Lamezia, aggredito primario del Pronto soccorso: giovane fermato

Ancora un episodio violento nei confronti di medici dei Pronto soccorsi calabresi. Ieri sera intorno alle 21:45 un medico del Pronto soccorso dell’ospedale di Lamezia Terme, il primario facente funzioni, Rosarino Procopio, è stato aggredito da un giovane, pare con un bastone o un manganello, riportando ematomi e contusioni alle spalle. Secondo quanto si è appreso, si sono vissuti momenti di panico e tensione. Sul posto volanti della polizia che hanno fermato il giovane e lo hanno tradotto in commissariato. Al vaglio degli investigatori i motivi che hanno portato l’autore ad aggredire il medico. Non si esclude che alla base del gesto violento, secondo una prima ricostruzione, possa esserci la contrarietà del giovane alla decisione di dimettere una familiare dall’Obi, il reparto di Osservazione breve intensiva. A questo punto, il giovane ha cominciato a inveire contro il sanitario opponendosi alla dimissione. Appena il sanitario si è girato per rientrare nella sua stanza, lo ha colpito alla schiena con un manganello che teneva nascosto sotto un giubbotto.

L’Azienda sanitaria sta seguendo la vicenda garantendo la tutela legale al sanitario, in attesa di costituirsi parte civile contro l’autore dell’aggressione. “L’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro esprime profonda solidarietà al dotto Rosarino Procopio; condannare un’aggressione premeditata è tristemente scontato, ci aspettiamo una risposta forte da parte delle Autorità competenti, perché questi fenomeni danneggiano, oltre al personale sanitario, anche tutta l’utenza. In questo caso non sono neanche invocabili possibili giustificazioni come la tensione emotiva, non è tollerabile che si entri in un ospedale con un manganello per imporre con la forza e la violenza un abuso. L’Azienda farà come sempre la sua parte” comunicavo i vertici della Azienda Sanitaria, che continuano sottolineando che “Questo è un evento fuori del comune che richiede una risposta specifica da parte di tutti. Siamo tutti impegnati a garantire migliori condizioni di accoglienza e di lavoro, implementeremo ulteriormente le misure per garantire i pazienti e i lavoratori ai quali siamo grati perché continuano a svolgere le loro attività pur in un contesto che, come purtroppo dimostrato, può diventare estremamente difficile. Siamo convinti che la tutela legale dei dipendenti e la costruzione dell’Azienda come parte civile siano misure dovute, valide anche come deterrenza; i dipendenti non sono soli e questo deve essere chiaro a tutti”.