ottobre hanno cristallizzato il fatto che guidasse Molinari. Con tanto di perizia dei consulenti della procura che ha sconfessato la tesi dei Molinari. E allora, che senso ha continuare a negare questa circostanza?

Il ragionamento è molto semplice: se Molinari confessasse che alla guida c’era lui, potrebbe continuare a reggere in qualche modo l’ipotesi di omicidio stradale. Ma se Molinari continuasse a sostenere il contrario, le evidenze dei fatti, soprattutto in un processo, lo inchioderebbero ad una verità ben diversa. E non appena verrebbe confermato che le lesioni sul corpo di Ilaria non sono compatibili con l’ipotesi che fosse alla guida, l’ipotesi di reato diventerebbe inevitabilmente omicidio volontario. Rimangono ormai solo pochi giorni alla famiglia Molinari per cambiare versione. In caso contrario, la verità e l’evidenza dei fatti travolgerebbero Molinari padre (che, lo ricordiamo, è il proprietario dell’auto, peraltro senza poter avere copertura assicurativa perché guidava sotto l’effetto di droga e alcol e quindi non potrebbe mai pagare) e Molinari figlio. Con la concreta possibilità che il Gip emetta una misura cautelare nei confronti del giovane Molinari. 

Le indagini difensive dell’avvocato Guido Siciliano, che hanno spinto la procura di Cosenza a cambiare – e meno male – l’assurda ipotesi di reato di partenza di omicidio colposo contro ignoti in omicidio stradale contro Molinari, hanno affrontato anche la spinosa questione dei rapporti tra Ilaria Mirabelli e Mario Molinari, che secondo quanto raccolto da più testimonianze, erano particolarmente burrascosi e avevano già portato a molte discussioni, sia dal vivo, sia via telefono.

A proposito di telefoni, una risposta potrebbe arrivare dagli accertamenti tecnici sui cellulari e sulla messaggistica contenuta nella memoria dei cellulari in uso a Ilaria e a Mario Molinari, dei quali prima o poi conosceremo i dettagli. Oggi sappiamo con certezza che i telefoni sono due e non tre e sono stati sequestrati entrambi. Si era parlato di un terzo telefonino nella disponibilità di Mario Molinari ma si trattava di un equivoco determinato da una seconda telefonata effettuata da Molinari (dopo quella alla madre di Ilaria delle 18,34) a un parente di Ilaria, ovvero al cognato. Una telefonata arrivata dopo le 19 e nel corso della quale l’indagato chiedeva al parente di Ilaria le condizioni della ragazza perché nella prima telefonata aveva sostenuto che la ragazza fosse solo ferita e fosse stata trasportata in ospedale. Molinari mentiva sapendo di mentire e nel corso della seconda telefonata il parente di Ilaria aveva ormai appreso del decesso della ragazza e avrebbe risposto in maniera inevitabilmente aggressiva alla telefonata “coda di paglia” del soggetto.