Cetraro. Ecco cosa vede(va) Franco Muto dalle sue finestre

di Saverio Di Giorno

E dunque era vero quello che avevamo raccolto e pubblicato il 19 settembre scorso, neanche un mese fa. Muto da casa sua stava in salute. Forse non faceva cyclette, ma stava bene almeno tanto quanto basta per tornare in carcere. Neanche un mese fa scrivevamo dell’unicum dell’unico 41bis d’Italia ai domiciliari. Forse però dare interviste e guerreggiare come tutti hanno visto nel docufilm proiettato a Cetraro e le voci di buona prestanza sono state eccessive. Ora non vedrà più il panorama dalle sue finestre. La decisione è del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro secondo cui le condizioni sono di nuovo compatibili con la detenzione in carcere. Segno anche che i suoi protetti e i suoi protettori forse cedono il passo. E possono garantire fino ad un certo punto. E chi si è ammantato della sua conoscenza in questi decenni ormai deve trovarsi altri lidi e altro potere da spendere. Ma a Cetraro ormai pochi hanno credibilità. Di seguito, quanto scrivevamo il 19 settembre, meno di un mese fa… 

Era il settembre del 2019 quando apprendevamo che il boss Franco Muto tornava a casa per motivi di salute. Da allora viveva là, rinchiuso nella sua Cetraro. C’è chi dice che – come faceva Andreotti – si dilettava di cyclette vicino alle finestre. Rinchiuso nel suo feudo. Tanto gli sarebbe valso il silenzio suo e dei suoi: la possibilità di invecchiare a casa sua come un nonno qualsiasi. C’è chi deve a lui la propria carriera e il ringraziamento era dovuto, purché continui a recitare la parte dello smemorato anziano. I suoi ricordi sono il suo salvacondotto. E mentre pedalava vedeva Cetraro cadere nella confusione e nel dissesto, accerchiata da interessi politici e dalla confusione che creano i suoi eredi.

Unico 41bis ai domiciliari d’Italia. Nella cittadina centro del suo potere. Cosa vedeva? C’era addirittura chi parlava di movimenti dalle sue parti, ma forse è eccessivo. Vedeva 23 colpi di Kalashnikov esplosi in piena notte indirizzati alla facciata anteriore del CAS “Parco degli aranci”, prima ancora l’omicidio di un uomo alla marina. Vedeva una cittadina in cui non si riesce proprio ad aprire un comando di polizia, mentre tutti lo vogliono a tutti i costi a Diamante al punto che don Magorno era disposto a pagarselo lui (con i soldi dei cittadini) mezzo milione di euro. Sì, proprio lui, il chiacchierato don Magorno a proposito delle intercettazioni sparite dall’inchiesta Frontiera. C’è chi pensa che ci sia ben altro che un gioco di campanilismo e una prova di forza sulla costa.

Ma i soliti interessi si diramano anche all’ombra di Carmine Quercia (mai metafore furono più azzeccate). Secondo molti è lui la vera eminenza grigia e ago della bilancia. Ex presidente del Consiglio, in passato vicino ad Aieta ma poi abbandonato, ma soprattutto imparentato con i Caldiero, famiglia importante perché muro a muro con toghe e grembiulini. Era stato assessore con delega al Bilancio ed era balzato alla ribalta delle cronache sia per gli incarichi legali dati a Erica Quercia e Berenice Caldiero sia per un bando a cui volevano partecipare a tutti i costi (Ne parlammo tre anni fa https://www.iacchite.blog/che-sta-succedendo-a-cetraro-si-e-dimesso-lassessore-quercia-di-saverio-di-giorno/ ). La questione è finita con le dimissioni e una pratica legale presa in mano dallo studio Carratelli; eppure, pare che abbia continuato ad avere voce in capitolo nel comune.

Mentre pedalava dalla casa dove, a sentir lui, “tutti andavano a mangiare” (era un avvertimento neanche tanto velato?), vedeva qualche suo commensale che ancora vuole dire la sua nella politica locale. Che dire della famiglia Cesareo. Loro si difendono e dicono che erano ragazzate, amicizie, che erano cresciuti in quell’ambiente. I giudici danno una lettura diversa. Fatto sta che tra parentele e intercettazioni sono anche loro un cognome ingombrante. Fuoriusciti a fatica dall’amministrazione Cennamo, c’è chi dice che sono alla ricerca di un nuovo porto per il futuro ma anche vecchio va benissimo… Si parlava del duo Aieta-Aita ma Aieta è troppo capace (o furbo?) e aspetterà di capire come tira il vento. E detto tra di noi, non ha certo bisogno dei Cesareo, anzi… avvicinarsi a loro potrebbe essere scivolare su una buccia di banana per non dire altro.

Intanto si organizzavano feste del gelato finanziate dal Flag “La Perla del Tirreno” che dovrebbe occuparsi di pesce. Il boss era sempre contento dalla sua finestra di sapere che il settore che gli ha garantito il nomignolo è ancora roba di difficile gestione. Insomma, una città tornata agli anni ’80 con il silenzio e i capannelli di barbe e tatuaggi intorno ai bar a mormorare. In questo clima si stanno avvicinando le elezioni e ce ne sarà da dire. E dalla sua finestra il boss però, non si godrà anche queste…