È proprio vero che non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere e peggior sordo di chi non vuol sentire. La disputa sul presunto grande investimento della multinazionale Baker Hughes nel Porto di Corigliano-Rossano è semplicemente allucinante se si pensa che tale investimento lo si vorrebbe effettuare in una realtà che già ha subito uno sfregio profondo alla bellezza del suo paesaggio e della sua costa.
Stiamo parlando dell’ex centrale elettrica Enel costruita sul lungomare di Rossano oltre 50 anni fa. Arrivando a Corigliano-Rossano dalla Statale 106 potrete avvistare da lontano le due ciminiere superstiti dall’alto dei loro 205 metri che sono ancora testimonianza dell’infelice stagione del cosiddetto pacchetto Colombo, o meglio pacco Colombo, che doveva portare l’industrializzazione, lo sviluppo e il benessere in tutta la Calabria. Tutte le industrie previste sono state un fallimento, dal V centro siderurgico previsto a Gioia Tauro, a Saline Joniche a Reggio Calabria, alla Pertusola a Crotone, alla Sir di Lamezia Terme.
Nel pacchetto c’era pure la centrale Enel a Rossano. Molti acuti osservatori e studiosi, economisti di spessore, osservatori, politici e sindacalisti, asseriscono che sì, va bene, c’è stato qualche (sic!) problema ambientale ma la centrale Enel ha portato lavoro, benessere e sviluppo a Rossano. Certo che la centrale ha portato lavoro e occupazione: nel periodo di massima occupazione si è arrivati a circa 300 persone. Detto questo bisognerebbe capire se c’era un’altra strada, migliore e alla lunga più utile. Il benessere guadagnato bisognerebbe rapportarlo anche ai costi pagati dalla comunità in termini di inquinamento e di deturpazione del territorio. In quegli anni si sa che queste due varianti non erano ritenute dei costi, ma solo degli optional insignificanti, senza valore. Per evitare che i fumi delle due ciminiere intossicassero la popolazione di Rossano vecchia fu presa la decisione di costruirle così alte. Questo non ha impedito che spesso i cittadini di Corigliano lamentassero che i fumi spesso spiravano nella loro direzione, asserendo di subire la beffa oltre al presunto danno, perché la centrale inizialmente era stata proposta al Comune di Corigliano.
Per capire se nessun’altra strada fosse migliore, torniamo agli anni Settanta e al pacchetto Colombo. Immaginiamo per un istante che invece della centrate Enel fosse stata decisa la costruzione di un villaggio turistico a marchio Cit o Vacanze italiane, oggi di certo il villaggio turistico sarebbe sempre lì, funzionante e aperto, caso mai sotto un altro nome visto che la Cit è fallita passando poi alla Valtur, che a sua volta fallita è passata alla Nicolaus, e certamente sull’arco dei cinquant’anni potremmo parlare di un investimento che avrebbe assicurato centinaia di posti di lavoro, sviluppo e benessere reale senza problemi ambientali. E soprattutto non avremmo il problema di cosa fare di questa carcassa con le sue due ciminiere. Purtroppo si è scelta la strada peggiore sempre in nome dell’industrialismo come unica strada vera di sviluppo. Quanti danni ha fatto certo mondo accademico con i suoi soloni dell’economismo da manuale…
La centrale inizia a produrre energia elettrica nel 1976 con continui ingrandimenti degli impianti fino al 1977 con caldaie alimentate a gas metano oppure olio combustibile. Sembra che tutto vada bene, c’è lavoro per tanta gente di Rossano e non solo. Certo, lo sviluppo e l’indotto tanto sbandierato non si vedono. Si arriva agli inizi del nuovo secolo quando si registra una riduzione sensibile della produzione elettrica dovuta al costo eccessivo del combustibile utilizzato e al calo della domanda del mercato italiano.
L’Enel nel 2005 tenta la strada del carbone ma il folle progetto viene bloccato dalla mobilitazione popolare dei cittadini di Rossano e Corigliano. Nel 2014 l’Enel decide il blocco della Centrale di Rossano insieme ad altre 23 centrali. Sono passati quasi 10 anni da quando l’Enel è passata dal tentativo di vendere l’area con il bando Futur-e promosso nel 2016. Nessuno dei sei progetti ritenuti validi è andato in porto e non si capisce bene il perché. Nello stesso tempo invece va bene per un’altra centrale Enel da riconvertire, quella di Porto Tolle in Veneto, dove si sceglie di riconvertire la centrale in un villaggio turistico eco-compatibile.
A fine giugno 2019 avviene la firma del preliminare di vendita tra l’Enel e il gruppo turistico Human Company. Da lì è iniziata tutta la fase dello smantellamento dell’area e della bonifica della stessa che è ancora in corso. Ora non sappiamo come mai un’area prospicente il mare, pianeggiante, nel cuore di Rossano, non abbia suscitato nessun appetito imprenditoriale nel corso di questi anni. Dove erano la Regione Calabria, la Confindustria e le varie associazioni imprenditoriali nel corso di questo decennio? Così come non si capisce il motivo per il quale il presidente Occhiuto e l’assessore Varì non abbiamo speso una parola sulla decisione dell’Enel di rinunciare al finanziamento di 14 milioni approvati nel PNRR per il progetto di riconversione della centrale per la produzione di idrogeno verde. Prima l’Enel presenta il progetto al governo, poi a settembre 2023 rinuncia al progetto facendo capire bene che si vuole disimpegnare da Rossano. Qui non si può accampare nessuna scusa o lamentarsi visto che il sindaco Stasi e l’amministrazione comunale avevano appoggiato questo progetto. Forse per questo non è partita nessuna campagna di stampa contro questa scelta scellerata? A questo punto la strada è obbligata. Si deve sollecitarel’Enel a bonificare al più presto l’area e a consegnarla al Comune di Corigliano-Rossano. Il primo piano di smantellamento è partito qualche anno fa e prevedeva l’abbattimento delle due ciminiere entro giugno scorso.
Oggi l’Enel riparla dell’ abbattimento delle due ciminiere, adesso i lavori dovrebbero partire a giorni e concludersi nel 2026 e della bonifica del sito, che consta di ben 70 ettari, non ci sono ancora notizie dettagliate. Il Comune di Corigliano-Rossano che è nato da pochi anni in questo modo potrà anche puntare a realizzare una nuova pianta urbanistica con un lungomare e spazi verdi che uniscano le due realtà in un unico tessuto urbano. Servono idee, proposte, comportamenti che sappiano valorizzare il territorio e la sua vocazione, non cattedrali nel deserto che portano solo spreco e sfruttamento del territorio.
Una considerazione finale. Che cosa unisce la vicenda della Baker Hughes con la vicenda dell’ex centrale elettrica di Rossano? Sono entrambe scelte calate dall’alto, avulse dal territorio, imposte con la promessa dei posti di lavoro e dello sviluppo. Entrambe da prendere o lasciare. Se si fosse discusso con la comunità locale, e non solo con il commissario dell’epoca, forse la centrale Enel di Rossano la si poteva costruire un po’ più in là, verso l’interno e non sul lungomare, così come è avvenuto in tanti altri casi a partire dalla centrale di La Spezia. Cosa cambiava? Forse ci sarebbero stati maggiori costi per l’Enel? Se fosse così, per risparmiare si è deciso di provocare una ferita profonda a Rossano, una specie di sfregio. Tutto questo non è servito da lezione per l’oggi visto che ci sono autorità come… Occhiuto, l’assessore Varì, il presidente degli industriali, gran parte della politica e delle organizzazioni imprenditoriali e purtroppo anche sindacali che insistono che la Baker Hughes deve costruire i suoi capannoni all’interno del Porto e non nella zona industriale come invece propone il sindaco Stasi e la sua amministrazione comunale.
Per semplificare il nostro pensiero: la centrale Enel poteva essere tranquillamente costruita lontana dal mare. Così come oggi la Baker Hughes può costruire i suoi capannoni nella zona industriale come indicato dal Comune. Ma purtroppo la storia non ci insegna nulla.