Omicidio Bergamini. La requisitoria: “Isabella Internò è la mandante, il movente è il recupero del suo onore”

Ventitré anni di reclusione tenendo conto delle attenuanti generiche. Il procuratore di Castrovillari Alessandro D’Alessio ha formalizzato stamattina in Corte d’Assise a Cosenza la richiesta di pena nei confronti di Isabella Internò, 55 anni, ritenendola mandante e responsabile dell’omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione e dai futili e abietti motivi di Denis Bergamini. Il calciatore del Cosenza è stato ucciso a 27 anni a Roseto Capo Spulico il 18 novembre del 1989 da persone evidentemente vicine a Internò e che sono in corso di identificazione, come ha detto il procuratore nel momento in cui ha chiesto la condanna dell’imputata.

D’Alessio, insieme al pm Luca Primicerio, ha spiegato che l’omicidio di Bergamini è stato la realizzazione del progetto di Isabella Internò e del suo desiderio di togliere la vita a chi aveva deciso di troncare la tormentata relazione sentimentale con lei e non aveva accettato di riprenderla. Isabella Internò è la mandante dell’omicidio e ha agito in concorso con altre persone. “La morte di Bergamini – ha sottolineato il procuratore – significava per la Internò recuperare il suo onore e lei è stata il motore primo per arrivare alla sua eliminazione, attivando il suo progetto con una premeditazione provata, frutto di una volontà malvagia per programmare di uccidere”. La prova della premeditazione sono i 12 giorni trascorsi dalla sua volontà esternata nel corso di un incontro a Rende all’amica Tiziana Rota, moglie del compagno di squadra Maurizio Lucchetti: “E’ un uomo morto, se non torna con me lo faccio ammazzare”. Accompagnati dalla realizzazione dell’omicidio con un appuntamento ineludibile, annunciato con almeno due telefonate e con una messinscena triste e squallida fatta di ripetizioni di frasi “a pappagallo”. “Uccidere Bergamini e poi stendere il cadavere a terra – ha aggiunto il procuratore – significa anche organizzazione. Dunque, il progetto di uccidere Bergamini è rimasto fermo nel tempo e prova a tutti gli effetti la premeditazione”.

Passando alla seconda aggravante, quella dei futili e abietti motivi, il procuratore ha osservato che “la gelosia esasperata non basta, perché a questo punto diventa parossistica e si concretizza nella volontà di punizione totalizzante e subordinante”. Dunque, Isabella Internò è responsabile della morte di Denis Bergamini, ha agito con volontà e con altri soggetti in corso di identificazione con premeditazione e per futili e abietti motivi,

D’Alessio ha sottolineato che queste accuse avrebbero meritato la pena dell’ergastolo e ha aperto il capitolo delle attenuanti generiche: “Non le meriterebbe – ha detto in un primo momento – perché è lei la principale colpevole di 35 anni senza giustizia, ha tradito l’affetto di Bergamini, ha esasperato il rapporto e pur di salvare il suo onore ha ucciso l’ex fidanzato e ha abortito a 5 mesi. Ma Isabella Internò – ha concluso – oggi comunque è una donna diversa da allora e dunque merita le attenuanti generiche per il tempo trascorso e per il cambiamento che comunque c’è stato. Da qui la richiesta di pena di 23 anni di reclusione”.