E’ bruttissima la vicenda del Liceo “Galilei” di Lamezia dove la dirigente è stata sospesa per una serie di motivi tra i quali anche ritorsioni contro docenti da lei ritenuti “dissidenti” verso la sua gestione e che hanno denunciato quanto accadeva. Insieme a lei indagati dalla Procura di Catanzaro anche un gruppo di insegnanti del suo “cerchio magico”.
Un clima pesantissimo, ben tollerato però per anni dalla buona borghesia lametina i cui figli frequentavano la “prestigiosa” scuola (il “migliore Istituto della Calabria” secondo l’indagine Eudoscopio!) e da tutti coloro in qualsiasi forma appartenenti al mondo scolastico che sapevano e tacevano.
Naturalmente non stupisce il silenzio tombale da parte delle organizzazioni sindacali “maggiormente rappresentative” anche su questa vicenda, nonostante il pubblico ministero titolare dell’indagine affermi che la dirigente avrebbe creato “illecitamente un clima di sottomissione generale del personale docente”.
Vicenda bruttissima ma emblematica: questo caso è la punta dell’iceberg di come si interpreta troppo spesso la funzione dirigente. Eccezionale per gravità certo ma è come se in quella scuola si fossero portate all’estremo mentalità e pratiche diffuse che, senza arrivare a tali illegalità, determinano certo comportamenti illegittimi, vessatori, inquinanti la serenità delle comunità scolastiche.
La creazione del dirigente manager, l’attribuzione di sempre maggiori prerogative e poteri decisionali, l’istituzione di gruppi di “staff” scelti discrezionalmente che diventano veri e propri clan privilegiati separati dai colleghi e che oggi qualcuno vorrebbe anche differenziare nel Contratto Nazionale come figure di “middle management”, hanno cambiato molto negativamente il sistema scolastico italiano e la vita quotidiana nelle nostre scuole, fatta spesso di favori che sostituiscono i diritti, prevaricazioni, minacce di ritorsione e di provvedimenti disciplinari, umiliazioni che dirigenti e vassalli provano ad imporre a docenti e ata.
Certo non ovunque accade questo, per fortuna, e laddove non succede va riconosciuto e sostenuto. Ma i casi in cui succede aumentano sempre più e rischiano di diventare la normalità: le vicende di piccole e grandi vessazioni sono all’ordine del giorno in tantissime scuole.
Poche settimane fa la dirigente dell’IC “Manzoni” di Lamezia emanava una circolava in cui, riprendendo una normativa di dodici anni fa che però per la quasi totalità delle sentenze e dei pareri giurisprudenziali non si può applicare in questo caso, intende riconoscere i 6 giorni di ferie che il Contratto equipara ai “permessi per motivi personali e familiari” solo se si verificano sostituzioni senza oneri. Un ritorno all’indietro che naturalmente accentua la discrezionalità del dirigente e che non a caso pare sia stato salutato con soddisfazione da diversi dirigenti calabresi, anche qui nel silenzio dei sindacati “maggiormente rappresentativi”, alcuni legali dei quali hanno pure assunto atteggiamenti giustificatori. O il clima pesante di cui ci parlano da tempo docenti e ata del “Majorana” di Rossano, dove il dirigente prova a non riconoscere il ruolo e la funzione delle rappresentanze sindacali “non allineate” e persino del RLS e dove si abbattono contestazioni ai lavoratori come se piovesse.
Fino a scuole anche nel capoluogo cosentino, dove per esempio si rifiuta di discutere in contrattazione le ore da destinare alle varie attività da retribuire con il Fondo di Istituto perché “si aggirerebbe la privacy” (proprio così!), o dove i dirigenti invece di “si autorizza” sottolineano “si concede” nelle risposte alle richieste del personale (come i sovrani assoluti o i padroni del tempo che fu), o dove a metà ottobre il personale ata è ancora in attesa del Piano delle Attività che invece dovrebbe essere redatto e consegnato nei primi giorni dell’anno scolastico, risultando così un utilizzo basato sull’arbitrio e non sulla certezza del dover fare.
Tutti questi atti sono chiaramente illegittimi ma avvengono purtroppo come prassi anche nelle scuole con dirigenti che si dichiarano “democratici”, ma oramai avvezzi ad imporre modelli di gestione e relazione con il personale assolutamente insopportabili.
Il silenzio omertoso cala quasi sempre su quanto accade, una vergognosa accettazione dello status quo anche da parte di chi pure dovrebbe essere e sentirsi “educatore” vige nelle scuole, si vive una sorta di isolamento e di rassegnazione proprio per quel senso di intoccabilità e impunità esibito con spudoratezza da certi dirigenti.
A loro volta, i sindacati cosiddetti “maggiormente rappresentativi” sono oramai totalmente estranei ad ogni logica di opposizione e contrasto a tali pratiche: a criticare (il peraltro pessimo) ministro Valditara siamo tutti bravi, ma mai disturbare Amministrazioni e Dirigenti neppure quando vanno contro la trasparenza e i diritti di chi lavora!
E’ necessario secondo noi cambiare rotta, avviare un percorso di protagonismo dei docenti e degli ata affinché nelle scuole si arrestino questi processi verticistici e antidemocratici, dispotici e arbitrari, un sistema corrotto da interessi particolari e spiccioli, e attraverso la partecipazione attiva ritornare ad una Scuola democratica e orizzontale, come esisteva fino alle controriforme dell’ultimo quarto di secolo.
L’USB Scuola è a disposizione per quelle lavoratrici e quei lavoratori che non hanno più intenzione di subire passivamente e sopportare soprusi e vessazioni.
USB Scuola