CROTONE – L’annuncio dell’intitolazione del Settore B a Dodò Gabriele è stata la ciliegina sulla torta della premio ‘Dodò Gabriele” che Giovanni Gabriele e Francesca Anastasio, genitori della innocente vittima di mafia, hanno voluto per continuare a parlare del loro dramma e per indurre i ragazzi a scegliere la legalità e unirsi per battere la criminalità. Perché parlare di mafia serve a sconfiggerla, ad insegnare da che parte stare. Anche per questo nell’edizione 2024 del premio, moderata da Francesca Travierso, si è scelto di dare il riconoscimento alla categoria dei giornalisti.
“Oggi qui premiamo voi che lottate per la libertà di parola e contrastate le mafie – ha detto Francesca Anastasio -. Non fatevi mettere il bavaglio da nessuno. Noi siamo con voi e non solo a parole, ma con i fatti concreti, mettendoci la faccia”. “Sono 15 anni che non posso dare una carezza a Dodò” ha detto emozionato Giovanni Gabriele che, parlando a nome del suo bimbo ha aggiunto: “Ho lottato 45 giorni tra vita e morte e mi sono arreso. Ma non sono morto: sono vivo grazie alle istituzioni. Sono vivo per tutti, per la comunità”.
Non fatevi sfruttare
Il prefetto di Crotone, Franca Ferraro, ha chiamato tutti alle proprie responsabilità: “Non si può vivere fuggendo perché il territorio non ci dà legalità. Abbiamo fatto tanti controlli questa estate: tanti ragazzi lavoravano a nero. Voi che siete la migliore gioventù vi prestate a farvi sfruttare? Questo è il territorio dove i parroci fanno cantare artisti che inneggiano alla ndrangheta o fanno passare processioni vicino alle case di boss. Poi si stupiscono se il Prefetto chiama un amministratore quando fanno manifesti funebri per esponenti mafiosi”.
Silenzio complice
La scomparsa del tema della mafia dal dibattito politico e dalla stampa è stato il fil rouge degli interventi dei giornalisti premiati che si sono rivolti soprattutto alle giovani generazioni. “La ndrangheta non è un luogo sano per il futuro- ha detto Lirio Abate -. Non si deve essere eroi, ma tutti insieme essere un ostacolo contro chi vuole essere padrone delle nostra vita”.
Michele Albanese ha sollecitato i ragazzi: “Io non devo convincere che ad ogni costo si deve restare qui, ma quando vedete che voi dovete partire, mentre altri diventano sempre più ricchi perché non vi incazzate di brutto? Perché non vi incazzate con le istituzioni che non garantisco i diritti, con chi avvelena la nostra terra e avvelena le speranze della nostra regione, se la scuola è sporca, se manca un luogo dove giocare. Se potete ragazzi decidete di restare, di resistere in Calabria, ma per fare cambiare le cose vi dovete incazzare.
Albanese, lamentando il fatto che a scuola non si facciano dibattiti sul pericolo delle droghe, ha poi lanciato l’allarme: “Di mafie in questo paese non si parla più perché l’economia legale fa comodo a qualcuno. Cocaina e gioco d’azzardo creano Pil: il 7 percento del pil italiano è condizionato da economia illegale”.
Pietro Comito ha parlato di modi diversi di essere mafia: “Si è parlato di lavoro nero, ma accade di peggio, c’è il lavoro grigio: si firma contratto pieno, si riceve lo stipendio regolare, ma poi se ne restituisce metà al datore di lavoro. Questo lo fanno anche grandi aziende calabresi”.
Mani su guerre e migranti
Angela Caponnetto, inviata di Rai News 24, confermando che “l’attenzione su mafie sta scemando perché altre notizie distraggono: guerre, cambiamenti climatici, immigrazione”, ha però sottolineato: “Sono tutti argomenti che interessano le mafie che non sono sparite: mettono mani su traffico armi, ricostruzione e gestione dopo le catastrofi, immigrazione clandestina e gestiscono il caporalato. Le mafie si inseriscono in silenzio. Per questo ringrazio i genitori di Dodò ed i colleghi che hanno la forza di parlare di mafie e di quello che incancrenisce la nostra società. Ragazzi il futuro è vostro, noi possiamo aiutarvi ma il percorso lo dovete fare voi”.
Il premio di Bruno Palermo, impegnato a seguire il processo per la morte di Denis Bergamini a Castrovillari, è stato ritirato da Vincenzo Montalcini, direttore di Crotonenews che ha letto un messaggio di Palermo: “alzate il livello culturale, per cambiare il territorio serve il coraggio di avere coraggio. Mettete il cuore in quello che fate, anche per liberare la Calabria dalle mafia. Abbiamo bisogno di tempo ma soprattutto di partigiani della legalità”.
La mafia al Nord
L’attore e giornalista Giulio Cavalli, ha inserito nel dibattito il tema della mafia al Nord: “Il tema è scomparso dal dibattito politico e dalla grande stampa. Questo perché la mafia ha paura della parola. Se la parola funziona, tutti possiamo fare molto di più di quello che crediamo. Peppino Impastato disse che per sconfiggere mafia bisogna scassare la minchia. Poiché mafie sono diventate invisibili soprattutto al nord, dove determinano la geografia delle città con locali della movida milanese, strutture, ipermercati, penso che scassare la minchia sia il consiglio migliore da darvi”. Fonte: Il Crotonese